Umiltà per i granata
Umiltà per i granata Umiltà per i granata E c'è il derby torinese. Un derby avvelenato, per certi versi al limite del patetico, con l granata in crisi violenta, con i bianconeri che stanno mettendo a frutto schemi e uomini. Il Torino 6 l'unico a rischiare for- to. La bella vernice messa | in mostra all'inizio dei torneo va scrostandosi: gli uomini — alcuni — ci sono ancora, altri risultano debilitati o frastornati o in affanno grave. I reparti sembrano assi schiodate dal muro, non arumo integrarsi a vicenda, la frenesia li travolge e ipinge tutti in avanti, o fa precipitare nel panico cinque, nei aUeti per volta durante un'uftenaiva avversi»: come s'è notato a Bergamo. Se questo Torino non du rimettersi a giocare in umiltà, cosciente delle sue forze attuali (variamente sbattute dalla sfortuna, ma che è ora di reintegrare), vede voltarsi in negativo ogni proposito. Per consistere, oggi, i granata devono riacquistare una visione realistica dei loro problemi, scegliere una linea di condotta prudente, non regalar nulla agli avversari maggiori e contrattaccare a colpo sicuro. Altrimenti ri¬ schiano di far la figura del giocatore di poker disposto ad accettare ogni rilancio del compagno di tavolo, che magari è Faruk e quindi vince non tanto per le carte migliori che ha in mano, ma per le possibilità Hi aumen¬ tare la rtcsi», ciò»' l'awen tura. Con minor smania di avventura, appunto, il Torino avrebbe forse potuto pareggiare a Bergamo. Persino Invernizzi aveva «curato » la gara per incamerare un punto. Esponendosi, arraffando attacchi, non proteggendo la retrovia che si doveva saper debole in mancanza di un «libero» vero, i {,•■anata hanno subito i gol e la inevitabile sconfitte, (rischiando di far perdere l'accento a Cade). La forza di una squadra, piccola o grande che sia, consiste nella consapevolezza dei propri limiti: e vanno insegnandolo di domenica in domenica proprio gli ex-folli dell'Inter, che tirando i remi in barca e non abbandonandosi a mutili bizzarrie, sono tornati ad essere un «undici», cioè una squadra, e non una congrega di atleti che tirano cai ci, per quanto affascinanti, a un pallone,
Persone citate: Cade, Faruk, Invernizzi
Luoghi citati: Bergamo
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