Cosi è caduta una stella

Cosi è caduta una stella Cosi è caduta una stella Valcareggi ha perso due volte, prima sbagliando la squadra, poi non cambiandola La gazzarra del Sant'Elia, inconscia reazione alla decadenza sportiva deila città vittimo. Avesse spinto più a i morosi, botte da orbi, seon fondo nel primo tempo, non p ple sarebbero sfuggiti altri gol. Nella ripresa, al forcing confuso, velleitario e patetico degli italiani, ha opposto ordine, ha avuto un solo at timo di smarrimento nella manovra del gol di De Sisti, ma non ha mai perduto il controllo della partita. Brutte figure A parte gli errori di impostazione, di tattica, di valutazione sullo stato psicofisico degli atleti, i responsabili azzurri hanno anche costretto i loro uomini migliori a figuracce davvero immeritate: Rivera non è più Rivera se non ha gli appoggi di Benetti, e senza Rivera muore d'inedia e per mancanza di ingegno Prati, mentre Maz- zola all'ala, fischiatissimo co squadri me un ladro di maglia (quella di Domenghini, invocato sempre dal pubblico: vi sono Paesi in cui il culto dei morti è inarrivabile), ha speso tutto di se stesso, ccn puntiglio, feroci; agonistica, è stato di gran lunga il migliore della ma cosa poteva fa re in quel bailamme di nomi e di piedi che non esistono più o che faticano a reggersi persino nelle più assurde ipotesi discusse nei bar? Floscio e smarrito il cen trocampo, come sempre, mes sa in crisi la difesa, impla cabilmente stretti gli attaccanti, la partita degli azzurri poteva solo degenerare: e infatti si sono visti falli cla- stordito fino alla confusione. Sui tanti allori della ditta « Valcareggi and company » scende la polvere. Com'erainevitabile, ma anche comecocciutamente si è voluto,senza dar retta a miti o irri-tati consigli, senza accettarela lezione realistica del cam- pionato, senza pensare al fu- turo, che non è lontano ma immediato. E cosi, siccome talvolta nel calcio a dispetto dei proverbi hanno ragionegli assenti, rivedremo Domenghini in Nazionale contro gli irlandesi, se nulla cambia, se si continuerà a considerare questa sconfitta non come una indicazione importantissimama come un incidente sul lavoro, piccolo e «amichevole». La Spagna di Kubala non è una squadra di campioni assoluti, tutt'altro: è semplicemente una squadra che gioca al pallone, bene impostata coriacea, che sa difendersi costruendo labirinti tra la linea del centrocampo e la sua area di rigore e poi cambia passo, aumenta il ritmo e libera un uomo o due in attacco. Kubala sa il suo mestiere e tiene in mano unapattuglia che non spreca, checonosce saggiamente i pròpri limiti, che non soggiacea deformazioni divistiche individuali. Ha vinto con regolarità, non potendo certocontare sull'aiuto dell'arbitro( l'unico vero «casalingo» visto a Cagliari), un pareggiocomunque ottenuto da parte degli italiani l'avrebbe defraudata di un successo le I j | j 1 I rgiiicl| Cagliari. Domenghini rincuora Mazzola (Tel. Olympia) o tri da autentica guerriglia. Non è servito a niente, anzi ha avvelenato ancor di più l'atmosfera già torbida di una giornata nata maledetta e maledettamente sospinta I verso una conclusione che la logica poteva prevedere, ma che l'esercizio critico deve I mantenere a fuoco in tutte le sue più sottili sfumature, anche a costo di provare tristezza e vergogna. Ecco le reti: 35' del primo tempo: gli spagnoli stringono la nostra area in un'azione d'attacco, Claramunt cerca di passare a Pirri un pallone che qualcuno devia evitando il fuorigioco dello stesso Pirri. Dove sono Burgnich e Bertini cioè il nostro libero e il marcatore di Claramunt mentre Pirri scodella il pallone oltre il povero Zoff brancolante a mezz'aria? E subito il pubblico, irridendo, grida « due. due ». a ludibrio della squadra italiana che in questo momento sta facendo soffrire milioni di tifosi. Pubblico subito accontentato: 40'. ancora Claramunt corre e smista veloce a Churruca, Rivera «beve» incredibilmente una finta plateale, la palla arriva a Uriarte proiettato come un bisonte: stangata nel « sette » con Zoff che non può far nulla ed è 2 a 0. Il gol italiano al 34' del secondo tempo in confusissima rissa dovuta a una serie di errori della difesa spagnola: un cross da destra, Prati si trova libero a porta vuota, riesce grossolanamente a sbagliare, sul pallone ribattuto indietro il piede di De Sisti imprime una traiettoria che indovina un corridoio tra decine di gambe in moto. Salva la bandiera, come dice il trito e ritrito frasario che si ! spreca in queste occasioni? Pròprio no, conveniamone a ' mente fredda e a occhi lucidi. Trapianti da fare Il non gioco degli azzurri ha dunque raggiunto le cime più alte della sua impotenza, | quasi metafisica. Nel linguaggio babelico di uomini e stili diversi, che non riescono ad amalgamarsi pur giocando insieme da anni, che non riescono a far blocco perché non si potrà mai impastare una banana e un mattone, un carciofo e un gelato alla fragola, bisogna indovinare il punto debole decisivo: che consiste nella scelta, nell'impostazione tattica, nelle disposizioni di panchina. E cosi ri irniamo a Valcareggi, come sempre e certo non per mania nostra. Questi senatori del nostro ca'cio hanno proprio ieri riscosso i loro lauti e meritati premi messicani. Ottima cosa saldare i debiti. Ora, rimesso a ciascuno il suo, è necessario ricominciare da capo. Con attenzione, realismo e senza rispetto umano .o divistico. Un solo conto non è stato saldato al S. Elia (che probabilmente avrà nei prossimi giorni un aiiratella- pcmgdigCdnsadnrznfPdda l e l , u e e o a e a o , o n a ) mento ad honorem con qual- | che stadio di Madrid) ed è j ., , , ,. 1 il conto aperto con gli spot- tivi italiani: ai quali la Na- I zionale è da restituire con urgenza, a costo dei trapianti più arditi. Nel finto e provvisorio coraggio di Valcareggi, pacatamente blandito da certa critica in questi ultimi giorni, si può trovare l'esempio di come il vero nerbo derivi da altre doti. Il coraggio j ci vuole, ma quello vero, quel- | io che sa misurarsi con la I realta e trarne profitto. Il resto è finzione, scena, alibi morale. E ora non ci si ven-1 i ga a dire che si trattava di j | un incontro amichevole: que- j sto è un incontro storico. Si i scende dal vecchio carrozzo-1 ; ne per salire su uno nuovo: | anche se costa doverlo aspet- ; I tare qualche minuto di più 1 ' alla fermata. Giovanni Arpir.o | ' I j i Italia Spag na 1 2 Bet, Facchetti; Burgnich (Fer- sITALIA: Zoff; Bertini, Rosato, rante dal 46'); Mazzola, Rivera, Boninsegna, De Sisti, Prati. SPAGNA: Iribar; Sol, Gallego; Costas, Tonono, Claramunt; Amando (Marciai dal 68'), Pirri, Garate (Arieta dal 76'), Uriarte, Churruca. Arbitro: Frauciel (Francia). Reti: Pirri 35', Uriarte 40'; De Sisti 79'. Spettatori: 30 mila circa, dei quali 24 mila paganti, per un incasso di 60 milioni circa di lire. (Dal nostro inviato speciale) Cagliari, 20 febbraio. De profundis per Valcareggi e Ir sua agonizzante Nazionale. E' caduta una stella, è finita la fortuna, anch'essa stanca di concedere i suoi favori a gente che ne ha goduti fin troppi. Per una volta ci sia consentito di non indulgere a eccessi di cronaca, tra l'altro amara e sconfortante. E' un giorno da segnare con una pietra nera, questo. A Cagliari, nel rigurgito masochistico di un pubblico che tifava Spagna, gli azzurri Iranno detto addio persino all'ombra di se stessi. Mai la squadra nazionale ha dovuto subire e patire tanto, a ennesima dimostrazione che di « amichevoli » in calcio non ne esistono più, che è sempre battaglia, crudele e continua. Il pubblico, anzitutto: apparentemente era deluso e inferocito per l'assenza dei sardi in squadra, in profondo era sconvolto per la decadenza che la sua città subisce in questa annata sportiva: nessun miracolo di Riva, nie"''1 Coppe dei Campioni, addio allo scudetto. Una frana che poteva trovare liberazione inconscia solo urlando contro chi occupa lo spazio vuoto, fosse pure un tuo fratello. Questa è l'unica spiegazione possibile, da caso psicoanalitico e non soltanto sociologico, nella Cagliari di oggi, diventata la Reggio Calabria dplln contestazione calcistica italiana. Scende la polvere Ed eccoci a Valcareggi: ha sbagliato due volte, ha perso due partite in una. Prima con la formazione raffazzonata stesa sulla carta (con uno stopper che fa il terzino, con un centrocampista che fa l'ala, con almeno quattro gio- I catori al limite più basso della condizione fisica ) e poi sul j campo. Perde 2 a 0 alla fine di | un tempo e cosa fa Valeareg- j gi? Sostituisce il « libero ». Non pensa neppure a rinforzare l'attacco, a inserire Do-1 menghini per placare la fol- I la, a far giocare Mazzola in una zona più congeniale, ad arretrare De Sisti al posto di un Bertini dilettantesco e I « sincstalaI pI tI im1 tdggisqinmvèacccclsbeaspcpac