Vycpaleck: "Sarà forse Rocco ad avere più paura a S. Siro,,

Vycpaleck: "Sarà forse Rocco ad avere più paura a S. Siro,,Le partite Milar-Juve e Cagliari-Inter al centro dell'attenzione Vycpaleck: "Sarà forse Rocco ad avere più paura a S. Siro,, Il trainer bianconero si sta riabituando rapidamente al grande calcio: « Ormai, dice, mi ero dedicato ai giovani» - Tranquillo, ma sicuro di sé - L'apparente freddezza: un ricordo dell'amara esperienza di Dachau « Una sera Boniperti e Al lodi sono venuti a Villar Perosa, dove allenavo i giovani della Juventus. Mi hanno chiesto se accettavo di sostituire per qualche giorno Armando Picchi. Ho detto di sì ma sono rimasto stupito. I Ormai mi ero rassegnato a rimanere nella penombra. Sono sceso a Torino ed ho chiesto ospitalità a Korostolev con il quale ero arrivato dalla Cecoslovacchia subito dopo la guerra. Lui abita a pochi passi dallo stadio, così mi facilita anche nel lavoro. Ora mi ha raggiunto Hana, mia moglie. Lei un po' è preoccupata. Ha paura delle critiche che possono colpirmi ». Cestmir Vycpaleck parla osservando il fumo della sigaretta che sta consumandosi tra le sue dita. Non sembra felice, scandisce lentamente le sillabe per evitare che i suoi discorsi vengano fraintesi. « Vede — confessa — la pubblicità, i titoli sui giornali, le interviste tutti i giorni, l'attenzione del mondo calcistico non figuravano più nei miei programmi. Avevo il lavoro, i soliti amici, la famiglia. Da vecchietti, insomma, e invece di colpo ti ritrovi in mezzo alla battaglia costretto a fare il giovanotto ». Le spiace? « No. Sa che cosa mi spiace soprattutto? Di aver sbagliato undici anni fa. Era il 1960. Stavo per lasciare il Palermo dopo aver litigato con Vilardo. Ho il mio carattere. Se trovo che qualcosa non è giusto per un po' sto zitto, poi esplodo e magari esagero anche. Con me il Palermo era venuto in A ed era ritornato in B. Avevo avuto delle offerte, potevo entrare nel grande "giro". Ma avevo | una casa, una famiglia, in Si- j cilia, si trattava di scegliere. Ho scelto l'isola ed ho vol- tato le spalle al continente 1 ricominciando con il Siracu- sa, in serie C. Due anni do-1 po, però, mi sono trasferito a Valdagno ma è stata una breve parentesi ». « La stagione successiva — continua —, partito Vilardo, ritornavo al Palermo come allenatore in seconda, prima di Shenkley, poi di Facchini, quindi di Achilli se ricordo bene. Ma ormai avevo perso l'entusiasmo per un certo tipo di lavoro, strada facendo mi ero accorto di aver sbagliato e la famiglia cresceva, volevo continuare a farla vivere bene. Cosi mi sono dedicato all'allevamento dei giovani nelle squadre minori, il Gela, il Mazzara del Vallo, finché lo scorso anno a Bagheria per affron¬ tlpdncstdmpiic tare il Palermo non arrivò la Juventus. Ritrovai Boniperti che avevo visto esordire con la maglia bianconera, parlammo e il resto credo lo sappiate. Ora che sono allenatore della Juventus, anche se a breve scadenza, come posso lamentarmi? Sono felice, gli anni mi pesano meno, però non era in programma, ecco. E poi io continuo l'opera di Picchi, questa squadra non è una mia creatura, mi è stata lasciata soltanto in consegna per qualche tempo. Da Picchi vado ogni due giorni, parliamo, discutiamo, decidiamo e nelle nostre decisioni entra anche Boniperti con la sua grande personalità ». Qualcuno dice che la Juventus ora è senza allenatore. « Nel calcio ci sono tante teste, quindi tante idee. Dovessi voltarmi indietro tutte le volte che qualcuno ne esprime una mi verrebbe il torcicollo. Io faccio presente, tuttavia, che sono regolarmente in possesso della tessera di allenatore, di prima categoria anche. A Coverciano ero tra i migliori. Se in panchina seggo io, se gli allenamenti li dirigo io, pur rispettando le consegne del signor Picchi, perché si insinua che la squadra è abbandonata a se stessa? Non mi sembra ». Domenica in pratica avverrà la sua prima sfilata su un grande palcoscenico calcistico. San Siro l'attende. A cìnguant'anni c'è ancora il rischio di cadere nell'emozione? ». « Credo di no, anche se nei grandi stadi sono anni che non appaio. Però ai centomila spettatori un giorno avevo fatto l'abitudine. Forse non l'ho persa ». Qual è stato finora, in questo suo nuovo incarico, il momento più bello che ha passato con la Juventus? « A Enschede, quando Anastasi ha segnato il primo gol. Mi ha liberato da un incubo». Come si comporta la squadra nei suoi confronti? « Bene mi sembra. Negli ] spogliatoi, in campo, i giocatori si divertono, sono allegri. E' logico però che aspettino il ritorno di Picchi ». Lei parla con loro prima della partita? « Oh, sì, prima di andare a tavola. Responsabilizzo tutti gli undici che debbono scendere in campo, se poi sbagliano me ne accorgo fin dai primi minuti perché ognuno ha la sua consegna da rispettare ». Lei è un duro? « No, forse posso sembrare un po' freddo. Mi è rimasto nelle ossa, il freddo, dai campi di concentramento a Dachau. Sette mesi che non dimentico. Ci lasciavano quasi nudi con quaranta gradi sotto zero, tutto il giorno. Pensi un po' che inverno. Credo di essere soprattutto sereno, disincantato. Domenica a San Siro Rocco sarà più importante di me, ma forse avrà più paura di me. Noi in questa partita abbiamo molta fiducia. Anch'io credo che la Juventus giocherà bene. E questa convinzione mi rende soddisfatto, già in anticipo ». Franco Costa I ] sclacdas Vycpalek mentre dirige l'allenamento dei bianconeri (Foto Moisio)

Luoghi citati: Bagheria, Cecoslovacchia, Coverciano, Enschede, Torino, Valdagno, Villar Perosa