L'ultima rivolta?

L'ultima rivolta? L'ultima rivolta? (Dal nostro inviato speciale) Reggio Calabria, 15 febbraio. Reggio è agli ultimi giorni della sua rivolta? Oggi, dalla « marcia del dolore » voluta con ostinata incoscienza dai « falchi » proprio mentre a Catanzaro si riuniva il Consiglio regionale, è nata la più drammatica mattinata di questa quarta fase della sommossa. In centro, lungo corso Garibaldi e nelle strette vie che si arrampicano verso la città alta, s'è combattuto con accanimento per quasi tre ore. I guerriglieri non erano più di 400-500, ma sono andati all'assalto con furia fredda, quasi sfidando i reparti. Accanto alle pietre e alle «molotov», sono riapparse le pistole. A Sbarre undici colpi di rivoltella sono stati sparati contro una colonna della Celere. Sempre a Sbarre, l'effetto delle bottiglie incendiarie è stato decuplicato dall'olio sparso sull'asfalto. Agenti e carabinieri si sono difesi. Prima con l'acqua colorata degli idranti. Poi con decine di candelotti. Sotto la tempesta di sassi, spesso i fumogeni sono stati tirati ad altezza d'uomo. Così, alle 11,30, in via Aschenez, è stato colpito al viso un ragazzo di sedici anni, Vincenzo Doldo. Partecipava all'assalto o passava per caso? Chissà. Ha avuto una mascella fratturata e una contusione cranica, ed è in condizioni assai gravi all'ospedale di Reggio. Vi sarebbero altri contusi fra i civili. Ventiquattro uomini della Celere e dei carabinieri sono rimasti lievemente feriti. Vi sono ventuno arresti. 'Un pomeriggio di calma, e poi, al calar della sera, Reggio è tornata a bollire. A Sbarre e a Santa Caterina sono ricomparse le barricate. In centro si è radunata molta folla e alle 19 in piazza Italia sono ripresi gli scontri e i tiri di candelotti. Come già sabato, è continuato lo sciopero generale e tutto è paralizzato. Si attendono notizie da Catanzaro. Nulla filtra dai partiti. Si sa soltanto che nella de locale c'è il caos. Stamane, al Palazzo Comunale, s'è tenuto un « vertice » dei leaders locali del partito. C'era nervosismo, sono volate parole grosse, si gridava: «Non possiamo accettare gli ordini di Roma ». Battaglia ha urlato, rivolto agli altri esponenti de: «Io sono pronto a dimettermi, ma voialtri che fate? E che fanno gli assessori?». A poco a poco, si è intravista una linea: i democristiani di Reggio ripetono il loro « no » alla soluzione indicata a Roma: «Il capoluogo non va dato a nessuno, dicono, e Reggio deve essere la sede fissa dell'assemblea ». Tre consiglieri regionali, Lupoi, Iacopino e Intrieri, imitati dall'unico rappresentante del psdi. Mallamace, hanno deciso di non andare a Catanzaro. Poi la voce più clamorosa: pare sia già pronta una serie di dimissioni dalla de, e di esponenti assai in vista. Qualcuno aggiunge (ma la notizia sembra inverosimile) che anche Battaglia lascerà il partito pur restando sindaco. E assieme a queste, ci sono altre voci a turbare la città. Quella, ad esempio, che dall'Aquila sarebbero partiti alla volta di Reggio reparti del reggimento di fanteria « Acqui ». Il questo¬

Persone citate: Battaglia, Iacopino, Intrieri, Lupoi, Mallamace, Vincenzo Doldo