Non ha pietre dove scolpire

Non ha pietre dove scolpire MOSTRA DI NEIZVESTNY Non ha pietre dove scolpire Alla galleria «Il Gabbiano» ili Roma sono esposti quarantasei cartoni dello scultore sovietico Ernst Neizvcstny: inchiostri, matite, tempere ili formato pressoché uguale. A un primo sguardo parrebbero rappresentare le tasi di una enorme gigantomachia, viluppi di scontri muscolari che il segno profila con un rilievo pietroso. Sono corpi sorpresi in una posa precipite: le membra sono disciolte dalla loro conosciuta armonia, c paiono colpite da un orrendo destino dissolutorc cui è impossibile sottrarsi. Più d'una volta una enorme mano, una metafora indubbiamente ossessiva, le schiaccia, le riduce come dolmen squassati da una tempesta. Alcuni titoli aiutano ad orientarci: Figure in un vortice, Interno di un corpo, Amanti nel vortice, Nascita di una mano, Mano dell'inferno. Sono disegni che si ispirano ai dannati danteschi: vi riconosciamo i centauri, le mani dei giganti appunto, i suicidi. Questi ultimi sono visti come torturate stalagmiti che s'infittiscono per una vasta e tetra campagna: corpi che un'orrenda metamorfosi scempia, trafiggendoli e impalandoli. Qualcuno, in lontananza, fugge dal martirio: ma e una corsa disperata la sua; a quel martirio non si può sfuggire. In questi fogli, arrivati in Italia per vie clandestine, non c'è ottimistica speranza: c'è un sentimento tfi umanità oltraggiata c desiderosa di riscatto totale. L'uomo non appare annientato in questa tragedia che di tavola in tavola si ripete; anzi, comprendiamo bene che egli può sopravvivere in virtù- soltanto della sofferenza. Il suo corpo è smembrato, o ridotto alla condizione della pietra, ma la sua anima, anche se in un sussulto agonico, affiora ed esprime con violenza il proprio irriducibile bisogno di vita. Ma chi è Ernst Neizvestny P Una figura leggendaria nella odierna Russia della protesta. Nel '42, appena sedicenne, arruolato nell'esercito, fu messo alla testa di un commando paracadutato oltre le linee tedesche. Fu ferito gravemente da un proiettile e abbandonato per morto sul terreno, i Tornato dalla guerra, Neizvcstny iniziò la sua carriera d'artista emarginato dalla routine ufficiale. La sua idea della scultura (« Un'arte fatta per le folle, in cui, se l'artista pensa al popolo, anche il popolo deve pensare all'artista: ogni capolavoro ì il risultato di una simile identificazione reciproca ») non contemplava l'agiografia staliniana: vacuo ottimismo dei contenuti e ossequio ai rigidi principi d'uno stilismo naturalista. Neizvestny guardava oltre: desiderava guadagnarsi una propria identità nel corso della scultura moderna, risalendo a Rodin, studiando Picasso per quanto poteva, non negando cittadinanza all'uomo in nessuna delle sue immagini. Piuttosto, ripartendo da esso, vedendo in esso la radice di ogni possibilità espressiva: fosse il dolore per la tragedia della guerra, o quello per la vita da «casa dei morti » nell'Urss staliniana e post, fosse pure la passione erotica, non venendo mai meno, però, al suo convincimento socialista di un futuro più umano. Tutto ciò gli valse l'accusa ili decadente e nichilista, tanto da parte dell'Accademia, quanto da parte del sindacato artisti. Quell'insistere che la sua arte è « pubblica », nelle intenzioni e nella portata, lo rese più inviso di altri pittori e scultori non conformisti, tesi ad esprimere solo il chiuso orizzonte della loro individualità. L'isolamento cui è "stato condannato, costò a Neizvestny una serie di penose difficoltà. Pietra, legno, bronzo, le materie che possono servire a uno scultore per il proprio lavoro, sono fornite in Urss dal sindacato: altrimenti si deve ricorrere al mercato nero. Questo è costretto a fare Neizvestny. che si arrangia come può e conduce la propria vita con l'antico adagio russo, per cui « è meglio avere mille amici che mille rubli ». Altra difficoltà: la fusione dei bronzi. Le fonderie di Sla¬ tngdlnszdsplSdc to non lavorano in Urss se non mi ordinazione degli or¬ ganismi ufficiali. Chi ne è al di Inori, deve ricorrere a soluzioni che solo l'estro personale può suggerire. Neizvestny si è costruito nello studio una fonderia dove riesce a realizzare alcune piccole sculture, e in maniera imperfetta. Quelle di maggiori dimensioni è costretto a fonderle a pezzi, c poi a saldarle, con effetti che in qualche misura possono nuocere all'insieme. Così lo studio: non avendolo ottenuto in dotazione dallo Stato, è riuscito a ricavarselo da una bottega abbandonata presso il centro di Mosca; ma pare sia talmente zeppo di opere, che gli è vietato «finanche esporre, che non ha più posto per conservarvi niente di nuovo. Lo va riempiendo di fogli, su cui disegna progetti di sculture che forse non realizzerà mai. Ma l'episodio più notevole della sua vita, quello che più d'ogni altro contribuì a renderlo famoso, fu l'incontro con Kruscev nel novembre del '62. Fu una disputa memorabile, di cui si parlò non solo negli ambienti della Russia underground, ma anche fuori. Alcuni artisti, che lavoravano fuori delle prescrizioni del regime, avevano pensato di organizzare una mostra collettiva per venire a contatto col pubblico più vasto. La mostra fu aperta c fece sensazione, tanto che il governo decise d'intervenire. Tutti gli artisti, tra cui Neizvestny, furono invitati a trasferire le proprie opere nella sala del maneggio al Kremlino. In una notte si realizzò il trasferimento. Al mattino, ecco Kruscev, col governo al completo. Il premier non si fece scrupoli. Cominciò ad urlare: « E' una vergogna! », chiese chi fosse il capo, là in mezzo. E si trovò davanti Neizvestny. Questi, altrettanto inviperito, 10 apostrofò: « Voi potrete anche essere il compagno Primo Ministro e Presidente, ma non davanti alle mie opere. Qui sono io l'unico Primo Ministro, e se volete discutere con me, dovrete discutere da pari a pari ». A questo punto l'episodio entra nella leggenda. Dignitari che s'indignano, promettono 11 carcere duro, le miniere di alluminio e i lavori forzati; poliziotti che si fanno avanti. Hanno già pronte le manette. Ma il tiranno sorride: « Come avete fatto a resistere per tan.lo tempo vivo, col carattere che avete?». E Neizvestny: « Ci sono certi batteri, piccolissimi e mobilissimi che, conservati in una soluzione ipersalina, arrivano a distruggere la pelle di un rinoceronte ». Enzo Siciliano

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