Giornalista americano percosso a Mosca Voleva aiutare un amico russo aggredito di Paolo Garimberti

Giornalista americano percosso a Mosca Voleva aiutare un amico russo aggredito Un altro atto di ostilità contro cittadini degli Stati Uniti Giornalista americano percosso a Mosca Voleva aiutare un amico russo aggredito Cinque teppisti colpiscono a pugni e calci un sovietico che doveva incontrarsi con il corrispondente James Peipart Quest'ultimo cerca di intervenire, ma viene malmenato duramente - Protesta dell'ambasciata Usa al ministero degli Esteri (Dal nostro corrispondente) IMosca, 27 gennaio, i L'aggressione di un giorna- !stanotte con pugni e calci da cinque sovietici nel Kalinina Prospekt — ha inasprito la guerriglia fredda tra i cittadini sovietici e la colonia americana, che dura ormai da venti giorni. L'incidente di stanotte, il più grave dei nove fin qui accaduti, sembra avere un duplice fine: spingere ancora una volta il governo americano a frenare le violenze dei militanti della Jewish defence league e scoraggiare i già rari incontri « non autorizzati » tra cittadini sovietici e corrispondenti stranieri. Dopo questo nuovo atto intimidatorio, il secondo in cinque giorni, il consigliere politico dell'ambasciata americana, Thompson Buchanan, si è recato al ministero degli Esteri per presentare una protesta orale, come aveva già fatto 1*11 gennaio. Buchanan ha chiesto che ai giorna listi americani accreditati a Mosca sia garantita quella protezione per il loro lavoro, che il governo americano assicura ai corrispondenti sovietici negli Stati Uniti. Il vice capo del dipartimento russo del Mici si è limitato — riferisce un portavoce del l'ambasciata — a prendere att0 della Protesta di Bucha- Il corrispondente aggredito è James Peipert, uno dei quattro giornalisti dell'agenzia Associateci Press. Peipert, che è giunto a Mosca pochi mesi fa, si è recato, poco dopo la mezzanotte, ad uri appuntamento con un amico sovietico davanti al ristorante Arbat, nei nuovi grattacieli del Kalinina Prospekt. Il giornalista ha lasciato l'automobile sull'altro lato della strada, una grande arteria a sette corsie, e si è diretto a piedi verso il ristorante. Aveva già visto l'amico sovietico che lo aspettava, e si stava avvicinando a lui, quando cinque persone, che stavano chiacchierando poco lontano, hanno circondato il sovietico, picchiandolo con pugni e calci. Peipert racconta di aver urlato più forte che poteva: « Militsia, militsia, siamo assaliti da huligani ». Ma nessun poliziotto era nei dintorni e soltanto un autista di tassi si è avvicinato, ma, dopo aver osservato la scena, ha preferito non immischiarsi. Peipert, allora, ha tentato di aiutare l'amico — che il giornalista assicura non es¬ sere né un ebreo né un « dissidente » — ma è stato a sua volta colpito dagli aggressori. I due uomini sono riusciti a fuggire, imboccando il sottopassaggio riservato ai pedoni. Ma gli assalitori hanno attraversato la strada a piedi e hanno raggiunto l'automobile di Peipert prima del giornalista e del suo amico. A questo punto, secondo il racconto del corrispondente, il russo è stato sottoposto ad un vero e proprio pestaggio. Peipert, nel tentativo di aiu llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll ta7lo7ha"ricevuto alcuni pu-1 gni nello stomaco e ha per-1 duro gli occhiali. Ma, dopo pochi minuti, Peipert e l'amico sono riusciti a salire in macchina, che non è stata danneggiata dagli aggressori, e a fuggire. L'incidente di stanotte, sebbene assai più grave, è quasi identico a quello accaduto sabato scorso al corrispondente del Washington Post, Anthony Astrachan. Anche Astrachan aveva un appuntamento con un sovietico, in piazza Pushkin davanti alla sede delle Izvestìja. Ma, prima che i due potessero incontrarsi, sono intervenuti cinque uomini, che hanno trascinato via il russo e spinto con la forza Astrachan nella sua automobile. La vettura è stata poi danneggiata, ma non seriamente. I giornalisti americani fanno notare che le circostanze di questi due incidenti dimostrano che essi non sono casuali. In entrambi i casi, gli appuntamenti erano stati fissati al telefono e quindi le comunicazioni erano state probabilmente intercettate: gli aggressori sapevano dove e quando sarebbero avvenuti gli incontri e sono intervenuti per impedirli. Peipert, parlando con i colleghi di altri paesi, ha detto, comunque, che gli aggressori non gli avrebbero forse fatto del male se egli non fosse intervenuto in difesa dell'amico. Entrambi i giornalisti americani concordano nell'affermare che il vero obiettivo degli aggressori non erano loro, bensì i due cittadini sovietici, rei di aver violato la norma non scritta, ma ferreamente applicata dalle autorità, che vieta ai cittadini sovietici di incontrarsi con stranieri al di fuori delle occasioni ufficiali. Paolo Garimberti

Persone citate: Anthony Astrachan, Astrachan, Buchanan, James Peipert, Thompson Buchanan

Luoghi citati: Mosca, Stati Uniti, Usa