Futurismo in erba

Futurismo in erba Futurismo in erba Gaetano Mariani: « Il prime Marinetti », Ed. Le Monnier, pag. 125, lire 2000. La riscoperta del futurismo da parte della nostra letteratura d'avanguardia ha promosso, negli ultimi anni, una serie nutrita di studi. C'è chi ha ravvisato, con facile entusiasmo, nel proposito di Marinetti di voler « distruggere i musei, le biblioteche dì ogni specie », di combattere « contro il moralismo » e « contro ogni viltà opportunistica e utilitaria», quasi una prefigurazione della più accesa contestazione giovanile. E si sono ricordate, a questo proposito, alcune delle sue idee-muro da sfondare: « Il principio della Famiglia è intangibile - La Società non può sussistere senza polizia e questura - Il dissidio fra capitale e lavoratori è insanabile ». Ma c'è chi, con maggiore prudenza, ha ricordato le opere da Marinetti dedicate al «suo amico Benito Mussolini », i suoi atteggiamenti di nazio- nalista acceso, di fascista pieno di zelo, paludato e solenne nell'Accademia d'Italia. Diffìcile, se non disperata, l'impresa di trovare in Marinetti una linea unitaria: perché la sua pagina non permette semplificazioni e tagli, ma va letta (con più vivo senso storico) in tutta la sua portata di immediatezza polemica e confusionaria. Piuttosto che il talento politico di Marinetti, va considerato il suo talento tecnico. In questo senso, dopo tanta improvvisazione critica, particolarmente serio e finalmente fruttuoso ci pare questo studio che Gaetano Mariani ha dedicato al primo Marinetti, nell'esaminarne la produzione poetica francese, anteriore al famoso manifesto del febbraio 1909, e nell'individuarne «all'interno della letteratura simbolista» il tirocinio stilistico. Il procedimento analogico e l'elaborazione del verso libero, su cui si baserà la sua rivoluzione stilistica, sono proprio trovati in poeti come Verhaeren, Kahn, Laforgue, Klingsor, di cui il Mariani scopre insospettate presenze nell'opera marinettiana, anche nella ricorrenza di alcuni temi-base (il mare, il sole, le stelle, l'Oriente favoloso ecc.). Si ha insomma la sensazione, da queste pagine del Mariani, che l'esperienza di Marinetti esca finalmente da quello sfondo di semplice cronaca letteraria in cui sembrava definitivamente confinato, per assumere una più precisa determinazione storica. Giorgio De Rienzo

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