Governo Colombo atto secondo di Alberto Ronchey

Governo Colombo atto secondo Governo Colombo atto secondo Sul momento, il governo Colombo ha tenuto. Dopo il « disimpegno » del pri, affrontando il dibattito parlamentare e il voto di fiducia prima del « rimpasto », Colombo ha messo il carro davanti ai buoi; ma qualche volta è utile tener dietro I buoi, perché altrimenti possono sbandare. Egli ha cai ecolato che, una volta data \ la fiducia, sarebbe stato difficile a chiunque provocare la crisi per un ministero, disputando sulla sostituzioni- di Reale alla Giustizia. C'era la compherzione di principio del rapporto tra cattolici e laici in du? ministeri paralleli. Esteri e Giustizia, cne trattano insieme con il Vaticano per la revisione del Concordato. I cattolici, dopo che il loro presidente del Consiglio ha dovuto Armare la legge sul divorzio, non avrebbero subito un veto di parte laica per quel dicastero. E inoltre la funzione di Guardasigilli messa in palio tra i laici avrebbe suscitato il diverbio sui nomi di Lupis ipsdi) e De Martino (psi). Nei dissidi per il rimpasto potevano inserirsi il disagio interno del psi e il nervosismo del psrii, che si sente aggirato da La Malfa. La soluzione dell'interim a Colombo è parsa obbligata, anche se resterà come un segno di provvisorietà su questo governo. Al di là dei dissidi, tra i partiti della coalizione è emersa una minima solidarietà di fondo; certe sottili manovre da Quarta Repubblica francese non hanno impedito ai gruppi dirigenti del Centro Sinistra di manifestare una coscienza dei limiti che non si possono superare: c'è tra loro quasi un « super-partito » più o meno resp dosabile. Una crisi sarebbe stata grave anche per lo condizioni dell'economia: dinanzi al rischio di recessione, o si aumenta ancora la spesa pubblica (materia per due m Libri bianchi » anziché uno), oppure ci s'affida agl'investimenti privati, ma questi presuppongono un minimo di stabilità del governo. Il segretario del psi, Mancini, nel suo discorso alla Camera ha largheggiato in concessioni verbali al pei. Ma non si può credere che Mancini intenda forzare davvero l'accesso comunista alla maggioranza. Egli sa bene che la « grande coalizione » sarebbe essenzialmente cattolico-comunista; i socialisti verrebbero schiacciati fra i due partiti maggiori, oppure nell'operazione la de potrebbe sfaldarsi e i socialisti sarebbero mangiati vivi dall'egemonismo del pei. Mancini non è di quei socialisti ansiosi di tirar via tanta corda, che basti per impiccarsi da soli. C'è troppo ego nel suo cosmo. Ha sempre l'aria di dir cose nelle quali non crede, nelle quali vuol credere per forza; ma non crederà, supponiamo, che sia bene per tutti noi divenire — più che il Cile — il Kerala d'Europa. Egli sembra piuttosto tenere a mente che il psi ha sempre perso voti quand'era troppo vicino al pei o troppo lontano dal pei, mentre ha sempre guadagnato su posizioni intermedie (se si vuole ambigue) e adesso ha da recuperare gran parte dei voti psiup. A sua volta La Malfa ha osservato che firmando la mozione di fiducia non firmava una cambiale in bianco. Ora, se attenuerà le sue critiche al governo perderà influenza sull'opinione pubblica; ma se sarà severo le sue obbiezioni suoneranno più gravi che nel passato, perché non c'è più un rappresentante del pri nel governo. Il psdi, stretto fra la polemica socialista e l'aggiramento di La Malfa, ha qualche apprensione per le elezioni amministrative di giugno, quando voterà un quinto del corpo elettorale (in Sicilia e a Roma, Genova, Foggia. Bari, Ascoli Piceno). Ma a giugno comincerà il «semestre bianco», una specie di tregua per sei mesi tra i partiti, in vista dell'elezione presidenziale. Adesso le dispute sull'ordine pubblico dovrebbero affievolirsi. Una volta deciso di reprimere i gruppi fascisti, più attivi che nel passato mentre fan leva sulle agi- tazionl municipali e sui di sordini del « gruppuscoli » j estremisti in più za, nessuj no ignora che le condizioi.. oggettive per la imàcita di ; vasti fenomeni fasclstoidi sorgono quando il ceto intermedio è stanco, quando il commerciante di Milano non sopporta piii di vedersi rompere le vetrine: e questo anche i marxisti debbono saperlo. Inoltre il ciclo delle sommosse municipali dovrebbe chiudersi, essendo esaurita la fase acuta dei due casi più gravi: Calabria e Abruzzo. Che la questione dei capoluoghi regionali fosse diffìcile è dimostrato dal fatto che i padri costituenti ...in vollero dir nulla in proposito. Restano ora le difficoltà di mettere in moto le amministrazioni regionali. L'idea delle Regioni è in sé eccellente, è l'eterno ideale dello « Stufo piccolo», a portata di mano, sul modello cantonale svizzero o quasi. Ma da noi sembra che questo (Stato piccolo» non riesca mai ad essere abbastanza piccolo: si vorrebbe una Regione di Reggio e una di Catanzaro, una dell'Abruzzo montano e una di quello marino. L'articolazione delle autonomie, come osservò un rinomato giurista, è un sistema amministrativo di precisione, che richiede cervello da orologiai: ogni ruota dentata deve inserirsi nell'altra. Invece in questo paese ogni ruota sembra gira re a vuoto, ci vorrà tempo per farne un meccanismo complesso. Il primo teatro della recente esperienza re- ; gionale. la Sicilis, ricorda ! bene che sotto l'Etna il dio Vulcano aveva la sua officina: ma non fabbricava orologi, bensì daghe e corazze. : utili tuttora per i duelli sa- ; raceni delle faide tra i notabili isolani. Deve formati'! uri vero ceto dirigente locale. La Calabria ha visto nel cliente'!- j smo d'a'cuni personaggi il tradimento degli dei. Persi- j no in Val Padana si assiste a qualche paradosso, ancorche di natura diversa. Il presidente della Lombardia Bassetti — osservano a Roma — sembra un attore che abbia chiesto al trovarobe un abito da executive kennedlano, ma per errore abbia avuto i panni antichi del presidente della Repubblica Cisalpina. Su tutte le complicazioni della vita politica domina poi la prospettiva della corsa al Quirinale per la fine del "71. I candidati, occulti o palesi, sono ormai una decina, e forse più. Quasi ogni capo-gruppo o capocorrente ha in tasca una lettera di seguaci che lo complimentano quale possibile candidato, come ogni deputato ha sempre in tasca un emendamento legislativo, come ogni studente ha in tasca un progetto per qualche nuova Utopia, e come la gente qualsiasi ha in tasca il fazzoletto. Alberto Ronchey

Persone citate: De Martino, La Malfa, Lupis, Mancini, Quarta, Reale