La confraternita del bel canto non urla più, e beve camomille di Gigi Ghirotti

La confraternita del bel canto non urla più, e beve camomille I "capelloni,, di ieri si sono quasi tutti integrati La confraternita del bel canto non urla più, e beve camomille (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 25 febbraio. « La grande proletaria si è mossa », annunciò Giovanni Pascoli quando l'Italia (1911) partì per l'impresa di Libia. Rifacendo il verso al poeta diremo che « la grande can- nrctautrice » è in ascolto, il ca-1 sCeRfrosello canoro è incominciato. E' incominciato con meno bizze, meno svenimenti, meno tensioni nervose, meno faringiti degli anni scorsi. Nelle edizioni precedenti, tra le grandi rivali un calcetto negli stinchi o sullo strascico da « gran soirée » non era evento infrequente; livide occhiate di gelosia sfrecciavano tra cantante e cantante. Adesso? Adesso si voglion bene, s'abbracciano quando s'incontrano, s'informano recìprocamente sulla stazza di vinilite da ciascuno conseguita nel corso degli ultimi mesi. Ieri, nel presentare alla stampa il chitarrista cantante José Feliciano, Jimmy Fontana annunciò con entusiasmo che lo sventurato « ha già venduto ottanta milioni di dischi ». « Ottantasei, prego », lo corresse la signora Feliciano che gli stava alle spalle. Il trucco di Gigliola Il discorso sul festival e sui suoi protagonisti è tutto qui: la forza d'un cantante si pesa in quantitativi di dischi venduti. L'unico cruccio che tormenta in questa vigilia i « bigs » nostrani è il timore che Feliciano, stazzando ottanta volte il loro fatturato (e ciò grazie al mercato anglo-americano, assai più vasto del nostro) finirà per spazzarli via tutti. Ma, niente paura: han l'aria dei tranquilli reddituari che osservano con interesse, ma senza brividi, la produzione della concorrenza; la loro conversazione è di natura agricoloindustriale, gestiscono la pro¬ pria voce, le lacrime, i sospiri che la canzone comporta, come fossero vitelli o detersivi da, piazzare sul mercato. I capelloni? Irruppero alcuni anni fa, sulla scena di Sanremo, irsuti e urlanti. Era in corso, ricordiamo, la gran di- spuia tra melodici e ritmici. Cose che, a ricordarle, sembran le battaglie tra classici e romantici nel secolo scorso. Rimpulìzziti, un po' impinguati, « Miura » alla porta, telefonate internazionali che li rincorrono da un luogo all'altro: questi i « capelloni » di ieri. Le farmacie di Sanremo fan sapere che si vendono, quest'anno, meno tranquillanti, meno stimolanti degli anni scorsi. La confraternita del bel canto è passata alle pastiglie per la tosse, alle camomille, alle soavi tisane tonificanti e alle spume dimagranti della mezz'età. Caterina Caselli diven'ò personaggio celebre con la voce, s'intende, ma anche con un gesto che sembrava imitare la partenza d'un treno a vapore: le mani serrate, su e giù davanti al corpo. « Era un gesto che avevo imparato da mia nonna, quando la vedevo mungere nella stalla », ha spiegato Caterina Caselli, diventata la signora Sugar. Ora non lo fa più; cambiano i gesti, cambiano le facce. Ecco come si presenta quella di Gigliola Cinquetli (trascriviamo da un comunicato emesso dalla « Deborah »): « Viso rosato, fard pesca alle guance, ombretto turchese e blu sky, sulle ciglia il mascara grigio scuro e sulle labbra il rosa-rosa rosy jade ». Questo per il mattino. Per il pomeriggio, è sempre « Deborah » che diligentemente c'informa, la dolce eroina di Non ho l'età ha deciso di sofisticaisi un po': fondo tinta e cipria leggermente beige, sidle palpebre l'ombretto in polve- re mauve e sotto le sopracciglia lo stick glicine, sulle guance fard pesca, sulle ciglia mascai-a black; per le labbra, il rosa-frutta prunette. E per la sera? Per la sera, viso molto pallido, cipria trasparente, un tocco di fard apricot sulle guance, sulle palpebre compact ombret brown, sulle ciglia molto mascara brown, e sulle labbra il rosso-rosso. Dobbiamo riconoscere in Sanremo i caratteri di una fiera di prodotti industriali da consumo mattutino (il rituale insaponamento che precede il contropelo, l'andarsene pendolon pendoloni al lavoro, in compagnia d'un motivo ascoltato iersera alla radio o alla televisione). L'ultimo protestatario Ma c'è, in questa giostra di nababbi, un tipo die si distingue, un personaggio minuto e sparuto che con ostentazione soffre a star nel ballo. E' Lucio Dalla, che indossa abitualmente una maglietta da marinaio, in caso di freddo sormontata da un « poncho » di taglio garibaldino. Bolognese, figlio d'una sarta, esordì a Sanremo con una canzone (1906) caricaturale, Paff bum, che cantava agitandosi come una marionetta meccanica, alternando al canto piccoli latrati. Se ne sta in disparte, silenzioso e discreto, uno sguardo mite e acuto che investiga con malinconia. La sua canzone, quest'anno, s'intitolava Gesùbambino: è la storia d'una ragazza madre che genera la sua creatura tra gli sconquassi della guerra. Il titolo, alla censura, è parso irriverente, e Dalla ha accettato di cambiarlo: 4 marzo 1943. E' la sua data di nascita. « La storia non è autobiografica, ma me la son cucita addosso, e per meglio identificarmi con quel bambino gli ho dato la mia data di nascita ». Un'identificazione morale, poetica, che non tiene conto della storia (nel marzo 1943 gli sbarchi alleati, sfondo della storia, non erano ancora incominciati). Chi ha fornito le parole è un'insegnante bolognese, Paola Pallottìno, che scrive per ì bambini e, dice Dalla, « vive nel regno della poesia ». Strada facendo, il testo ha perduto qualche accento: era scrìtto che la ragazza madre « giocava alla Madonna col Bambino », Dalla, per consiglio della censura, canterà invece che « giocava alla donna con il bambino ». Era scritto: « gioco e rubo », ma Dalla si limiterà a dire « gioco a carte ». « Tra un ritocco e l'altro », domando, «la canzone ha perduto qualcosa? ». «Sì, ha sofferto un po' nella sua buona fede, nella sua verità, tuttavia penso che potrà dire qualcosa lo stesso ». Dalla, malgrado l'aria dimessa, è un musicista nato e ben coltivato, lettore assiduo, e non delle riviste automobilistiche di cui son voraci i suoi colleghi, ma di filosofi, poeti, sociologi. « Maoista? ». « No, cattolico ». « Come si trova a Sanremo?». «Soffro». «Se soffre tanto, perché non sta a casa? ». « Il mio lavoro è questo: se non posso cambiare Sanremo, nemmeno Sanremo può cambiare me, e siccome non me l'ha chiesto, io son qui. Cerco di essere me stesso ». Gigi Ghirotti Sanremo. Rosanna Fratello non ha avuto fortuna con « Amsterdam » ed è stata eliminata. In coppia con lei era Nino Ferrer, salito sul palco febbricitante (Telef. Moisio)