Sette ragazzi e lei indifesa di Nicola Adelfi
Sette ragazzi e lei indifesa VOI E NOI Sette ragazzi e lei indifesa Scusatemi se tomo su un argomento sul quale ho già scritto, ma e un fatto che non riesco a togliermi dalla mente. Su molti giornali leggo che bestiale e stato il comportamento dei sette seviziatori di Mary Dunn. ma io mi dico che non è vero, che nessuna bestia, per quanto ottusa e feroce, avrebbe fatto quel che i sette ragazzi romani fecero alla diciassettenne americana. Provatevi a immaginare le cose che avvennero la notte sul lunedì in una grotta appena fuori di Roma, per ore e ore di seguito, con fredde crudeltà, con cinismo, tra sghignazzate; e lei. lì nuda, gemente, percossa. Per ore. e mai che uno dei tette ragazzi dicesse agli altri: • Adesso basta, adesso finiamola ». Mai un momento non dico di pietà, non dico di pentimento, ma appena di resipiscenza. Niente, neppure l'indomani i «ette bruti davanti ai carabinieri apparvero turbali: si meravigliavano anzi di essere stati condotti in una caserma. E ritennero del tutto naturale essere rimessi in libertà tu ordine del Procuratore della Repubblica, tornare tranquillamente a casa. Che avevano fatto di male? Niente, secondo la loro coscienza abbrutita. « Erano usciti di galera con l'ultima amnistia, erano pregiudicali per furto, rissa e associazione a delinquere », trovo scritto su un giornale in merito ad altri tre giovani, quelli che presero una ragazza à\ 17 anni, minorata psichica e sorda, e che per quattro ore la picchiarono e la vio tentarono a tumo. I criminali erano bene motorizzati: due vetture utilitarie e una « Alfa Duetto ». Ho qui davanti le fotografie dei tre pregiudicati: facce dure, proterve. Due sono fratelli, di 19 e 22 anni. Quel che più sgomenta in questa storia sono le condizioni della vittima: 17 anni, minorala psichica e sorda. Se Roma piunge, Torino non ride di certo. Negli ultimi do- dici mesi sarebbero stati de- nunciati 586 reati di violenza sessuule a Torino, e 284 a Roma. Apparentemente, tenendo anche conto del numero degli abitanti, le donne di Torino vivono in una situazione di pericolo peggiore di quelle romane. Però i numeri non dicono lutto. A leniire gli esperti di criminologia, i torinesi reagiscono più dei romani di fronte a questo genere di delitti. Di solito a Torino una raga/zu fatta oggetto di violenza sessuale e di libidine, lei o i suoi genitori, corre difilato dalla polizia. A Roma, invece, no. A Roma « reati sessuali compiuti entro la cintura del suburbio non sono denunciati perché le famiglie considerano infamante non tanto il reato, ma la divulgazione del reato»', così dice un consulente della poliziu dei costumi e della Squadra mobile romana. Fuori del suburbio, viceversa, ossia nel centro della città o nei rioni abitali du famiglie borghesi, si ha una situazione analoga a quella di Torino: le vittime denunciano1 numeri parlano chiaro: su cento denunce per reati sessuali uppenu quattro pro\erigono dai quartieri poveri. In altre parole, i poveri subiscono in silenzio: per paura dello scandalo, per il timore di rappresaglie o per l'atavica diffìdenzu verso la polizia e la magisiruluru. Tuttavia, e proprio tra i baraccati e i cavernicoli che popolano la periferia di Roma, è proprio lì che i reali sessuali avvengono con miiggiore frequenza. Per i molivi che si è dello. « ; ragazzi di vita » delle borgate aggrediscono calcolando che quasi certamente resteranno impuniti. Secondo calcoli approssimativi, su cinque reali sessuali a Roma, solo uno finisce davanti ni trihutiali. I. siccome al pc-gji'o non ce mai Ime. ecco un ultimo daio: nel mese di gennaio ds quest'anno, a Rom.K- denunce sono aumentale dun buon terzo lispcllo alla inedia mensile del 1470 V questo paino un lettore potrebbe redarguirmi cosi•• Anche senza i tuoi numerini. lo sapevamo già da noi citila situazione è bratta e peggiora di giorni i in giorno. Dicci piuttosto che si può fare per difendere le nostre don ne, le nostre fighe bambini Che >i può fare? Si chiamI.milio Fina I cittadino roma no che martedì scorso ventò contro due ragazzi chstavano tentando di usare vio lenza alla figlia quattordicenne dell'attore Manfredi, e uno ne consegnò alla polizia. In. | | i jII!I . fondo, quel cittadino non fe| ce che il suo dovere. Se molti | ira noi — non dico tutti — si i ricorderanno di quell'esempio quando vedranno compiere un j crimine sotto i loro occhi, è I certo che « i ragazzi di vita » I ci penseranno due volte pri! ma di aggredire le nostre donI ne. E ci penseranno su tre. quattro volle, spesso convincendosi ch'i- meglio rinunciare, se la magistratura adotterà il criterio di processare sempre per direttissima i colpevoli e li condannerà con la massima severità. Da parte sua, il Parlamento ci faccia il sunto piacere di essere meno prodipo di amnistie. Nicola Adelfi
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