Webern e l'espressionismo

Webern e l'espressionismo Concerto al "Toscanini,, nei 25 anni dalla morte Webern e l'espressionismo L'opera del musicista viennese presentata da Luigi Rognoni: il problema delle avanguardie Preceduto da una presentazione di Luigi Rognoni, ha avuto luogo quello che avrebbe dovuto essere il secondo, e invece è diventato il primo dei due concerti organizzati dal Circolo Toscanini per ricordare il venticinquesimo anniversario della tragica morte di Anton Webern, avvenuta nel 1945. Protagonista del concerto è stata il soprano Gabriella Ravazzi, che si sta affermando come una di quelle interpreti preziose, di cui la musica moderna ha gran bisogno, dotate di voce, orecchio e intelligenza per decifrarne i diffìcili messaggi. Nella sua presentazione Luigi Rognoni ha appunto messo l'accento, con apprezzabile sincerità, sulla difficoltà d'ascolto che la musica di Webern continua a presentare, anche ora che l'alluvione della neo-avanguardia sembra averla ricacciata indietro, in un passato storico e quasi museale. Ma Rognoni ha sottilmente indicato un altro pericolo che sovrasta alla comprensione dell'arte di Webern: il tentativo di annessione che per l'appunto la neo-avanguardia ha cercato di operare nei suoi riguardi, proponendo uno stacco radicale tra Schoenberg e Berg da una parte, e Webern dall'altra. Per quest'ultimo si vorrebbe proporre quel tipo di « ascolto alinguistico per una musica alinguistica » che la neo-avanguardia postula per i propri prodotti, attirando l'attenzione unicamente su materiali e strutture. Contro questa annessione Rognoni si è ribellato con la fermezza d'un uomo della vecchia guardia, sottolineando la « enorme carica espressiva che la musica di Webern conserva » e che le permette di sfuggire alla « trappola della neo-avanguardia ». Egli ha dunque ribadito vigorosamente il fondamentale espressionismo del terzo fra i grandi viennesi. « Webern — egli ha detto — credeva ancora nella musica come linguaggio »; ovviamente, un linguaggio non semantico. Sono stati eseguiti nell'ordine i Cinque canti sacri op 15, il bellissimo Quartetto op. 22 per violino, clarinetto, saxofono e pianoforte, i Cinque canoni op. 16 (nella cui breve durata è racchiusa come in un germe tanta della musica fiorita in seguito), le Variazioni op. 27, i Tre testi po¬ polari op. 17, lo splendido Concerco op. 24, i Tre Lieder op. 18, un Tempo per trio d'archi, postumo, e infine i Sei Lieder op. 14 su poesie di Georg Trakl. A queste esecuzioni hanno dato opera con ammirevole dedizione, oltre al citato soprano, numerosi strumentisti, diretti in maniera funzionale ed utile da Michele Messerklinger. Eccone l'elenco: flauto Arturo Danesin. oboe Bongera, clarinetti Raffaele Annunziata, Sergio Avanzo e Ro¬ berto Berni (il colore opaco del clarinetto tiene grandissimo posto in questa musica: Webern si pone alla fine d'un arco di «patiti» del clarinetto che partendo da Mozart passa per Weber e Brahms); cornista Gildo Giacobbe, tromba Renato Cadoppi, trombone Sante Faccini, saxofono Ortensio Gilardenghi, chitarra Giulio Camarca, arpa Isabella Fassino, pianista Yuki Muftiu (•che ha pure eseguito come solista le Variazioni op. 27), violinista Renata Zanni Del Vecchio, viola Carlo Pozzi, violoncello Giulio Malvicino. Il pubblico, purtroppo scarso in confronto all'importanza dell'avvenimento, ha dimostrato il suo compiacimento sia per la conferenza di Rognoni che per le esecuzioni. Ma gli sforzi del Circolo Toscanini (che tra l'altro ha curato la distribuzione d'una estesa e attenta « guida all'ascolto », redatta da Carlo Parmentola) meriterebbero un riconoscimento più ampio. ; m. m.