Adesso gli svedesi apprezzano lo snobismo di parlare italiano

Adesso gli svedesi apprezzano lo snobismo di parlare italiano L'ATTIVITÀ DEL NOSTRO ISTITUTO DI CULTURA Adesso gli svedesi apprezzano lo snobismo di parlare italiano (Dal nostro corrispondente) Stoccolma, febbraio. Uno degli edifici più belli ed originali di Stoccolma indicato come attrazione dalle guide turistiche, è l'Istituto italiano di cultura. E' una costruzione moderna a forma di navicella, al limite del quartiere delle ambasciate. La punta della « navicella » è rivolta verso un prato immenso che si perde ai piedi di una collina, sulla cui sommità, nel secolo scorso, i sovrani di Svezia si recavano con l'intero Stato Maggiore a veder sfilare le truppe. La sede dell'Istituto è sorta nel 1959 per la donazione di un mecenate, quando la lingua italiana era quasi sconosciuta in. Svezia. Oggi, nei suoi locali, circa mille allievi si avvicendano ogni ànha per impararla. Ma altre migliaia la studiano a scuola o per corrispondenza, attraverso la radio o la tv, dai confini della Danimarca alla Lapponia. Un autentico boom L'Istituto italiano di cultura è nato nel 1941, con sede in un modesto appartamento. Tra i suoi direttori di allora si ricorda il romanziere Pasinetti. oggi insegnante in un'università americana. Ma fu Carlo Maurilio Lerici a volere il nuovo edificio, sostenendone le spese: oltre 300 milioni di lire. E a dirigere l'Istituto fu chiamato il prof. Sergio Ponzanelli, tuttora in carica: non vi è alcun dubbio che il boom della cultura italiana in Svezia, con le sue ripercussioni in ogni campo, sia opera e merito di questo toscano, appassionato, capace e instancabile. Il direttore italiano si è ribellato a certi concetti antiquati, ha abbandonato la consuetudine di limitarsi a parlare e a diffondere solo i glandi e i piccoli classici. Pur non trascurando Dante, Petrarca o Leopardi, egli ha soprattutto latto conoscere aua dvezia l'Italia di oggi. Ha fatto dell'Istituto qualcosa di vivo, adeguandone la attività ai metodi e alle esigenze di un'impresa commerciale o industriale. E oggi si può dire che l'Istituto, gestito dallo Stato italiano, ripaga largamente le spese di cui necessita. La maggior conoscenza dell'Italia, di valore inestimabile sotto il profilo culturale e morale, si traduce anche, prima o poi, in apporti di valuta. Il compito dell'Istituto, in senso ristretto, è quello di « fare accogliere favorevolmente la produzione artistica, scientifica, ieiteraria e culturale italiana in Svezia ». Avere applicato questi concetti in senso liberale, con spirito moderno è la ragione prima dell'attuale successo. Basti dire che questa diffusione metodica e capillare ha portato addirittura la lingua italiana nelle università, anche se per il momento come materia facoltativa e complementare. A Stoccolma, Lund, Uppsala e Goteborg vi sono lettorati unversitari di lingua italiana affiancati da corsi di fonetica. Vi parteci¬ pano studenti attratti dalla nostra arte, dalla nostra musica e dalla nostra storia, o dal desiderio preciso di dedicarsi all'insegnamento dell'italiano. Un sicuro fascino All'Istituto la maggior parte degli allievi, almeno il 90 per cento, è costituita da donne, specialmente giovani. Gli allievi appartengono a tutte le categorie sociali e dichiarano che il loro interesse per la lingua italiana è dovuto in genere alla presa di contatto con il nostro cinema, moda, turismo o letteratura. « Dai discorsi con i miei allievi — dice il prof. Ponzanelli — si rileva chiaramente che l'Italia ha conservato sugli svedesi vn grande fascino. La gente e attratta dalla nostra arte, dalla nostra cordialità, ualla nostra gentilezza. Vengono poi-^ all'Istituto coloro che non sono allievi, ma che noi definiamo amici. Li vediamo in occasione d'un film o d'una conferenza. E in genere ci ritornano, vogliono sapere di più, chiedono di conoscerci meglio ». Come esempi di conferenze si possono citare quelle tenute da Gabriele Pescatore, che ha parlato della Cassa per il Mezzogiorno, dal costruttore Riccardo Morandi e da Giuseppe Petrilli, presidente dell'Iri. L'Istituto svolge poi un altro tipo di attività, costosa ma di certo utilissima: invia regolarmente alle scuole svedesi, fino alla lontana Lapponia, opuscoli illustrativi e manifesti sull'Italia. « La maggior parte di coloro che ricevono il materiale dell'Istituto — dice Ponzanelli — l'Italia finora non l'ha mai vista. Non c'è dubbio che un giorno, presto o tardi, vorranno andarci di persona ». E' anche per questo che all'Istituto si tengono mostre dedicate all'una o all'altra città: illustrandone la storia e la civiltà, dai fossili, dai tesori dei musei, alle più recenti creazioni. Illustrando a fondo una città alla volta, si compie un'opera di propaganda selettiva che garantisce sicuri risultati. Diffondiamo cultura e creiamo nel contempo turisti potenziali. Walter Rosboch