Per salvare la sorella dice che il figlio è suo

Per salvare la sorella dice che il figlio è suo Il processo in tribunale ad Alessandria Per salvare la sorella dice che il figlio è suo Un giovane di Novi Ligure - Condannato a tre anni assieme alla donna e all'ostetrica - II bimbo era nato da una relazione extra coniugale (Dal nostro corrispondente) Alessandria, 26 gennaio. (f. m.) Sotto l'accusa di concorso in alterazione di stato civile, sono stati giudi- cati stamane al Tribunale di Alessandria i fratelli Lina e Giuliano Burato, di 24 e 21 anni, e l'ostetrica Maria Salvarezza ved. Vaccari, di 62 anni, tutti residenti a Novi Ligure. Sono stati condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione ciascuno, di cui due anni condonati. Secondo l'accusa, Lina Burato, sposata e separata dal marito, per evitare di denunciare la nascita di un figlio, natole da una relazione extraconiugale, aveva convinto il fratello ad attribuirsi la paternità del neonato, favorita dalla complicità dell'ostetrica. A determinare la loro incriminazione era stato il marito delia donna, l'operaio Giuseppi La Loggia, di 35 anni, il quale nel novembre '69 aveva presentato un esposto alla magistratura di Alessandria. L'uomo faceva presente di essere al corrente che la moglie, da lui separata, era in avanzato stato di gravidanza e pertanto, « non volendo trovarsi di fronte a sorprese », si era recato all'ufficio di Stato civile del municipio di Novi pur accertare se la Burato aveva dej nunciato la nascita di un figlio, nel qual caso intendeva iniziare le pratiche di disconoscimento. Nulla risultava a nome della moglie: scopriva però che era nato il 5 ottobre un bimbo denunciato come figlio di Giuliano Burato, il quale è scapolo, e di donna sconosciuta. Stu- pito per la scoperta, Giuseppe La Loggia chiedeva all'autorità giudiziaria di fare luce sulla vicenda. Il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Parola, ordinava un'inchiesta, la quale stabiliva che Lina Burato il 5 ottobre, presso una clinica di Novi, aveva dato alla luce un bimbo, assistita dalla Salvarezza. La Burato veniva allora interrogata e non si tardava a scoprire la verità. Avendo in corso la pratica di separazione legale e temendo che il marito potesse procurarle dei guai, qualora avesse scoperto la nascita di un figlio adulterino, si era preoccupata di non denunciarlo come suo. Aveva saputo che un uomo scapolo poteva dichiarare di essere il padre, senza bisogno di rivelare il nome della madre, e aveva perciò convinto il fratello ad assumersi la paternità. Al falso si era prestata, impietosita, anche la Salvarezza, attestando che il bimbo era figlio di Giuliano Burato.

Luoghi citati: Alessandria, La Loggia, Novi Ligure