La scienza e gli "ismi"

La scienza e gli "ismi" Le premesse del pensiero moderno La scienza e gli "ismi" Paolo Rossi: «Aspetti della rivoluzione scientifica», ed. Morano, pag. 426, L. 6000. Anche i secoli, come le nerume, hunnu un loro carattere, più ii meno accentuato. Quello del Seicento è dato dalla rivoluzione identifica, uttuutu dal primo affermarsi della scienza moderna, che implica un mutamento radicale nella visione totale del mondo. All'inizio del 1642 muore Galileo, alla line dello stesso anno nasce Newton: la vicinanza delle date È quasi un simbolo della continuità di quel processo di meccanizzazione dell'immagine del ' mondo lungo l'arco delle vite dei due scienziati. L'avvio del processo aveva certo avuto radici più lontane (se non prima, almeno con l'ipotesi eliocentrica avanzata da Copsr nico alla metà del secolo XVI) ed esso continuerà sino alla metà del Settecento. Ma il Sci cento è il punto focale: è il secolo non solo di Galileo e di Newton, ma di Bacone, di Keplero, di Cartesio, di Leibniz, prr non parlare della moltitudine dei pensatori mi nori attraverso cui si compie il faticoso cammino della rivoluzione che distingue antichità e Medioevo dall'epoca nuova a cui anche noi apparteniamo. Ecco perché è attorno a temi e figure del Seicento che si concentrano prevalentemente i sette saggi raccolti nel suo nuovo libro da Paolo Rossi, il noto studioso che a questo secolo ed ai periodi ad esso immediatamente viciniori ha già dedicato una lunga e meritoria attenzione. La maggior parte di questi scritti era già coni parsa in pubblicazioni speciali stiche. Due di essi sono inedi ti: quello sulla disputa seicentesca circa l'abitabilità degli infiniti mondi, e quello sulla Teoria sacra della Terra del Burnet, che è non solo un pri< mo trattato di geologia, ma un'opera di rottura con tutta una tradizione d'origine teologica e scritturale. Il settimo saggio, « Lingue artificiali, classificazioni, nomenclature », rielabora completamente le pagine già dedicate dal Rossi alla trattazione secentesca del inguaggio nella sua davis Universalis: arti mnemoniche e logica combinatoria da Lullo a Leibniz (I960), non solo con un'informazione più ricca, bensì con un'interessante apertura sul problema del rapporto tra le lingue artificiali e universali del secolo XVII ed i metodi, i sistemi, le classificazioni e le simbologie scientifiche del secolo XVIII. Nonostante i saggi già ricordali — e gli altri, come € Bacone e la Bibbia », « Profilo di Galileo Galilei», «Venti, marce, ipotesi astronomiche in Bacone e in Galilei » —, siano stati composti nell'arco di un quinquennio (dal '05 al '69) essi mostrano una forte unitarietà tematica. E tale unità e riscontrabile anche nel primo degli sentii, < Sul declino dell'astrologia agli inizi dell'età moderna », e sui due saggi che il Russi pone in appendice, « Rassegna di una disputa su gli umanoidi » e « Linguisti d'oggi e filosofi del Seicento», che, pur esulando per argomento dall'ambito cronologico secentesco, ci riportano al tema centrale del libro. O per gli stimolanti raffronti suggeriti dalla problematica a noi contemporanea o per il chiarimento, come nel caso dell'astrologia, di quelle ripulse degli ibridi connubi tra scienza, magia, misticismo e teologia, che hanno favorito l'affermarsi della visione meccanicistica del mondo. Sarebbe interessante spigolare qua e là tra i risultali specifici a cui il Rossi perviene in virtù di un metodo che antepone sempre la lettura precisa dei lesti a interpretazioni generiche che indulgano a pregiudiziali schemi concettuali. Anche su questioni di grande importanza, come il tema religioso nell'innovazione baconiana del sapere, il « platonismo » e lo « strumcntalismo » di Galileo, la contrapposizione consueta tra la < modernità » e questo c l'« arretratezza » di Bacone, Rossi perviene a conclusioni di grande equilibrio e che scompaginano i luoghi comuni della storiografia, manualistica, scientifica e filosofica. Ma poiché non è possibile spingere qui a tondo tale spigolatura, mi limiterò a sottolineare soltanto due aspelli generali che emergono dalla sua ri' costruzione dei vari temi della « rivoluzione scientifica ». Chi legga queste pagine non potrà più concepii e la storia della scienza come un inanellamento d'una catena di « verità » che si susseguono linearmente Cuna all'altra, senza errori e sbandamenti. Le verità chutanscddtizalariisqlucezsinccchilu«ns«suqtrsvsrdsmtsn che si scoprono emergono su un fondo di erramenti e di tentativi. E' un pregiudizio che nasce della considerazione esclusiva delio stato attuale della scienza credere « che si dia un'unica tradizione scientifica, ritenere cioè che la scienza si presenti (a differenza della filosofia) non come una serie di teorie contrapposte o di ismi, ma come un processo nel quale anche le svolle più rivoluzionarie "talvano" il nucleo centrale acquisito dalle generazioni precedenti, presentandosi come teorie più generali che includono le teorie " vecchie " come casi particolari: In effetti, quel laborioso processo di sostituzione dell'eliocentrismo al geocentrismo che ha caratterizzato il Seicento, e il conseguente subentrare di una immagine del mondo come « macchina », a una concezione antropomorfica dell'universo, non sono rappresentabili « come la pura e semplice sostituzione di una " verità " a un'altra "verità" scientifica". E qui viene in luce l'altro aspetto generale che merita d'essere richiamato. La storia della scienza, specie nei momenti rivoluzionari di essa, non è mai soltanto la storia di eventi puramente tecnici. Per non scadere ridia pura erudizione, essa non può ignorare i mutamenti concettuali che gli eventi tecnici condizionano c da cui sono condizionati. All'immagine di una natura non più intessuta di essenze, forme e qualità, ma simile ad una macchina, il Seicento non pervenne soltanto con le scoperte astronomiche o fisiche, bensì con « un radicale rovesciamento di quadri mentali, un atteggiamento di fronte al passalo e di fronte alla cultura: L'importanza di tale ricostruzione slorica non si esaurisce tuttavia per Rossi in un'interpretazione spregiudicata del passato. Nell'introduzione egli se ne vale in funzione polemica contro il processo che da tante parti del pensiero nove centesco è stato elevato contro la scienza moderna e contro i suoi fondatori seicenteschi. «.N'usa- la scienza, scompare il pensiero »: in tale espressione di Heidegger si concentra l'accu¬ sa di fondo contro la scienza rea, in questa prospettiva, di snaturare la maniera d'essere dell'uomo. E tra gli accusatori non ci sono soltanto gli esistenzialisti, ma la fenomenologia husserliana, lo spiritualismo, certe forme slesse del marxismo | e della psicanalisi. > lza spirituale di cui essa è na- ta, basta da sola a mostrare !;> ] Uinfondatezza dell'accusa. Se • sl'accusa lu un senso, non vale j acontro la scienza, bensì contro | dLa storia della scienza, mo- ! «ti.nulli il fermento e la ricche/.- lo « scientismo ». Rossi si schiera apertamente contro i rigurgiti torbidi dell'irrazionale, a favore del « razionalismo » che ha accompagnato il sorgere della scienza moderna. E non si sIbip—tpuò non essere d'accordo, poi- dche « scienza » non è «scienti- sino ». Per evitare ogni equivo- [co, anzi, sarebbe bene non usa-1 re con troppu frequenza il ter mine « razionalismo ». Perché la scienza è frutto non del « razionalismo ». bensì della ragione che è all'origine dì tutte le espressioni della cultura umana. Come tutti gli ismi. anche il « razionalismo » suscita il sospetto della unilateralità e. per reazione, provoca il passaggio agli ismi rppc;*.;. t' s!«to detto acutamente che gli ismi sono come il cancro del pensiero umano: qualcosa di vitale, che tuttavia presto degenera e tutto distrugge. La salute dipende proprio dalla capacità della ragione di non prevarica¬ ! >, . , ■ ■ ■ 1 . ■ re e di mantenere I equilibrio. \Francesco Barone I Einstein di Levine, quasi un simbolo (Copyrlihl N. Y. Rcvlcw of Booki. Opera Mundi c per l'iMtla L« >:..n.ral

Luoghi citati: Leibniz