L'aspirina, oggi

L'aspirina, oggi Moderne polemiche su un vecchio farmaco L'aspirina, oggi A un secolo dalla scoperta, l'acido acetilsalicilico resta un medicamento prezioso Riconosciuto valido per la prevenzione delle trombosi - Effetti dannosi sullo stomaco Ormai è più di un secolo che l'acido acetilsalicilico, più brevemente ribattezzato « aspirina », imperversa nella farmacopea di tutti i paesi del mondo e molte persone ricorrono di frequente al suo uso, indipendentemente dalla prescrizione del medico; solo negli Stati Uniti ne vengono consumate dalle 20 alle 30 tonnellate al giorno. Al primo reuma stagionale, alla prima manifestazione influenzale, al minimo mal di capo ecco che si corre in farmacia e si inghiottisce, seduta stante, la preziosa compressa. Ne potrà seguire una certa sudorazione e qualche bruciore di stomaco, ma l'attenuarsi dei dolori e della febbre e il senso di benessere che ne deriva, invitano a ripetere la dose e a tenere addirittura in casa o in tasca il medicamento a portata di mano. Ma ecco che i medici, pur riconoscendo all'aspirina (come a tutti i salicilati) una sicura azione antinfiammatoria e antireumatica furono colpiti dagli effetti secondari, talora non lievi, che possono derivare dal suo abuso: in certi soggetti insorgenza di ulcere gastroduodenali e addirittura di emorragie gastromtestinali, eruzioni cutanee, emorragie in diversi organi. Nell'immediato dopoguerra l'aspirina con la scoperta del cortisone sembrò essere detronizzata: ma anche il cortisone può avere effetti secondari indesiderabili o addirittura pericolosi (ulcere, emorragie, diabete, ipertensione, obesità, irsutismo) e così da molti si è tornati ai vecchi amori con la relativamente onesta « aspirina ». Ecco che altre accuse vengono rivolte al farmaco: esso potrebbe essere una delle principali e più frequenti cause di intossicazione nel neonato e nel piccolo bambino, e medici dell'Ospedale di Rochester nello Stato di New York affermano, in base alle loro ricerche, che l'aspirina assorbita dalla donna incinta arriva al feto e in lui può turbare il meccanismo della coagulazione del sangue, facendo diminuire il cosiddetto «fattore XII di Hagemann » e la cosiddetta « aggregazione delle piastrine ». Le conseguenze (allungamento del tempo di coagulazione e inibizione Tlell'aggregazione piastrinica) si sono potute riscontrare anche nell'adulto e si è notato anche che l'effetto di una sola compressa di aspirina può durare una settimana nell'adulto e riscontrarsi nel neonato la cui madre abbia preso aspirina anche in dosi modeste nella settimana precedente il parto. Gli americani fanno notare, in tali condizioni, il rischio consequenziale di emorragie sia per la madre che per il neonato al momento del parto. Sul giornale Jama del settembre u.s. un'autorità in campo di emocoagulazione, il Quick, conferma con argomenti desunti dall'osservazione del malato e dall'esperienza sull'animale che l'aspirina può provocare o facilitare le emorragie e descrive una prova o « test » per saggiare la tolleranza dei singoli ammalati e ne sconsiglia l'uso nei soggetti emofillici, ulcerosi ecc. A questi lati negativi fanno riscontro peraltro, oltre ai più noti ed antichi, alcuni dati positivi recenti: secondo i neurofarmacologi l'aspirina può considerarsi un « piccolo tranquillante». Già antiche ricerche di un secolo fa avevano dimostrato una certa azione favorevole dell'aspirina sul diabete; esse sono state più di recente confermate CReid rcsmfrpmeclmsmvpmdssvuecscgmmsdldcsmsblmggdSsleualèatrcdrnntdpì • j j ! I I 1959), ma le dosi utili sono I tali da sconsigliarne l'uso. ! Recentemente due ortope- dici (Ginsburg e Byring) di Columbus (Ohio) hanno non solo confermato l'azione curativa esercitata dall'aspirina nei malati di artrosi, bensì anche la capacità di proteggere gli animali dall'artrosi sperimentalmente provocata. La più nuova ed importante applicazione pratica peraltro è quella di usare l'aspirina nel prevenire la trombosi. Scharrer in Germania osservò fra l'altro che un'unica dose di 1-2 gr impedì la trombosi per 2-7 giorni. Lo stesso A. in ricerche condotte su 130 ammalati di forme trombo-emboliche osservò con l'aspirina la rapida regressione dei sintomi e in 64 soggetti che avevano sofferto di precedenti trombosi l'uso profilattico di 1-2 gr di aspirina quotidiani, evitò ogni recidiva. Un altro tedesco. U. Wolf della Clinica di Fiancoforte, somministrò un grammo e mezzo di aspirina (2 grammi i primi due giorni) alla metà di novecento operati di età superiore a 40 anni: nei controlli si ebbero 13 casi di trombosi e 6 casi di embolia di cui 4 mortali; nell'altra metà rappresentata dai soggetti trattati con aspirina si ebbero solo 3 casi di trombosi e 3 di embolia e tutti guariti. Un autore rumeno inline (Huttmann) afferma di ave- re già da alcuni anni curato con aspirina (3 gr al di) sistematicamente e favorevolmente i suoi ammalati di infarto cardiaco (trombosi coronaria). Di fronte a tali elementi positivi o negativi sommariamente segnalati, quale deve essere la posizione del medico e del profano? La risposta logica è quella di riservare al medico la prescrizione di questo medicamento prezioso, ma come tutti i medicamenti veramente attivi talora anche pericoloso. In linea di massima si devono evitare le grandi dosi, si deve preferire la somministrazione dopo i pasti piuttosto che a stomaco vuoto Le gestanti dovranno usarne con grande prudenza e moderazione e tutti coloro che soffrono di bruciore di stomaco o addirittura di ulcere, di tendenza all'emorragia o anche alle facili ecchimosi (lividi), al minimo trauma, dovranno ricorrervi solo su precisa indicazione del medico. Senza dubbio gli effetti sullo stomaco e sull'intestino, di recente controllati anche con la gastroscopia, e con lo studio microscopico della mucosa, sono molto minori se il medicamento viene combinato con altre sostanze (sali di alluminio, di calcio, di magnesio) capaci di proteggere la mucosa del tubo digerente. A questo scopo medici della Chicago Medicai School hanno sostituito l'aspirina con salicilato di colina, che raramente darebbe emorragie gastro-intestinali e un francese (Aron) è ricorso ad un derivato dell'aspirina, l'acetilsalicilato di lisina, che è solubile, perciò iniettabile anche per via endovenosa. In tale forma l'aspirina manterrebbe tutte le sue capacità curative, sarebbe assorbita dallo stomaco, tre volte più rapidamente che l'aspirina normale: anche dopo somministrazione per bocca l'acidità dello stomaco non si modifica e i controlli gastroscopici e istologici mostrano integrità della mucosa gastrica. In Francia è già entrato nell'uso un prodotto di aspirina reso solubile e perciò iniettabile anche endovena a mezzo di glicerofosfato sodico. Quest'ultimo dato ci fa pensare che probabilmente questa associazione rappresentava il segreto di una « cura antireumatica Rina1 di » che conteneva certamente glicerofosfato sodico. Se queste recenti affermazioni sui pregi dell'aspirina iniettabile verranno confermate, si sarà compiuto un reale progresso terapeutico, poiché si potranno utilizzare le virtù positive del medicamento, evitandone in gran parte i possibili danni. Domenico Campanacci della Facoltà Medica dell'Università di Bologna

Persone citate: Domenico Campanacci, Ginsburg, Hagemann, Jama

Luoghi citati: Francia, Germania, New York, Ohio, Stati Uniti