Il bel paese delle canzoni che non studia la musica

Il bel paese delle canzoni che non studia la musica RICOMINCIA DA GIOVEDÌ LA GARA DI SANREMO Il bel paese delle canzoni che non studia la musica Ogni anno si producono in Italia oltre cinquemila canzonette; e si spendono 32 miliardi per l'acquisto di dischi, di cui 24 per la musica leggera - Le Case discografiche sono salite a 325; poi qualcuna non ha retto alla concorrenza - Dal Festival tulli si attendono novità: irja gli esperti puntano sul gusto più tradizionale ( Nostro servizio particolare) Roma, 20 febbraio. Dove va la canzone italiana? Di rado all'estero, per lo piti resta un prodotto lutto in casa, e in casa da consti \ unirsi. La vita inedia d'un disco sul mercato, che era di sei-sette mesi fino a pochi anni, la, s'è accorciala velocemente: due-Ire settimane, un mese se va bene, e poi il « successo » ingiallisce e va a finire Ira le giacenze difficilmente smaltibili. Nel 10114 flu un (inno flagellato dagli « urlatori » che tacevano sobbalzare persino la scala Mercalli). bastò che spuntasse « Una lacrima sul viso » di Bobbi/ Solo, busto che una ragazza, Gigliola Chitinelli, soffiasse nel microfono il suo pudibondo diniego f« Non lio l'età»), e tulli i pronostici vennero rovesciati, gli. «urlatori» posti in fuga. La ti lacrima » di Solo gocciolò in un milione c mezzo di esemplari, mai stala una lacrima cosi preziosa nel pur lacrimoso canzoniere nazionale, e Gigliola si prese gli applausi delle mamme italiane e, cosa insolita per non dir mai avvenuta, nel caso d'un cantante, una speciale gratulatoria in prima pagina dall'in Osservatore Romano ». Ma dopo d'allora, la quota d'un milione di dischi diventò il miraggio sempre inseguito e poche volte raggiunto dalle «case». Vent'anni or sono, le case discografiche si contavano, in Italiu, sulla punta delle dita; oggi sono trecentoventicinque. Qualche fallimento, flessione nelle vendite del « quarantacinque giri ». tendenza alla concentrazione delle ttease»: questa la situazione di fondo. Negli anni di Gigliola Cinquetti e di Bobby Solo sulla cresta dell'onda, il disco piccolo rappresentava il novanta per cento delle vendite. Nel 1UU9, poco più del sessanta: in compenso, erano salite al venticinque per cento le vendite delle « musicassette » e al dieci-dodici quelle del «trenlatré giri». Nel 11)70, la vendita del « trentatré giri » è salila al trentun per cento con questa ripartizione: (14 per cento musica leggera. 24 musica classica, 3,6 jazz. Questi dati comportano due considerazioni: da un lato il pubblico non s'accontenta più d'una sola canzone, ma preferisce un disco più completo che dia. d'un cantante, un ciclo di prestazioni abbuslan za omogeneo e complesso. Dall'altro, la clientela del negozio di dischi sta perdendo la sua ti base » popolare, e la maggior vendita dei dischi di prezzo e di qualità superiore non compensa questa defezione. Di qui. l'importanza di « Canzonissima », ed ora del Festival di Sanremo: la discografia nazionale spera di rimontare la posizione di stallo della canzonetta, s'affida alle grandi manifestazioni tt promozionali » per imporre il suo prodotto di più largo constano. Ma ogni anno si producono in Italia non meno di cinque-seimila « titoli », e in un mercato iperaffolluto la lotta per la sopravvivenza diventa spietata. Si spendono, in Italia, non meno di trentadue miliardi per l'acquisto di dischi ni un anno: ventiquattro per In musica leggera. La ressa intorno a questa torta da spartire ha in Sanremo il suo epicentro, o almeno il suo momento più spettacolare. Come sarà la competizione'.' Che canzoni ci sono stale preparale'.' Bisogna dir subilo che l'attesa di quest'anno s'è fatta più nervosa che gli anni scorsi, proprio perché, dietro le quinte, più animosa e violenta s'è falla lu disputa per conquistare un posto sulla riballa, per cacciare il concorrente. Dice Rti-' duelli che non è da meniviOliarsi se la sedia c caduta su ehi è caduta: « Lu coni missioni hanno scollo il meglio, che c'è eli strano se hanno prevalso i migliori, le migliori caso discografiche, i migliori autori? Sono diventalo rauco a forza di spiegarlo. Vorrei solo che i detrattori del Festival mi indi cassero quali altre commissioni di scelta possono state alla pari con le nostre. Infine, come sempre, l'ultima giudizio spetta al pubblico ». Al pubblico, questo limitici- \ cmrrtirvpsPldcmsaNlbcuz Milano. Adriano Cclcntuno c la moglie registrano la canzone di Sanremo (Ciornailoio) come si parla, si ricorda come si ricorda, senza trasfigurazioni liriche o concessioni retoriche. Nella canzone «Santo Antonio, San Francisco ». il narratore rivela che la sua ragazza, di nome Jolanda ave- | sdtmCtspva i. piedi « tanto lunghi — j cportava la misura quaranta-1 tsei ». Nella canzone SorrisoParadiso la dimensione dell'eterno, cara ed canzoniere i degli anni 11 cinquanta ». si ri- j nconduce a proporzioni più smodeste e ragionevoli: « Una | msegdadt. una scena della commedia j asola ora d'inglese - Oggi è assai più lunga d'un mese ». Nella canzone Lo schiaffo, l'attacco sembra levato da borghese: « Ah, giusto era te che aspettavo - Volevo darti uno schiaffo». Un'altra canzone entra nell'intimità del talamo, tt II letto è calelo - e lui non è qui ». Le rose: chi non ricorda l'importanza delle rose nel genere di cui stiamo discorrendo? Siamo diventati avarucci, in materia di rose, e anche di messaggi scritti: « Io non ti manderò 9 rose - Io non ti scriverò frasi ». minaccia uno di questi componimenti. Tutto vecchio? La canzone italiana va dove la si vuol portare: purtroppo non nella direzione del rinnovamento, ma piuttosto del consolidamento di posizioni già acquisite sul mercato. Tutto ciò, in un circuito chiuso: la televisione lancia chi già è lanciato, i teatri non son da meno; le case discografiche, allegando rugioni impellenti di cassetta, rifuggono dalle avventure, e Sanremo chiude la girandola delegando al pubblico tt il giudizio definitivo » e cioè la consacrazione trionfalistica di I valori predestinati al succes- ì so. E non si creda che il volgere di spalle al Festival da parte'di numerosi divi « sto-\ rici » della canzone, e la loro j sostituzione con cantanti del tutto oscuri, sia al pubblico sia agli intenditori, valgano a ì mutare il quadro; anzi, se mai, la diagnosi diventa nuche più severa. Chi decide, e in che modo? Visto che il Festival ha una | sua fisionomia, una suu dimensione ncizionulc e internazionale, e una sua platea che corrisponde praticamente all'intera utenza televisiva, non sarebbe giusto pensare di già ad un sistema diverso di preselezione, in modo che, in futuro, le tt guarentigie » fornite al pubblico nella fase !fossero estese anche all'istruttoria? Con buona puee dei ttdue Erre» quest'esperimento non è mai slato tentato, e sarebbe invece l'unico che ci potrebbe dire veramente dove va la canzone italiana. Se si tratta soltanto di giudicare tt saponette » non è dui: vero il caso di scomodare tanta gente e tanti notai. Gigi Ghirotti iiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiii avanzate e. autorevolmente recepite da chi doveva. Si dirà che la scuolu italiana ha altre gatte da pelare, tuttavia si ha la sensazione che la musica come metodo per la crescita della personalità e per l'affinamento del gusto, sia destinala a rimanére lungamente nell'anticamera della scuola. Condividiamo con l'Afganistan e con pochi altri paesi del mondo questa triste condizione di selvatichezza musicale, con il risultato che solo sette giovani su cento (al di sotto dei vent'anni) conoscono la gioie e la tensione spirituale che comporta l'apprendimento diretto della musica attraverso uno strumento suonato personalmente. Le statistiche ci dicono che sessantasei italiani su eenlo non hanno mai ascollalo Mozart, nove su edito conoscono Giuseppe Verdi solo perché appare nelle banconote da mille lire. Un segno di rottura, tutta via, si scorge. Il successo del ^ilm « Anonimo veneziano » ha portato un imprevisto: la slampa in grande tiratura e la 'ristampa del « Largo » di Benedetto Marcello nell'arrangiamento di Stelvio Cipriani e unche nell'originale. E', probabilmente, la prima volta che il pubblico viene interessalo in misura cosi imponente ad un fatto di musica classica, non ad una tt saponella ». Anche Vivaldi Nel corso della passata cstitle, nuche i. ti Solisti veneti » ebbero un buon successo con Vivaldi. Ciò fa ritenere che, operando con maggior coraggio, una manifestazione come il Festival di Sanremo si sarebbe potuta distaccare dui criteri strettaniente commerciali che presiedono alla suu nascila, e costituire un'occasione preziosa per proporre ul grande pubblico, filialmente, lina tavolozza di valori davvero nuovi. Dove va la canzone italiana, dunque'/ Un'occhiata ai testi: chi s'aspetta il trionfo del tt cuor » in rima con tt amor ». resterà deluso; quest'anno la tendenza è alla canzone « del reale, del vissuto ». Si calila li non lo dice, spella solo il giudizio sulle canzoni che saranno presentate. Le altre, giustiziate per la strada, non potranno subire nessun giudizio popolare in quunlo lu meccanica delle selezioni ha operato prima che si mettessero in moto la mobilitazione notarile, la complessa organizzazione delle giurie e tutto il resto. Ma la ribalta è stretta, e al massacro preventivo in qualche modo bi sognava pur giungere. Come saponette l'urlando di canzoni, dice Endrigo che « una saponetta vai l'altra», e cioè non vedremo balzar fuori nulla di strabiliante da Sanremo, le canzoni saranno piti o meno quel che il pubblico s'aspetta, quel che sono sempre state, manufatti ben profumali, bene incartali, ma sempre tt saponette ». Ci si domanda se questa doveva essere la sorte della canzone italiana, e se il festival più popolare del mondo non sarebbe po luto diventare un banco di prova per qualche esperienza diversa, un po' imicu tanto) diversa da un lancio di « saponette ». La risposta è difficile: il gusto musicale degli italiani, lo sappiamo, è Ira i più sottosviluppati. Negli ulliiiii decenni, non meno di venticinque proposte per | l'istituzione di corsi di educazione musicale, nelle .setto- j le sono state autorevolmente