Il dramma di Aleksej

Il dramma di AleksejL'URSS HA PROMESSO; PIÙ MERCI E MENO CODE Il dramma di Aleksej Non è il prezzo dei prodotti, è la difficoltà di trovarli • Perché l'operaio Boroduìin è disposto a pagare anche 5 rubli un chilo d'insalata: la «Literaturnaja Gazeta» parla di «fame del consumatore» • Nei grandi magazzini sono ribassati dal 1" marzo alcuni articoli (penne a sfera, rasoi, cucine), ma ai mercato nero gli alimentari continuano a salire, in una spirale senza Gne (Dal nostro corrispondente) ! Mosca, 5 marzo. { All'ingresso dei magazzini i « Gum ». una sorta di enorme bazar orientale ricavato da una settecentesca galleria per mercanti, g.r adi cartelli bianchi con scritte in rosso annunciano che. dal primo marzo, sono entrati in vigore l nuovi prezzi per alcuni articoli di consumo. Il prezzo delle penne biro è stato ridotto del cinquanta per cento: ora il modello più popolare, simile alle nostre matite a sfera da cinquanta lire, costa 50 kopeche. 350 lire. Il tipo pili elegante, ricalcalo anch'esso su modelli occidentali, si paga poco più di tre rubli. 2100 lire. Riduzioni meno drastiche sono state decise dal comitato statale per l televisori (19 per cento e 30 per cento per i modelli di vecchio tipo, che non vengono più prodotti dalle fabbriche/, le lavatrici (16 per cento), l rasoi elettrici (20 per cento), gli impermeabili di nylon (15 per cento), i motocicli (18 per cento), alcuni prodotti chimici per uso domestico (20 per cento). La vana ricerca Cerco il reparto delle lavatrici Secondo l'annuncio della » Pravda», i modelli non automatici costano ora 80 rubli, 56.000 lire, mentre quelli semiautomatici costano 150 rubli (105.000 Urei. La ricerca è vana: al reparto elettricità non vi sono lavatrici, nella sezione «articoli casalinghi » la commessa replica seccata che non hanno mai venduto lavatrici, ma soltanto polvere per lavare ed altri detersivi. Nel labirinto delle gallerie e facile smarrire l'orientamento e non trovare il reparto giusto. Ma i grandi magazzini e Gum» hanno un eccellente servizio informazioni, che può essere interpellato da ogni angolo dell'emporio grazie ad una rete interna di telefont. Compongo il numero 222 e risponde una ragazza: «Per favore, può dirmi dove si I vendono le lavatrici a prez- | zi ridotti? ». « In questi giorni ai magazzini " Gum " non si vendono lavatrici ». risponde con voce assente l'impiegata. Questo episodio fotografa nitidamente la situazione del commercio al dettaglio nell'Unione Sovietica. La riduzione dei prezzi di alcuni articoli — c'ir, tra l'altro, non sono generi di pr\ma necessità, ad eccezione fo*e del prodotti chimici per uso domestico — è un provvedimento inutile, di pura demagogia precongressucli. Tra venticinque giorni si aprirà il 24.mo congresso del Pcus all'insegna dello slogan consumistico, preannunciato nelle direttive del nono plano quinquennale: « Più merci e meno code nei negozi ». Il governo ha voluto dare una prova tangibile di buona volontà, una dimostrazione che le nuove direttive economiche non tono promesse svuotate di contenuto, tagliando drasticamente il costo delle penne a sfera t del televisori. Un provvedimento contro: — anche di questo occorre tenere conto — a quello che. nel mese di dicembre, ha scatenato la collera dei lavoratori polacchi e ha provocalo la caduta di Gomulka. Ma il vero dramma del compratore sovietico è un altro: non il prezzo delle merci, bensì la difficoltà di trovarle ogni giorno nei magazzini. E' difficile per un occidentale residente a Mosca capire fino in fondo l'esasperazione del cittadino sovietico, vittima di un sistema di distribuzione commerciale cosi pachidermico da lasciare i negozi di Motca sprovvisti di stoviglie per oltre un mese (il fatto fu così grave e incredibile che la « Pravda », il 15 settembre scorso, gli dedicò addirittura l'editoriale). Ma è sufficiente provare una volta per capire perché, secondo le direttive del prossimo piano, l'obiettivo economico principale del nuovo quinquennio consiste «nel fare considerevoli sforai per economizzare i tempi della popolazione e facilitare il lavoro domestico ». "Ci sarà presto" Un mese fa. decisi di acquistare i mobili per la cucina: la mia, di costruzione sovietica, aveva soltanto tre anni di vita, ma denunciava preoccupanti crepe, tali da far temere un crollo improvviso. In un magazzino di mobili vidi una cucina tedesco-orientale, che pareva abbastanza solida e costruita con un certo senso estetico. Costava cento rubli (70 mila lire), che pagai in contanti, aggiungendo sette rubli per il trasporto dal negozio alla mia abitazione. Passarono due settimane, senza che qualcuno si facesse vivo con i tanto attesi mobili. Provai a telefona re al negozio: mi risposero che la cucina al momento non ere disponibile, ma « ci sarà presto ». frase classica usata dai commessi dei negozi per tenere a bada t clienti impazienti. Passò un'altra settimana e telefonai nuovamente al negozio: la risposta *u più precisa, ma anche più sconfortante: « Spiacen- I ti. ma la fabbrica in questo momento non produce più quel modello di cucina ». « Ma come — replicai meravigliato — e quella che avevate in negozio? ». « Ah. quella era già venduta ». Andal personalmente al negozio per protestare, ignorando i consigli di un amico sovietico, secondo il quale ogni tentativo sarebbe stato vano: se la cucina non c'era, bisognava ospitare con pazienza. Mi temette la direttrice del negozi, elegante, carina, molto gentile in principio. Mi tpi'jò che il tipo di cucina che ili e 10 scelto soffriva molto il freddo e che la fabbrica aveva sospeso la produzione m attesa della primavera. Replicai che. in tal caso, non avrebbero dovuto accettare 11 pagamento anticipato e lei ditte seccata che quello era l'unico modo per aver pretto la cucina: insomma, ero in «lista d'attesa», aspettando che il gelo passasse. In quel momento mi sentii profondamente sovietico: come le persone che tante volte avevo osseroato in paziente coda davanti ad un banco del « Gum », provai una rabbia sorda. Questa esperienza, che per me occidentale ha un carattere episodico ed è quindi una ferita facilmente rimarginabile, per i sovietici e quotidiana: si ripete non solo per le « spese straordinarie ». come l'acquisto di mobili o. appunto, di una lavatrice, ma anche per le « spese ordinarie ». come l'acquisto della carne o delle patate. L'aritmia di rifornimenti, della quale soffro¬ no cronicamente i magazzini statali, sfocia fatalmente in deviazioni biologiche del sistema commerciale: il mercato nero, che si dilata ognt giorno di più. e quel « mercato nero legalizzato» che sono i liberi mercati koldiosiam. In quest'area commerciale, che sfugge al controllo ceiJo Stato, è nata liuéì'ia tendenza inflazionisticu che segna pesantemente l'economia sovietica da almeno un anno a questa parte. Bilancio familiare Al mercato kolchotiano — dove i contadini del tud vendono ogni giorno le primizie introvabili nei negozi statali — i prezzi continuano a salire, in una spirale senza fine: il prezzo dell'insalata è aumentato di un rublo, settecento lire, in meno di un mese, passando da due a tre rubli al chilo. Ma i prezzi così alti non arrestano quella che la « Literaturnafa Gazeta » ha definito, con felice immagine. « la fame del compratore sovietico ». Giorni fa. un amico mi ha raccontato che al mercato centrale è scoppiata una rissa tra alcuni clienti, che si contendevano furiosamente l'ultimo chilo di patate della Georgia. Questa inflazione strisciante ha un'altra spiegazione, puramente economica: t sa- lari medi sono aumentati rapidamente negli ultimi anni ad un tasso nettaments superiore all'incre*nenlo della produttività. A- Moskovskaja Prwda. in un articolo pubblicato Vt dicembre dell'anno scorso, ha fatto i conti in tasca ad una famiglia media, quella dell'operaio Aleksej Boroduìin. di uno stabilimento di cuscinetti di Mosca. In casa Boroduìin lavorano in tre: il padre, opc rato specializzato di 46 anni, guadagna 175 rubli al mese (tenuto conto dei premi di produzione, enormemente aumentati negli ultimi tempi per accelerare il ritmo produttivo di un'industria asfittica), la madre 90 e la figlia maggiore 20. Cioè, il bilancio familiare è di 285 I rubli mensili: tenuto conto della bassa incidenza dell'affitto, del gas. della luce, la maggior fetta di questi introiti va nell'acquisto di prodotti alimentari e articoli per la casa. E' chiaro che l'operaio Boroduìin è disposto a pagare anche 5 rubli per un chilo d'insalata, tanto più che non ha altro modo per spendere il proprio denaro. >» "Follie alimentari Uno degli atpttti più paradossali, intatti, dell'economia familiare sovietica è che un salariato guadagna abbastanza per permettersi « follie alimentari ». troppo poco per soddisfare le proprie esigenze di beni di altro genere: un cappotto costa 120 rubli (84.000 lire), un paio di scarpe 40 rubli (28.000 lire), un televisore, anche a prezzo ridotto 450 rubli (oltre tre volte ti salario me.no denunciato dalle ttatisiicm), un'automobile di medie cilindrata 5500 rubli (oltre 4 milioni di lire). Quindi, i guadagni del sovietico medio s'incanalano forzatamente in due direzioni: verso il marcato nero, più o vusno legalizzato, per soddisfate quelle esigenze, soprattutto alimentari, che i negozi di Stato comprimono continuamente, e verso le Catte di risparmio, dove giacciono qualcosa come 30 milioni di rubli di risparmi privati, ai quali non si apre nessuna prospettiva di investimento fruttifero. Paolo Garimbertt ! { i I Mosca. Un grande magazzino. L'obiettivo è «economizzai, i tempi» della spesa quotidiana (Foto Grazia Neri)

Persone citate: Aleksej Boroduìin, Catte, Gomulka, Grazia Neri, Paolo Garimbertt

Luoghi citati: Georgia, Mosca, Unione Sovietica, Urss