Che cosa nasconde la soppressione dell''autosalone,, di Francoforte?

Che cosa nasconde la soppressione dell''autosalone,, di Francoforte? Che cosa nasconde la soppressione dell''autosalone,, di Francoforte? L'industria automobilistica tedesca esce da un anno molto prospero (3.800.000 unità costruite, 2 milioni esportate) - Ma è vivamente preoccupata per le prospettive economiche del 1971: costi e prezzi continuano ad aumentare, mentre si debbono affrontare i nuovi contratti di lavoro - La decisione è, tuttavia, in contrasto con la funzione di stimolo offerta dalle rassegne internazionali L'annuncio che il Salone di Francoforte (la cui cadenza è biennale) è stato cancellato quest'anno dal calendario delle rassegne automobilistiche internazionali, ha destato vivo stupore. E la stessa giustificazione ufficiale, comunicata da Von Brunn, presidente della Vda (l'associazione dei costruttori tedeschi che è anche l'organizzatrice della manifestazione), anche se a prima vista ragionevole, a ben guardare è altrettanto sorprendente. La decisione — ha dichiarato Von Brunn — è motivata dalla necessità dell'industria automobilistica tedesca di operare risparmi, a causa dei previsti aumenti di costi che dovrà affrontare quest'anno. E' indubbio che nella Germania federale, come in tutti i Paesi dell'Occidente, l'equilibrio tra costi, prezzi e ricavi continua a deteriorarsi, tanto vero che anche recentemente si sono avuti, per le automobili, nuovi aumenti di listino (in qualche caso è stata la terza volta in dodici mesi). Ad esempio la Volkswagen, che è la magr giare Casa costruttrice europea, in occasione dell'ultimo ritocco (il 5,5 per cento in media) al prezzo dei suoi modelli, ha rivelato che nel corso del 1970 i materiali sono aumentati del 10 per cento, e il costo del personale del 20 per cento. A sua volta il direttore generale della AudiNsu, che fa parte dello stesso gruppo Volkswagen, prevede un notevole rallentamento delle vendite all'interno: « Il risultato economico del 1971 — ha dichiarato — sarà spaventosamente basso ». C'è da aggiungere che quest'anno sarà discusso in Germania il rinnovo del contratto di lavoro; tanto pessimismo appare dunque giustificato. Tuttavia l'industria automobilistica tedesca esce da un anno di eccezionali risili- tati: 3 milioni e 800 mila unità prodotte (le cifre non sono ufficiali), cioè il 5,4 per cento in più del 1969; circa 2 milioni esportate; 2.250.000 immatricolate. Ad eccezione delle esportazioni, lievemente diminuite, ma che comunque costituiscono poco meno del 53 per cento della produzione, si tratta di nuovi primati annuali, anche concedendo che gli utili aziendali siano stati meno brillanti che in passato. In ogni caso, l'abolizione per quest'anno del Salone di Francoforte (che a norma degli accordi sul calendario internazionale in sede di Bureau permanent des Constructeurs non potrebbe comunque venire rimandato dì un anno, ma al 1973) a una prima analisi non si direbbe provvedimento idoneo a mitigare le previste difficoltà. Nulla da dire sulle considerazioni di ordine finanziario relative all'organizzazione della rassegna, i soli elementi di giudizio essendo di pertinenza di chi vi è preposto. Ma è ampiamente provato che i grandi Saloni internazionali, ancorché in rapida successione come quelli autunnali, hanno una precisa funzione di stimolo dei rispettivi mercati interni, e non solo di questi. E' pertanto motivo di stupefazione che il presidente Von Brunn abbia affermato che il Salone di Francoforte non sia di grande importali za sul piano commerciale, mentre lo sarebbero quelli esteri cui le Case tedesche non mancheranno di partecipare, a conforto della loro determinazione di ampliare ulteriormente il volume delle esportazioni. Paradossalmente, ci sarebbe quasi da pen sare che con questa decisione l'associazione delle Case tedesche si sia prefissa uno scopo deflazionistico: scoraggiare le vendite interne e spingere quelle sui mercati esteri. Un compito, evidentemente, che spetta alla politica economica del governo. In attesa di conoscere le reazioni ufficiali di Bonn al l'iniziativa della Vda (e quel le dei costruttori-espositori esteri, non interpellati, men tre dovrebbe esistere una questione di reciprocità nei riguardi dei Saloni organizza ti nei Paesi dove opera un'industria dell'autoveicolo), sorge il dubbio che la decisione abbia un significato di pressione politica. La chiave potrebbe essere questo brano pubblicato il mese scorso dal Frankfurter Allgemeine: « In vista del rinnovo del contratto di lavoro, gli imprendito ri, al fine di raggiungere al più presto un nuovo livello di stabilità, hanno deciso di opporsi fermamente a nuove richieste salariali dei sindacati, anche a costo di subire le conseguenze di scioperi e agitazioni ». Ferruccio Bernabò Quotazioni al mercato ristretto di Milano IITOLI 1 14/1 21/1 1111)11 14/1 ! 21/1 Alleanza Ass. i 34.200 36.700 Kotla «r I 2UU0 '. 2000 Ital Incendlo ' 10.490 10.490 America Ital 3220 1 3220 Hal. Vila 1450 1730 Catlollt-a Venelu i 700 680 Keulc Grandmc i 3610 3610 Cumm Industrial 7300 7300 C. G. E. 10.000 10.000 Naz Agrlt 8U0U 8160 C. G. S. 750 750 Pop dl Mllano 1 11.950 11.950 Reina Zanard 1400 1400 I'rov Lomharda ; 79SU 7940 Ferro Mel Curb 1950 1948 Pop di Novara ! 23.900 24.000 Melall. Broggi 1100 1050 Unione 11.750 11.760 Col. Ccderna 2520 2600 vonwillci 4890 4800 Col. 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Persone citate: Broggi, Ferruccio Bernabò, Max Mavet, Reina, Von Brunn