Ricerche per prevenire le "metastasi,, tumorali di Angelo Viziano

Ricerche per prevenire le "metastasi,, tumorali Scienziati di fama internazionale a Sanremo Ricerche per prevenire le "metastasi,, tumorali Quando il cancro si ripete in una sede diversa da quella iniziale - Il « punto » sulle attuali conoscenze e le speranze per il futuro - Attesa per la relazione di Huggins (ormoni e diffusioni leucemiche) - Esperimenti su animali i Dal nostro inviato speciale) I Sanremo, 17 febbraio. Domattina, giovedì, nella Sala dei congressi d'un grande albergo, si aprirà qui a Sanremo un Simposio in- gmllneternazionale di cancerologia i sdedicato alle « metastasi tu- I smorali ». Si- l'ara, cioè, il pun- ! nto sul grave fenomeno per cui i tumori maligni, più o meno secondo i tipi, hanno tendenza a riprodursi a scadenza di tempo varia in una sede diversa dalla primitiva, passando da un organo ad un altro anche distante. Se ne intende rimettere sul tappeto per una chiarificazione i fattori causali sinora individuati, per contrastarne terapeuticamente l'azione e, meglio ancora, per prevenirne addirittura l'intervento. Dal successo di questa aspirazione deriverà il successo definitivo dei risultati delle prestazioni chirurgiche, radiologiche e chemioterapiche, praticate a giusto tempo sul tumore nella sua sede originaria. I relatori sono di chiara fama internazionale: C. Huggins, Premio Nobel, di Chicago; B. Fischer, di Pittsburg; C. M. Rudenstam, di Goteborg; A. S. Ketcham, di Bethesda; P. Alexander e G. H. Farléy, di Londra; B. Halpern, di Parigi; gli italiani S. Garattini e C. Sirtori, di Milano. I! simposio è organizzato dalla Fondazione C. Erba, presieduta di Sirtori, in collaborazione con la città di Sanremo. Lo presiede C. Huggins, chirurgo ed urologo, che nel 1957 ebbe la laurea ari honorem dell'Ateneo torinese e nel 1966 il Premio Nobel. Fu il primo scienziato a dimostrare — sulla base delle sue ricerche sperimentali iniziate nel 1938 e delle sue successive indagini cliniche sull'effetto della cura, da lui scoperta, del cancro della prostata mediante l'impiego di ormoni femminili (estrogeni) — la particolare « ormono-dipendenza » di una determinata categoria di tumori. Secondo la sua concezione, avvalorata poi da altri, certi organi e tessuti dell'organismo, sono particolarmente sensibilv-per quanto riguarda lo sviluppa, il trofismo e le loro attività specifiche, a determinati ormoni. Orbene anche quando si sviluppa un tumore maligno da tali organi o tessuti persiste nello stesso senso tale dipendenza ormonale. Huggins aperse, pertanto, nuove vie allo studio del cancro; in quanto prima si considerava la cellula tumorale del tutto autonoma. Inoltre dette un avvio a nuovi indirizzi di cura, o eliminando le ghiandole endocrine quando influenzano lo sviluppo di certi tumori o somministrando gli ormoni antagonisti; cosi nel cancro della prostata, favorito dagli ormoni maschili o androgeni, impiegando gli estrogeni o femminili; nel cancro della mammella, favorito dagli estrogeni, ricorrendo agli androgeni. Sinora i risultati più spettacolari per percentuali altissime di guarigioni si sono avuti nel cancro prostatico. Ora Huggins ha spostato la sua attenzione su eventuali interferenze tra ormoni e diffusioni leucemiche (tema della sua relazione a Sanremo). Le metastasi sono un rischio potenziale, una sorta di spada di Damocle. L'effetto della loro realizzazione non è, tuttavia, sempre eguale ed indomabile. Ora può essere neutralizzato con le stesse armi terapeutiche usate contro il tumore originario; ora la metastasi non è per se stessa veramente attiva a meno che qualche fatto nuovo intervenga ad attizzarla. Evidentemente le metastasi sono subordinate ad una curiosa attività migratoria di cellule maligne che si staccano, quasi come foglie dall'albero, dal nucleo tumorale primitivo. Tale distacco è possibile in quanto gli elementi cancerosi hanno perduto il potere di coesione, consueto alle cellule normali, a causa della degenerazione d'una particolare struttura di ancoraggio intercellulare (c'è anche chi parla d'un rallentamento delle forze vicendevoli di attrazioni di tipo elettrostatico o molecolare delle cellule del tessuto neoplastico). Avviene, pertanto, che cellule maligne migrino attraverso tessuti attorno alla massa tumorale e costituiscano piccole colonie, che poi filano per mete diverse, tuffandosi come embolo nella corrente sanguigna. Laddove poi bloccano un segmento vascolare possono dare luogo a nuovi impianti cancerosi, qualora non vengano disperse e distrutte per una preponderanza di reazioni difensive naturali. Analo- j gdfcdvi gamente si prestano alla loro migrazione ed intercettazione le vie linfatiche. Perché dopo l'arrivo delle cellule morbose nel nuovo organo si realizzi effettivamente il tumore bi- sogna che il tessuto di substrato locale abbia una buo na affinità con quello da cui gli elementi maligni si distaccati. In sintesi, sono nella formazione delle metastasi concorrono fattori a livello del tumore primitivo, delle vie migratorie e del terreno invaso. Si parla di una decina, oltre ad interventi occasio¬ nali, ad esempio traumatici. La loro chiarificazione tende al loro sbarramento terapeutico. Nelle relazioni sanremesi torna ad esempio il fattore agevolante coagulativo. Durante la coagulazione del sangue sulle cellule migranti si stende un reticolo di fibrina protettivo, che oltretutto ne agevola il soffermarsi e l'aderire nel nuovo domicilio, promuovendo il primo nocciolo della metastasi. Orbene poggia su tale rilievo la somministrazione di anticoagulanti, associata a farmaci citostatici (antitumorali), per ridurre appunto la diffusione metastatica. Su vari fronti, comunque, ora è improntata la lotta contro le metastasi. Negli animali da esperimento già sono affiorati incoraggianti risultati di una terapia specifica per prevenirle. Le ricerche eseguite nell'Istituto « Mario Negri » di Milano verranno illustrate al Simposio: motivo di più per l'interesse all'odierno Convegno scientifico di Sanremo. Angelo Viziano

Persone citate: A. S. Ketcham, B. Fischer, Garattini, Halpern, Huggins, P. Alexander