A pari fede pari salario

A pari fede pari salario A pari fede pari salario I preti in Francia chiedono uno stipendio uguale, sia a Parigi sia in provincia (Dal nostro corrispondente) Parigi, 19 febbraio. La Chiesa di Francia è ricchissima, ma nessuno conosce esattamente il suo patrimonio, e finora c'era anche una certa confusione — voluta, secondo certuni — nella gestione dei beni. Una commissione è stata quindi creata per riorganizzare le finanze, e ne è risultato un lunghissimo rapporto, che mette in evidenza la necessità d'imporre a tutte le diocesi un identico modo di tenere i conti, affinché sia possibile vederci chiaro, e fare eventuali paragoni. Le parrocchie hanno tre specie di introiti: le questue ordinarie, il cosiddetto « casuale » (cioè le somme incassate con la celebrazione di messe, di battesimi, funerali, vendita di ceri, ecc.), le offerte volontarie, istituite nel 1905 dopo la separazione fra lo Stato e la Chiesa, che servono ad assicurare una rimunerazione ai ministri del culto. Risulta che l'ammontare delle questue è in continua diminuzione, mentre il « casuale » « è stazionario e sono in aumento le offerte che. Tanno scorso, hanno raggiunto 140 milioni di franchi (16 miliardi di lire) per tutta la Francia. La media per abitante varia tuttavia a seconda delle regioni: da un franco a quasi sette franchi all'anno ». E, paradossalmente, quelli delle regioni più povere sono i più generosi. L'inchiesta ha permesso di analizzare ugualmente in che modo vengono « stipendiati » i preti, da regione a regione. Nella maggior parte delle diocesi viene lasciato ai sacerdoti ciò che incassano per la messa (da otto a dieci franchi al giorno), più il « casuale » (funerali, matrimoni, battesimi ecc.); essi ricevono inoltre dal vescovado una somma che varia, a seconda dei casi, da 1320 a 5500 franchi all'anno, più vari assegni e premi. In certe diocesi, invece, 1 preti versano all'arcivescovado tutto quel che incassano, ed esso ridistribuisce il tutto in parti uguali a ognuno, aggiungendo eventualmente « indennizzi di funzio¬ ne », a seconda delle spese che l'interessato deve sostenere. In varie grandi diocesi, l'arcivescovado versa addirittura un vero e proprio « stipendio », basato sulle necessità del sacerdote: 870 franchi a Parigi, 720 a Reims, 675 a Rennes... Ognuno, dal parroco al vescovo, riceve la stessa somma, ma versa all'arcivescovado tutte le somme ricevute (messe, battesimi, ecc.). Anche i preti che insegnano, o scrivono articoli o libri, o lavorano in una fabbrica, devono versare alla cassa comune ciò che incassano, e ricevono lo stesso stipendio dei colleghi. Il sistema della cassa unica e di uno « stipendio » uguale per tutti è quello che viene auspicato dalle superiori autorità ecclesiastiche, e che si dovrebbe generalizzare. Altrimenti molti preti, specie nelle campagne, continueranno a vivere miseramente, mentre i parroci di certe chiese dei quartieri eleganti di Parigi incassano ogni settimana somme elevatissime. | —, 1. m.

Luoghi citati: Francia, Parigi, Rennes