Chiesti 6 anni per l'ex sindaco di Albissola accusato di farsi pagare le licenze edilizie di Filiberto Dani

Chiesti 6 anni per l'ex sindaco di Albissola accusato di farsi pagare le licenze edilizie La requisitoria del Pubblico Ministero al processo di Savona Chiesti 6 anni per l'ex sindaco di Albissola accusato di farsi pagare le licenze edilizie Il P. M. non ha accettato la confessione dell'imputato il quale ha ammesso di essersi fatto corrompere - « Più che una confessione, ha detto, è stata un'abile manovra difensiva per fare mutare l'accusa di concussione in quella meno grave di corruzione e trascinare sul banco degli imputati i suoi accusatori » - Proposto il condono di un anno (Dal nostro inviato speciale) Savona, 18 febbraio. Sei anni di carcere (di cui uno condonato) e interdizione perpetua dai pubblici uffici per Raimondo Pereyra de Leon, l'ex sindaco socialista di Albissola Marina imputato di concussione continuata: è la condanna proposta stasera ai giudici del tribunale di Savona dal pubblico ministero dott. Camillo Boccia, al termine della sua requisitoria. All'ex sindaco, l'accusa fa carico di aver indotto gli impresari edili Gian Luigi Alessi e Francesco Badino «a dargli indebitamente la somma di 14 milioni e 700 mila lire », nonché ad assumere altrettanto indebitamente « l'impegno di cedergli gratuitamente un appartamento del valore di 8 milioni e 200 mila lire »: tutto i ciò, sempre secondo l'accu| sa, in cambio di tre Ucenze i di costruzione e di abitabij lità. Il magistrato non ha accet. tato la tardiva confessione di | Raimondo Pereyra che ieri I (dopo aver sostenuto per due | anni la propria innocenza ) ha ammesso di essere stato corrotto dal suo principale accusatore, Gian Luigi Alessi. « Più che di una confessione — ha detto il pm — si è trattato di un'abile e sottile manovra difensiva ». E ne ha spiegato il perché con tre motivi: 1) l'ex sindaco si è reso conto di essere alle corde; 2) il reato di corruzione è meno grave di quello di concussione e, oltre tutto, può cadere sotto il beneficio della amnistia; 3) l'ex sindaco vuole vendicarsi dei suoi due accusatori, ben sapendo che se fosse riconosciuto colpevole di corruzione, questo reato dev'essere esteso agli stessi due accusatori. Sostenendo quindi che Raimondo Pereyra è stato un concussore e non un corrotto, il magistrato gli ha negato il beneficio delle attenuanti generiche. « Non le merita per il suo comportamento processuale e per la gravità dei fatti » ha detto. Alle stesse conclusioni erano giunti, prima della requisitoria del pm, i due patroni di parte civile, gli avvocati Angelo Germano e Ernesto Monteverde. Domani pausa. ì o o a o n e - La discussione riprenderà sabato mattina con le arringhe della difesa e si concluderà in serata con la sentenza. Ogni processo una storia: questo nasconde un retroscena sconcertante che oggi il Tribunale ha cercato inutilmente di chiarire. Riguarda la grave affermazione fatta ieri in aula dall'impresario Gian Luigi Alessi: « Raimonì do Pereyra chiedeva continuamente soldi. L'ultima sua richiesta fu di 40 milioni ». I giudici hanno voluto saperne di più e l'impresario li ha accontentati: « Nel gennaio del '68, prima ch'io denunciassi il sindaco alla Procura della Repubblica, il dott. Alberto Bonfiglio, assicuratore, mi chiamò nel suo ufficio. Disse che agiva per incarico di una persona che non poteva nominare e per conto di questa mi fece una proposta ben precisa: per mettere a tacere tutte le voci che circolavano ad Albissola Marina a proposito dei miei rapporti con il sindaco, avrei dovuto scrivere una lettera di ritrattazione delle accuse che da tempo muovevo al sindaco medesimo, consegnare tutte le prove di cui disponevo e, infine, sborsare un certo numero di milioni, 40 per l'esattezza. «La stessa proposta mi venne successivamente fatta dall'ing. Federico Bertone — ha continuato l'impresario — anch'egli inviato da persona che preferiva rimanere nell'om! bra. Come contropartita, mi j fu detto, avrei potuto contare | sulla buona disponibilità del \ ] sindaco per la sistemazione | di tutte le questioni inerenti alla mia attività di impresario e, in più, sulla lottizzazione di un certo terreno che mi interessava. Respinsi con sdegno queste proposte dicendo chiaro e tondo che non intendevo subire altri ricatti» Per conto di chi agirono i due ambasciatori? Il dott. Al- j berto Bonfiglio, chiamato sta-1 mane sulla sedia dei testimoni, non ha avuto difficoltà ad indicare il nome del suo caspevtuctgpsr, j mandante, l'avv. Camillo Bec o l , i o n ie lr oaà a l a as n ie ce. « Sapendo che ero in buo- Ini rapporti con Gian Luigi |Alessi — ha raccontato — mi consigliò di suggerirgli che era bene sistemare ogni cosa per evitare uno scandalo, Tutto qui ». Vigorosa la reazione di Gian Luigi Alessi, messo a confronto con il teste: « Tutto qui un accidente. Il dott. Bonfiglio mi fece delle proposte precise, quelle della lettera, delle prove e dei 40 milioni, tanto che io m'infuriai. Adesso nega perché cerca di coprire le spalle all'avvocato Becce ». Il dott. Alberto Bonfiglio non cambia però d'una virgola la sua deposizione. E' la volta dell'avv. Camillo Becce, il mandante. « E' vero — ammette subito — suggerii io al dott. Bonfiglio di intervenire.presso l'impresario. Perché tutte le voci che circolavano sul conto del sindaco e dell'impresario diventavano sempre più in- controllabili. D'altra parte, ad Albissola Marina c'erano state delle violazioni edilizie piuttosto macroscopiche ed era presumibile che quelle voci avessero un fondamento. Era opportuno trovare una via d'uscita, non provocare una situazione di rottura ». Presidente — Fu lei a suggerire anche le specifiche proposte? Becce — Assolutamente no. Ed ecco il secondo ambasciatore di pace, l'ing. Federico Bertone. « Ùn giorno — dice — venne da me un signore sui 45 anni il quale mi pregò di riferire a Gian Luigi Alessì e a suo cognato che le loro divergenze con il sindaco sarebbero state appianate con soddisfazione di tutti se avessero scritto una lettera di ritrattazione e consegnate le prove in loro possesso ». Presidente — Chi era quel signore? Bertone — Non riuscii ad afferrare il suo nome. Presidente (sbalordito) — Come, lei non si preoccupò di sapere con chi stava parlando? Bertone — Non è scritto da nessuna parte ch'io debba chiedere il nome delle perso¬ ne che vengono a parlarmi in ufficio. Presidente — E' vero o no che lei parlò all'impresario dei 40 milioni e della lottizzazione di'un terreno? Frantumate da ima serie di « Non ricordo », « Forse », « Non escludo », le risposte del teste non chiariscono niente. Così come non chiariscono il motivo per cui il misterioso « signor X » aveva tanto interesse a soffocare lo scandalo, in quei giorni prossimo alla maturazione. Filiberto Dani

Luoghi citati: Albissola Marina, Savona