Irrompono mascherati in banca e dicono a una bimba atterrita: "É come al cine"

Irrompono mascherati in banca e dicono a una bimba atterrita: "É come al cine" Assaltata l'agenzia della Cassa di Risparmio a La Loggia Irrompono mascherati in banca e dicono a una bimba atterrita: "É come al cine" Due banditi fanno schierare gli impiegati faccia al muro, sotto la minaccia delle armi - Un terzo salta il bancone e arraffa il denaro: tre milioni e mezzo - Poi raggiungono il quarto complice rimasto sull'auto e fuggono - L'auto ritrovata presso Stupinigi - Nessuna traccia dei rapinatori Banditi armati e mascherati hanno assaltato ieri l'agenzia della Cassa di Risparmio a La Loggia, immobilizzando sotto la minaccia delle pistole impiegati e clienti. Sono fuggiti con tre milioni e mezzo di bottino, una frase lanciata nell'allontanarsl fa supporre che siano gli stesllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll si che lutimi già assaltato nel mesi scorsi altre banche nel pausi della cintura. L'agenzia ha l'ingresso in via Vittorio Veneto 8, ma le finestre si aprono sulla grande piazza del paese. Ieri mattina, nell'ampia sala divisa da un bancone a ferro di cavallo, ci sono quattro impiegati: il direttore dott. Guglielmo Ravera, 40 anni, che abita con la famiglia al piano superiore, il cassiere Giorgio Margiaria di 22 anni, da Monticello d'Asti, Luciano Bovini, 21 anni, abitante ad Asti in via Venezia 26 e Gabriele Robutti, 32 anni, abitante a La Loggia in via Belli 12. Una sola cliente: Franca Cappello, 25 anni, strada Carignano 24, che è venuta ad effettuare un versamento per conto del marito, titolare di una fabbrica. Ha in braccio la figlia Margherita di due anni e mezzo. Sono le 11,40, la porta d'ingresso si apre di schianto ed entrano tre giovani. Il primo, alto e snello, indossa pantaloni con la piega impeccabile e un maglione accollato, ha baffi, barba e il resto del viso coperto da due grandi occhiali da sole con la montatura metallica. Impugna due pistole, a fermi tutti — dice con voce chiara, senza inflessioni dialettali—è una rapina ». Alle sue spalle entra un complice, di statura ancora più alta. Ha il capo chino, sta infilandosi una calza da donna, in nylon, con due aperture per gli occhi. In una mano regge la pistola, nell'altra un sacco di plastica, con il nome di un grande magazzino. Per ultimo, quasi inavvertito il terzo bandito: più piccolo, smilzo, resta accanto all'ingresso, pistola in pugno, per accogliere altri eventuali clienti. Tutti sono rimasti impietriti, in silenzio. Il bandito con la testa velata salta il bancone e raggiunge la cassa: il denaro, più di tre milioni, è nei cassetti di un carrello a ruote, metallico. Calmo, afferra manciate di banconote e le infila nel sacco. Poi spiana la pistola contro l'impiegato Robutti, lo costringe a indietreggiare fino alla cassaforte. Lo sportello è aperto, ma sul ripiani non c'è denaro. « Apri — intima il bandito — anche il tesoro ». E' io scaffale superiore, doppiamente protetto da un secondo sportello, dove si ripongono le cose di maggior valore. L'impiegato obbedisce, ma nel tesoro ci sono soltanto 300 mila lire. Per prenderle, il bandito avanza impaziente e dà le spalle al Robutti, buscandosi un rabbuffo dal complice con le due pistole, che è evidentemente il capo e gli urla con voce tesa: « Attento ». Fino a questo istante nella sala sono risuonate solo le voci dei banditi: ora nel silenzio si alza 11 pianto atterrito della piccola Margherita. E' il capo che si av¬ vicina e le dice, rassicurante: ii Non aver paura, fa conto di essere al cinema ». Quasi contemporaneamente, un piccolo trambusto in fondo alla sala: è entrato l'operaio Giuseppe Ravinale e il terzo bandito gli ha spianato contro la pistola, spingendolo contro il muro. La rapina è Anita, in meno di cinque minuti. Ora i banditi arretrano, le pistole spianate. Uscendo, il capo dice, ironico: n Anche questa volta siete stati buoni ». Non sa di correre un grave pericolo: quando è entrato, dalla strada una bimba lo ha notato estrarre le pistole. Si chiama Daniela Piazza, 9 anni, abita nello stessostabile della banca e stava tor- nando dalla spesa. Ha subito ca pito tutto e annotato il numero di targa dell'auto da cui sono scesi i rapinatori. Racconta: — Per farlo, mi sono nascosta nell'atrio. Al volante era rimasto l'autista, un giovane tarchiato, con i capelli biondi e ricci e un giubbotto nero, che mi guardava. Poi sono corsa dalla mamma, non voleva credermi, mi sono affacciata al balcone per dare l'allarme e ho appena fatto in tempo a vedere l'auto dei banditi ripartire. E' una « 1750 » color oliva, che balza avanti con uno scatto rabbioso e per poco non investe Elio Stona, che sta rincasando al numero 10 di via Vittorio Veneto. Pochi minuti dopo, quando arrivano i carabinieri, Daniela tende il biglietto con il numero di targa che viene subito diramato per radiotelefono. Si riesce a seguire, con pochi minuti di ritardo, l'itinerario della ii 1750 »: VInovo, Nichelino, Stupinigi. Qui, abbandonata a un crocicchio, l'auto viene ritrovata. E' stata rubata a Vittorio Maggio-i, 33 anni, abitante in corso Montevecchio 53. I banditi sono riusciti per poco a sfuggire alla polizia, sul sedile sono rimasti solo gli occhiali scuri del capo e il sacco usato per prelevare il denaro. Alcuni contadini testimoniano: ii Sono saliti su una "1100" scura che sì è allontanata verso Torino ». Ormai sono al sicuro, nel traffico caotico della città. a. rig. Il direttore dell'agenzia Ravera - La bimba Daniela Piazza (al centro) ha trascritto la targa dell'auto dei banditi

Luoghi citati: Asti, La Loggia, Torino, Vinovo