L'assessore sonnolento di Giampaolo Pansa

L'assessore sonnolento Città e Regioni L'assessore sonnolento Anidride solforosa, acido solforico, ossido di carbonio, benzopirene, arsenico, piombo,polvere nera: questo micidiale cocktail di veleni è r« aria » (dobbiamo chiamarla cos'i?) che nella prima metà del mese due milioni di milanesi sono stati costretti a respirare quasi ogni giorno. La sirena non ha suonato come a Los Angeles, ma per più di una volta Milano e vissuta in zona di pericolo. Dice il professor Silvio Allavena, del Laboratorio provinciale d'Igiene: « Se il 4 e il 5 gennaio non ci josse stata in funzione la legge antismog, avremmo avuto due giornate tragiche, probabilmente con conseguenze disastrose per la popolazione ». In altre parole, se molti impianti di riscaldamento avessero ancora bruciato nafta invece di gasolio, forse ci sarebbero stati dei morti. L'8 gennaio, poi, è andata anche peggio. In tre zone di Milano il limite di tollerabilità è stato superato, così come era avvenuto nel centro fra il 10 .e il 14 dicembre. In quei giorni, Io smog l'abbiamo visto ad occhio nudo, brutale testimonianza di una battaglia perduta. « Licenza d'inquinare » La conferma è venuta dal direttore dell'Istituto d'Igiene dell'Università, Augusto Giovanardi: « Le quantità di anidride solforosa c di polvere sospesa da noi misurate negli ultimi tre inverni sono pressoché invariate. In compenso, l'ossido di carbonio emesso dalle auto è sensibilmente aumentato. Per cui, tirate le somme, le condizioni di Milano sono peggiorate ». E un quotidiano ha commentato con flemma: « L'unico vantaggio, in questa situazione, consiste nel fatto che ne siamo informati ». Certo, informati lo siamo. Ma basta? E' sufficiente sapere che, respirando, si può morire di veleno? Qualcuno si è mosso a guidare la « rivolta degli inquinati»! Direi di no. 1 giornali milanesi hanno scritto le solite cose. In certe classi, qualche maestra ha dato ai bambini un pensierino sull'ina nera. Il Comune (che si è impegnato a fondo contro Io smog) ha annunciato controlli severi. Più in là non si è andati, e quasi tutti hanno taciuto. Fra i tanti silenzi, ha stupito quello della Giunta Regionale lombarda. Eppure il tema dell'inquinamento atmosferico è tipico del rapporto nuovo che si può stabilire fra città e Regione e sembra ideale per un'azione che parta dalla periferia. « Smontandolo », infatti ci troviamo: una questione grave, ma non sentita allo stesso modo in tutto il Paese, e quindi adatta ad essere agitata da un ente intermedio; una legge imperfetta per colpe burocratico-centraliste; infine un'opinione pubblica ormai pronta a reagire. Tutti ottimi motivi per farsi sentire. E invece il governo locale non ha detto quasi nulla. Intendiamoci: so bene che, per ora, la Regione lombarda non può niente contro lo smog. Però sono convinto che potrebbe far molto contro l'inerzia che lascia incancrenire anche questo fra gli altri problemi. Ad esempio, d'accordo con altre Regioni che soffrono dello stesso male (Piemonte, Liguria), potrebbe approfittare delle giornate nere di Milano per rilanciare in modo robusto tutto il discorso sulla dilesa dell'ambiente e per cominciare col chiedere a Roma una cosa piccola, ma precisa: una nuova legge antismog che estenda l'uso del gasolio anche ai grossi impianti di riscaldamento che oggi, assurdamente, sono gli unici ad avere conservato la « licenza d'inquinare ». Più fantasia Ma il risultato più importante di un'offensiva della Regione contro l'ambiente avvelenato sarebbe un altro: quello di segnalare all'uomo della strada l'esistenza di un nuovo organismo vitale, all'attacco, con grinta. Un modo per dire: « Ci avete eletti, eccoci all'opera ». E' un discorso ingenuo? Può darsi. Un fatto, però, è cerio: se si escludono alcuni risultati (^ultimo è il documento sulla riforma sanitaria elaborato in comune da Liguria, Lombardia, Emilia, Toscana e Trentino-Alto Adige), alla gente le Regioni sono apparse inerti su troppi fronti, cos'i come molli assessori regionali sono sembrati immersi in una dolce sonnolenza politica all'ombra del co¬ modo alibi: « Non possiamo far leggi e mancano soldi ». Che siano in parecchi a sonnecchiare, me lo conferma un giovane assessore di una Regione del Nord. Perché? « Forse la spiegazione è questa. Molti di noi vengono dagli enti locali e pretendono di misurare il potere della Regione col metro che usavano al comune di X o alla provincia di Y. Ora, è chiaro che quel metro non trova niente da misurare perché, sotto l'aspetto de! potere amministrativo tradizionale, la Regione oggi non offre nulla. Ecco la delusione che genera l'inerzia; ecco, accanto al consigliere inesistente, l'assessore sonnolento ». « Se però il metro non è quello logoro amministrativaburocratico — continua il mio assessore — se, cioè, parto dal principio che il potere della Regione è un potere nuovo, tutto politico, di pressione e di mobilitazione democratica dell'opinione pubblica, allora le cose cambiano. Allora mi accorgo che nessuno è inesistente, e capisco che, anche, senza statuti, leggi e soldi, si possono fare molte cose. Il guaio è che per scoprire quali sono queste cose e come possiamo farle, avremmo bisogno di un po' di fantasia... ». Già: la fantasia, ad esempio, di aggredire due-tre problemi e su di essi cercare di risvegliare nella gente il gusto di far politica sulle cose concrete. Quali, ad esempio? Se penso alle Regioni padane, mi vengono in mente alcuni degli obiettivi proposti dalla stessa Giunta lombarda: la difesa dell'ambiente, lo sviluppo delle aree settentrionali rimaste povere, il nodo sempre più drammatico dell'emigrazione dal Sud con tutti gli scompensi connessi. Sono temi vecchi, ma apertissimi, e sui di essi la società civile, cioè la gente qualunque, aspetta che le Regioni dicano la loro, e la dicano chiara. Però bisogna far presto, e muoversi prima che lo scetticismo italiano verso le battaglie civili diventi inerzia paurosa e totale. Prima, ad esempio, che sembri normale morire di smog in una via di Milano in una qualunque, grigia mattina d'inverno. Giampaolo Pansa

Persone citate: Augusto Giovanardi, Silvio Allavena