Puglia e Sicilia in allarme troppo vino è invenduto

Puglia e Sicilia in allarme troppo vino è invenduto r e l l n i . a a aa a o oee e oQuali sono le ragioni di questa impasse'? Alcuni riflessi derivanti dal regolamento comunitario vengono posti in discussione e indicati come non ultima componente delle difficoltà del momento. Secondo il dott. Rosario Lentini, commissario dell'Istituto siciliano vite e vino, la decisione di abbassare la gradazione minima dei vini da pasto dai 10 gradi previsti dalla precedente legislazione italiana a 8,5 gradi ha inferto un colpo di sciabola alle possibilità di collocamento dei vini meridionali sui mercati della Cee e in gran parte degli stessi sbocchi nazionali. I tecnici siciliani ritengono che, in questo modo, parecchi milioni di ettolitri di « vinelli » deboli siano entrati in commercio prepotentemente, mentre prima erano esclusi. « Soprattutto i vini sfusi, che nei ristoranti vengono serviti nelle caraffe, mostrano all'analisi una gradazione che prima in Italia era considerata illegale e che ora il Mec ha reso legittima », dice Paolo Lombardo, enologo dell'Istituto vite e vino. La preoccupazione, in effetti, è anche un'altra: si teme che nella pianura Padana vaste zone irrigue, finora giudicate poco idonee ad una « viticoltura di corpo », vengano impiegate a vigneto. « Fra qualche anno », paventano gli esperti siciliani, « ci troveremo inondati dal cosiddetto vino di certe zone non vocate »; e aggiungono con l'aria degli aristocratici sconfìtti: « Per quanto ci riguarda, ci troveremo con le toppe nel fondo dei pantaloni, alla fame ». Contro la sfavorevole congiuntura, pugliesi e siciliani propongono una serie di rimedi. Anzitutto, una modifica al regolamento Cee per i vini da pasto che, almeno in Italia, ripristini la minima gradazione a quota 10. S'intende che per la vaHe del Reno — dove si producono eccellenti vini anche di bassissime gradazioni — una richiesta di questo tipo è inconcepibile. Ma per il territorio nazionale — osservano i meridionali — il ritorno alle norme preesistenti è più che opportuno. La seconda richiesta è meno « meridionale », ed è so statalmente condivisa da un arco di opinione che arriva sino alla Francia: nessun viticoltore della Cee, infatti, s'oppone alla richiesta proveniente dal Sud circa un fermo orientamento contro le importazioni dei paesi terzi: Algeria soprattutto, poi Grecia, Turchia, Jugoslavia ed anche la Spagna. La questione è resa spinosa dai consolidati rapporti tra la Francia e la sua ex area metropolitana del Magreb, e dall'interesse che il Mec ha nel non urtarsi — specie per ora — con nazioni come l'Algeria produttrici di petrolio. afiè«cccdtvmsdcPiitlggspmnrnVini sfusi Siciliani e pugliesi sono concordi nel suggerire a Roma un provvedimento che faciliti la distillazione agevolata di notevoli quantitativi di prodotto giacente invenduto. Lo « stoccaggio privato », ossia la misura comunitaria consistente nell'incoraggiare il collocamento in giacenza dei vini per almeno tre mesi presso la cantina del produttore, per sottrarre temporaneamente masse di prodotto Puglia e Sicilia in allarme troppo vino è invenduto (Dal nostro corrispondente) Palermo, 13 febbraio. Puglia e Sicilia, che da sole producono poco meno di un terzo del vino italiano (nel 1969 rispettivamente 12 milioni c 202 mila ettolitri e 9 milioni e 885 mila ettolitri) sono in allarme. La prima campagna di vendite, dopo l'inizio della regolamentazione Cee nel settore, appare irta di ostacoli e contrarietà assai più del previsto, tanto che vengono messe in forse le illusioni con cui i vitivinicoltori delle due regioni avevano salutato l'avvento del Mec del vino. Distillazione Ecco il dato più preoccupante dell'attuale situazione: 1*80 per cento del vino è invenduto sia in Sicilia sia in Puglia, e ciò significa all'incirca 200 miliardi bloccati. I dirigenti delle Cantine sociali sono preoccupati: 100 in Puglia e 70 in Sicilia, gli organismi cooperativi raccolgono Yélite dei produttori di uve da vino meridionali, i più intraprendenti. Il mercato è fermo e le quotazioni sono nettamente al di sotto dei minimi livelli di remunerazione. Per esempio, le Cantine sociali siciliane, fidando sul « prezzo limite d'intervento» di 765 lire ad ettogrado, garantito per i vini bianchi meridionali dal regolamento Cee, hanno corrisposto si conferenti anticipi di sei mila lire il quintale uva; adesso non riescono a vendere il vino. Le Cantine sociali quest'anno in Sicilia hanno raccolto circa tre milioni di quintali di uva; si comorende quindi come l'esposizione finanziaria raggiunga i 20 miliardi di lire. alla commercializzazione (al fine di tonificare il prezzo), è guardato con scetticismo. « Servirà a poco sigillare le cantine, perché fra tre mesi ci troveremmo nelle stesse condizioni di oggi, al punto di partenza », affermano i tecnici dell'Istituto siciliano vite e vino. Ma le 75 lire mensili a ettolitro, corrisposte dal Feoga a titolo di indennizzo, non bastano neanche a pagare gli interessi. Per ultimo, rAima, in pratica il ministero dell'Agricoltura, in Sicilia si è mossa con molta lentezza nel dare inizio alle operazioni di stoccaggio. Con la distillazione si toglierebbero dal mercato ingenti quantitativi di vino e la situazione in qualche modo potrebbe riequilibrarsi. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Paolo Lombardo, Rosario Lentini