Setacciato un'altra volta il turpe mondo notturno

Setacciato un'altra volta il turpe mondo notturno Ieri sera, con agenti e vigili urbani: cento fermi Setacciato un'altra volta il turpe mondo notturno La campagna appoggiata da tutti i cittadini - Lettera di un omosessuale: « Non confondeteci con i travestiti» - L'ex comandante dei vigili di Torino: « Riaprite le case » Inammissibile - Ma qualcosa si può fare contro gli aspetti più sfacciati del fenomeno Nuovo energico intervento (lclla~)nolizia, ieri sera, nel sordido mondo della prostituzione. Sono stati impiegati agenti del reparto mobile, pattuglie della squadra «mobile », della « stradale » e vigili urbani. Setacciati parecchi quartieri come la Crocetta, frequentati da prostitute, travestiti e sfruttatori. Un'azione capillare che ha dato buoni frutti. Come l'altra sera sono stati controllati documenti a molte persone, un centinaio delle quali condotte in Questura per accertamenti. Sequestri di parrucche, borsette e anche armi. « Servono alla nostra difesa personale », ha protestato qualcuno; ma sovente si trasformano in strumenti di aggressione: ferimenti e rapine, la cronaca ne è piena. Sono anche piovute ammende per contravvenzioni al Codice stradale e schiamazzi notturni. La gente onesta ha potuto trascorrere ore di relativa tranquillità. Del resto la presenza dei turpi animatori della vita notturna si era già diradata. Gli interventi della polizia hanno un'indubbia efficacia. C'è da augurarsi che vengano ripetuti spesso. L'opera di risanamento è stata accolta con vasto favore. Telefonate a decine e lettere di consenso all'iniziativa de La Stampa. Tra le altre c'è perfino la lettera di un « vero omosessuale ». « La mia vita è cria un inferno. Non fate di tutte le erbe un fascio; quei disgraziati della Crocetta non hanno niente che vedere con infelici come me. Sono sfruttatori e prostituti. Apprezzo la vostra campagna moralizzatrice, continuate ». Altri hanno affrontato il problema dei modi per combattere efficacemente la prostituzione e i pericoli ad essa collegati: diffondersi delle malattie e recrudescenza della malavita. Afferma una donna: « C'è da rabbrividire pensando a quanti pericoli corrono t nostri giovani. Saremo ridotti ad avere una generazione destinata a riempire ospedali e cliniche psichiatriche? Perché non si provvede in modo radicale e non si abroga la legge Merlin? ». L'ex-comandante dei vigili urbani di Torino col. Toselli: « Non è vero che non si può combattere il dilagare della sifilide. Il rimedio c'è. Basterebbe che lo Stato si decidesse a far riaprire le case chiuse. Il problema è di difficile soluzione, lo comprendo bene. Ma si moralizzerebbe il costume, si pulirebbero le nostre città e le prime a beneficiarne sarebbero le stesse interessate. Sono esseri umani e se sono scesi cosi in basso la colpa non è tutta loro ». Impensabile, anacronistico, assurdo un ritorno al passato. Ma un controllo sanitario che limiti la a liberta del contagio », l'aumento dei poteri della polizia (i gravi delitti spesso maturano nell'ambiente della prostituzione) e una forma dt isolamento di chi esercita questa turpe attività, sono necessari. Non si auspica la creazione di un ghetto, ma la delimitazione dei luoghi frequentati da prostitute e travestiti. Accade già in Paesi socialmente avanzati come Danimarca e Germania. Qualche esperimento è già stato tentato anche in Italia. Scrive una signora: « Nell'Emilia Romagna non c'è lo sconcio che vediamo a Torino. Le prostitute sono fuori delle cinta cittadina », A Foggia non si vedono prostitute per strada. Chi vuole frequentarle va in un certo quartiere abitato esclusivamente da loro. Alla sera, se sono libere, tengono il televisore acceso. Per il cliente è un segnale. Si evitano cosi le sguaiate contrattazioni sul marciapiede mvaloripisuinaltasttiesotrdounglcesidaulec'qCmaiSiiiSdcrvdvdVagl3crdiGdlaeavdMsmfrprssPerché non può succedere que- i nsto anche a Torino? Le stesse I dprostitute non sarebbero contra- prie. Lo ha accertato un nostro Vcronista con un rapido sondag- zgio. Ha rivolio domande alle don- sne del marciapiede, in quartieri adiversi: « Preterireste aspettare il j cliente in un alloggio? Oppure vivere in un vostro quartiere? ». Incontro presso il Cimitero. La zona è meno frequentata delle altre sere. Forse il timore della polizia o dei contagi incomincia a scoraggiare qualcuno. | La donna bionda, truccala in modo vistoso, cappotto rosso, stivali neri, ha 24 anni. « Un alloggio mio? Certo che lo preferirei. Patirei meno freddo, sarei più comoda. Ma lo sa che cosa succede dopo poco tempo? Gli inquilini si lamentano, lettere alla polizia, alla fine il proprietario mi sfratta. Di nuovo sitila strada, tanto vale ». E un quartiere? ii II quartiere sarebbe diverso. Nessuno ci disturberebbe, potremmo vivere tranquillamente ». Lungodora Voghera, un falc\ tre donne attorno, il camionista di un « Tir » in attesa. Due non vogliono rispondere, la terza accetta. E' minuta, bruna, una messinese di trent'anni. « Sono qui da poco, dalle mie parti avevo un alloggio. Ma se non c'erano le grane del padrone di casa, c'era il pericolo di portarsi tra quattro pareti un delinquente. Ce ne sono tanti in giro. Se uno mi assaliva a chi avrei chiesto aiuto? Ho preferito la strada. Se qualcuno mi aggredisce, in auto posso sempre scappare, urlare, ci sono " collcghe " poco distante. Ma lo stesso aiuto potrei averlo se vivessimo in un quartiere, una accanto all'altra ». Due ragazze in Lungodora Firenze; maxicappotto e minigonna. Una di 25 anni, lombarda, l'altra, siciliana. Dicono di sì al quartiere, sono contrarie a un alloggio isolato, per gli stessi motivi delle altre. In via Saluzzo il cronista incontra una bruna in minigonna. 32 anni, ha figli. ic Un quartiere per noi? Sono d'accordo. Tutto sarebbe più chiaro. Sui marcia- piedi siamo spesso insultate, de- rise. Qualche volta assalite, an- che se io so difendermi ». Mo stra un paio di forbici: « Con queste ne ho messi in fuga una decina ». Tre incontri in via Ormea: una donna di 31 anni, palermi- tana, la seconda trentenne, tori- nese, l'altra ha 22 anni e viene dal Veneto. Concordi anche loro. ;i Staremmo meglio in un nostro quartiere. Abbiamo una nostra I cameretta, ma slamo troppo isoì late ». La torinese racconta che : la sera precedente è stata aggre1 dita in casa da uno sconosciuto. » Ha cercato di strangolarmi, sono | corsa via gridando. Salva per ■- un caso. Se avessi avuto un'amiì ca vicina avrei chiesto aiuto e forse quello non avrebbe neppure provato ad assalirmi. Aveva trent'anni. occhi gelidi. A pensarci muoio di paura ». Una forma embrionale di «quarj tiere» esiste già, ma non è quello auspicabile. Sorge nel vecchio centro. Case di parecchi piani, corrose dal tempo, mura umide, scale buie, malattie. In una sola via abitano un'ottantina di prostitute dai 40 ai 70, una ha festeggiato l'altro giorno l'ottantunesimo compleanno. Se ne stanno appoggiate ai portoni, qualcuna è seduta su una cassetta 0 su un seggiolino, fumano, chiacchierano. Parecchie sono sposate, 1 mariti curano le faccende domestiche. SI riscaldano con falò che servono anche a richiamare l'attenzione dei clienti. Sono sorte attività collaterali. Giovani arrivano su camion e le riforniscono di ceste per il fuoco; uomini anziani su tricicli portano panini e bibite. Pose sconce, parole oscene, spesso litigi e botte. Uno spettacolo incivile, indegno di Torino. Un luogo dove avvengono sparatorie, aggressioni, rapine, a volte anche omicidi (tempo fa In vicolo S?nta Ma- i rja una prostituta è stata assasl sinata da un uomo che aveva I ' derubato). Si tratta di un au; tentico ghetto, non è questo il tipo di quartiere che vogliono 1 ' cittadini e che desiderano le j stesse sventurate che si vendono I all'angolo delle strade.

Persone citate: Merlin, Toselli