Cocteau

Cocteau UN'ILLUMINANTE BIOGRAFIA Cocteau Nelle letterature inglese e americana esiste un genere che in Italia, men che poco praticato, è sconosciuto: la biografa. Basta entrare in una libreria di Londra o New York per accorgersene: interi palchetti sono occupati da questa, per noi misteriosa, biography, dove accanto al rac- etJSEmppctconto della vita di un espio ratorc, di un generale o di un reconomista, e di rc e di regi- (ne, si trovano volumi e volumi tededicati ai protagonisti delle Slettere, della filosofia, delle dscienze e delle arti. Lytton bStrachcy fu un maestro nel fgenere, ma non hi il solo. La elimpidezza stilistica, l'ironica tgrazia tanno parte, quasi, per gconvenzione, della narrazione |biografica e qualunque scrii- tore anglo-americano saprebbe usarle con la discrezione e la levità che il caso richiede. Per qualcuno sono libri scritti apposta per le lunghe serate invernali, da leggere accanto al camino, il plaid sulle ginocchia. Ma limitare a questo il giudizio su di essi signifilivcllo ca svilirli al livello di un più | o meno innocuo intratteni rdmento. Nella maggioranza dei casi, invece, quei libri rispon 1 poesia o più in generale le ra- gion. dello spinto, si motiva- dono a bisogni culturali radicati e profondi. E questi non si spiegano solo col generale timbro empiristico dell'attitudine speculativa anglo-americana, per cui le ragioni della no all'interno dell'esistenza quotidiana; rappresentano pu re attenti esami tli coscienza gli atti di nascita o di morte delle impalpabili strutture su cui poggiano arte, letteratura, scienza, vita sociale. Una biografia di tal fatta non scivola mai nel pettegole?, zo o nell'indulgenza, e se le accade si squalifica; conduce piuttosto il lettore per eventi anche scabrosi, cercando sem pre di cogliere in essi, e nel rimanente ventaglio delle no tizie, il nesso inestricabile tra storia e natura. L'autore di una biografia deve partire dal presupposto che la vita, e la sua gloria, poggiano su basi impure, fradicie di scorie: ma da quelle scorie, da quelle impurità egli deve muoversi per spiegare e ricostruire più precisi equili bri, e rintracciare la sezione aurea o il punto di fuga at traverso cui un'esistenza comune diventa ardente come un simbolo. Per raggiungere tutto questo è necessario liberarsi da ogni illusione di sublimità e da ogni snobismo, farsi cer tosini nella ricerca, frugare i maleodoranti incunaboli del passato, dove il passato sembra essersi depositato in frange trascurabili e all'apparenza inutili. A recuperarle soccorre ili sicuro un occhio empirico, invece che uno affinato e reso squisito da una estenuante, e sia pure mirabile, tradizione petrarchesca ili cultura, più incline a confrontarsi col bel lo piuttosto che col vero. Si spiega così come mai quel genere rubricato come ghy sia pressoché sconosciuto da noi. A stimolare questo preambolo è stato un volume di Francis Steegmuller dedicato a Cocteau (Macmillan ed.). Steegmuller è un boslo niano puro, studioso appassionato di Flaubert, traduttore in inglese di Mudarne Bovary autore di volumi su Apolli naire, Sainte-Beuve e su « la grande Mademoiselle ». Questa volta il suo tema è quella sorta di inafferrabile feti folle/, mitomane e inarrivabil Fregoli delle arti, che è stato appunto Jean Cocteau. Lo se- gue fin dall'infanzia: il sui- cidio del padre, l'amore possessivo della madre, l'ambiente familiare che favorì la sua versatilità, l'inferno tempora neo di Marsiglia, fino agli incontri cruciali e determinanti con Picasso, Diaghilev stra-vvinsky, o con Proust e Paul Morand, o con Apollinaire e i! Dada. La vita che ci scorre davanti in queste pagine è varia e insolita. Misteriosi e particolari alberghetti ili Tolone, ilo- ve Cocteau consumò le prò-prie fantasticherie erotiche;oppure la sinistra atmosferaili Parigi occupala dai tedeschi, dove lo scrittore fraternizzò con uno scultore nazista mentre un suo carissimo amico, il poeta Max Jacob, veniva trascinato a morire e gli chiedeva aiuto. E quanti |ktso-naggi diventano plasticamente evidenti di capitolo in capitolo: Nijinski e Radiguct, Jean Dcbordes c Jean Marais, Saetta Guitry c André Gide, Etienne de Beaumont e Madame de Noailles. Si esce dal racconto con impressioni contrastanti: ci è apparso un Cocteau irresistibile conversatore, miracolo di virtuosismo espressivo, animatone rc ,|j decisive occasioni (Parade, un balletto su suo test0) musjca Jj |ìrjc gatie e SL-CI1C jj Picasso; \'Oedipus Rex di Strawinsky su un suo li bretto; poi gli immaginosi fjlm JcHa matUrità, fj bcifc et la béte Orphee). Ma accan to ;l qucst0) ecco un Cocteau gelidamente egoista che scm |,ra dare ragione al giudizio di André Brcton. ^ fWf. fmmc tura più odiosa del nomo tempo ». E' il Cocteau che lascia morire solo nel letto d'ospedale il suo Radiguet, col quale aveva voluto vivere una vicenda da mettere nelle storie accanto a quella di Rimbaud e Vcrlaine; il Cocteau che di il le disgrazie di qua- unque altro amico fugge o non vuok ad( lrsi com* r.lf fetto vorrebbe; il Cocteau propagandista tli se stesso, per il quale il narcisismo fu una malattia da cui riuscì a liberarsi a stento, se non affidandola alle metafore della poesia. Da Rimbaud aveva appreso ;, m d; minaccj;i chc |;, da Laut o e n e a a o ispira a Lautreamont il gusto per il blasfemo, pur nclj conversione al cattolicesimo esibita con la stessa frivola esplicitezza con cui esibiva la omosessualità o la pratica deli droga. Amava Lewis Carroll e Jules Vcrne, e amava ancora di più, secondo l'esempio di Baudelaire, i profumi e le cravatte; sosteneva di essere, nonostante la sapiente orchestrazione della propria vita in pubblico, «invisibile»: Ln mia visibilità, fatta di ridicole leggende, protegge la mia invisibilità ». Ma, nonostante tutto e per quanto facesse, non gli toccò di affogare nella tempesta di paradossi che ebbe il destro di evocare. Il perché di questo mancato ufragio è il vero tema del volume di Steegmuller: un tema che motiva la scelta del personaggio ricostruito al di i di qualunque occasione specialistica. Questa biografia non opera soltanto di un esperto di letteratura francese, ma di uno scrittore al quale preme di penetrare in quel crogiolo di cultura che fu la Parigi degli Anni Venti: un crocicchio dove venne giocata la sorte dell'arte di questo secoo, e dove, a faccia a faccia, si trovarono, quasi raccolti per un'astuzia del caso, tanti protagonisti, da Picasso a De Chirico, da Joyce a Strawinsky, a Gertrude Stein, a Hemingway, a Fitzgerald. Fra tutti Cocteau passò non come una fatua cometa: ma di quella fatidica confraternita, eteroclita ill'apparenza, fu in più d'una avventura il sale, nonostante a sua sconcertante disponibili morale ed estetica. Avrebbe mai scritto Thomas l'unposteur o Les enfants tembles senza aver conosciuto Radiguet? Avrebbe mai diretto un film come Le suug d'un Folte senza aver visto Cluen andatoti di Buiìuel? Certamente no: il suo estremismo virtuosistico non gli consentiva originalità; lo indirizzava però verso i territori pochissimo chiaroscurati d'un manierismo fin quasi alessandrino. E si può dire che in forza di questo riuscì ad essere il poeta del proprio permbolo d - so™ggio e il simbolo Hi una - ePoca- una cangiante fenice. Enzo Siciliano

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