Un estremo disagio a Scienze di Gabriella Poli

Un estremo disagio a Scienze Carenze in tutti i settori dell'Università Un estremo disagio a Scienze Inchiesta sugli istituti che da trentacinque anni sono « provvisoriamente » sistemati in un'ala dell'Ospedale S. Giovanni - Stanze anguste, materiali preziosi accatastati in corridoio, cameroni suddivisi da tramezzi e senza finestre, soffitti pericolanti - Un docente: « Siamo alla crisi di una malattia grave » Reparlino e Casa di tura al Sant'Anna; sequestro all'Istituto di anèstesiologia Abbiamo più volte illustrato la desolante situazione della nostra Università. Trentunmila studenti, strutture vecebie cent'anni, scarso numero di docenti, ritardo della riforma impediscono il funzionamento, almeno dignitoso, dei corsi. Si affaccia ora la non remota eventualità che parte degli studenti "on riescano neppure a laurearsi. I risultati di una inchiesta alla lacoltà di Scienze mettono in luce l'estremo disagio di tre istituti ospiti di un'ala dell'ospedale S. Giovanni: Zoologia, Anatomia comparata ed Embriologia, che interessano i corsi di laurea in scienze biologiche e scienze naturali (circa 500 iscritti). In sintesi: i posti in laboratorio per le esperienze annuali e biennali obbligatorie (indispensabili per la compilazione delle tesi di laurea) coprono meno del 50 per cento del fabbisogno. Entro il prossimo anno metà degli iscritti saranno costretti a rinviare di uno o due anni la laurea. La prof. Guardabassl direttore dell'istituto di Embriologia spiega: — E' un dramma non solo per gli studenti, ma anche per noi docenti. Nel mio istituto non possiamo accettare più di 3-4 studenti per il corso biennale, da tì a 8 per quello annuale. Abbiamo due assistenti. Sono statt organizzati 10 turni di 2 ore la settimana per le esercitazioni. 1 nostri assistenti sono occupati per 20 ore con gli studenti in laboratorio, devono poi seguire le lezioni e le ricerche. Si cerca di lare tutto con la massima diligenza e buona volontà. Purtroppo ne scapitano la quantità e la qualità di lavoro. Gli altri due istituti non stanno meglio. Anatomia ha un solo assistente, i posti per gli esperimenti sono 5 biennali ed una decina annuali. Zoologia ha 4 assistenti, 15 posti biennali ed una ventina annuali. — Slamo giunti alla crist di una malattìa grave. Da anni ormai i nostri studenti non riescono più a preparare te tesi sugli argomenti che li interessano. E' diventata norma iscriversi per più laboratori e poi scegliere quello dove c'è posto pur di non perdere la sessione di laurea. Ora anche questo espediente cade. Abbiamo chiesto aiuto ai laboratori di medicina, ma anch'essi sono in difficoltà. Precaria anche la sistemazione del Museo di Zoologia. I miglioramenti eseguiti a cura del Comune hanno tuttavia consentito l'apertura, in via sperimentale, alle visite degli alunni elementari. Ma per ora il museo è chiuso al pubblico. II dramma degli istituti di scienze ha origine lontana. Nel '36 vennero sfrattati da Palazzo Carignano per far posto al museo nazionale del Risorgimento. *Si trovò una sistemazione « provvisoria » nei locali del S. Giovanni in via Giolitti 24 appena lasciati liberi dalle cliniche della facoltà di Medicina in seguito all'apertura del nuovo complesso alle Molinette. Laboratori, materiale di inestimabile valore ed unico al mondo vennero accatastati nei corridoi. Sono passati 35 anni, ma tutto è rimasto come allora. Anzi la situazione è peggiorata. Nel '69 soffitti e pavimenti sono stati sul punto di crollare. I professori per protesta, hanno fatto esami nei giardini di piazza Cavour. Pareva l'occasione buona per trovare finalmente l'auspicata soluzione edilizia, ci furono promes se e tante belle parole. In pra tica « la soluzione » fu il restau ro delle travi tarlate. Visitiamo gli istituti. Quello di Zoologia, diretto dal prof. Parenti, è al primo piano in una mezza dozzina di stanze anguste. Al piano superiore sono sistemati gli istituti di Anatomia comparata del prof. Mazzi e di Embriologia sperimentale della prof. Guardabassi. Quest'ultimo è il più infelice: ricavato da uno stanzone diviso in quattro, non ha finestre. Anche a mezzogiorno d'estate « splende » la luce al neon e l'aria è impregnata di vapori puzzolenti del laboratorio. — Siamo costretti a lavorare in condizioni assurde. Lo scorso anno ci sono state concesse alcune aule a Palazzo Campana: una goccia d'acqua nel mare. Soprattutto se si tiene conto che il nostro particolare genere di studt non consente la lezione cattedratica, ma richiede attrezzature complesse e delicate. Quelle appunto che stanno in v,ia Giolitti. Altra inchiesta con identici sconfortanti risultati tra i geologi: 400 iscritti. Devono recarsi al S. Giovanni per frequentare gli istituti di Mineralogia-Geochimica. Petrograjla. Occupano 11 piano rialzato ed il primo piano sul lato di via S. Massimo. I locali sono stati ricavati dividendo in senso orizzontale gli stanzoni che furono dell'ospedale (alti 14 metri sono stati cosi sfruttati su due piani). Ora le stanze sono alte 2,50 superficie 3 metri per 4. Alcune sono dotate di uno « sbocco d'aria » costituito da una parte delle antiche finestre, altre sono totalmente cieche. Mineralogia ■ Geochimica funziona grazie ai mille espedienti escogitati da professori ed assistenti. Per consentire agli iscritti un minimo di esperienza in laboratorio gruppi di 8-10 si alternano agli apparecchi. Risultati quasi nulli. II Museo di mineralogia è in condizioni disastrose. Sistemato in un vecchio salone ha bisogno di vetrine nuove, di spazio per l'esposizione dei materiali pregiati e di un magazzino per sistemare quello semplicemente di studio. La collezione alla fine dell '800 era tra le mi gliorl d'Europa. Ora sta lentamente decadendo. Negli ambienti interessati si dice: « E' un delitto lusciar morire in questo modo un settore così importatile della nostra Università. Basta pensare che a Mineralogia nel 1905 il direttore Giorgio Spezia realizzò una delle più importanti scoperte per l'elettronica: la riproduzione in labo tequnvattutasfmtcsdtstpvmStegdsbdczrodpcolcotatesrutorio della sintesi per via idro- termica del quarzo. Eppure in j nquesti laboratori c'è posto per ! iuna mezza dozzina di test Vati- j nno ». i sPetrografìa è un istituto « nuo- j ivo ». In teoria si e staccato tre ! danni fa da mineralogia, in pratica è rimasto dov'era. Manca di tutto: locali decenti e attrezzature. Le casse di materiale sono accatastate nei corridoi. Non si sa comunque in quale modo usufruire di queste dotazioni perché mancano perfino i microscopi. Attorno ad uno di questi apparecchi si accalcano fino a cinque studenti per volta. Che cosa vedono? Si dice: « Un po' "di niente" ciascuno ». Possibilità di tesi? « Se ne accettano tre o quattro l'anno, ma non et sarebbe posto neppure per una ». Come sarà riordinato l'ospedale Sant'Anna Il commissario dell'ospedale ostetrico S. Anna, avv. Fimianl, ha convocato per lunedi prossimo 11 consiglio del sanitari dell'ospedale. Questi gli argomenti all'ordine del giorno: costituzione della terza e quarta divisione ospedaliera con relativi provvedimenti d'urgenza; sistemazione definitiva del reparti pediatrici neonatali delle cliniche universitarie della patologia e della cllnica ostetrica. Sia ben chiaro — dice l'avvocato Flmiani — che non ci anima nessuno spirito di crociala. Siamo mossi unicameiite dall'intento di riorganizzare l'ospedale e di renderlo sempre più e meglio adeguato ai suoi compiti ». Attualmente il S. Anna ha due divisioni di 110 letti, dirette rispettivamente dai professori Robecchi e Quainl. Dispone inoltre di 50 letti nel « repartlno » di corso Spezia, affidato alla direzione tecnica del prof. Bocci (direttore dell'Istituto di patologia ostetrica) e di 55 letti nella casa di cura di via Zuretti affidati provvisoriamente al prof. Vecchietti (direttore della clinica ostetrica) ma in pratica ospedalieri. « La casa di cura era in contestazione tra università e ospedale, noi l'abbiamo requisita — dice l'avv. Fimiani — e ci abbiamo messo dentro t mutuati ». Nel « repartlno » lavorano l'aiuto prof. Nobile con 4 assistenti e 3 non strutturati. I 50 letti sono di corsia (non esistono posti a pagamento), le assistite sono mutuate: l'anno scorso 4 mila, di cui la metà per parto, l'altra metà per interventi (500 laparatomie all'anno) e malattie ginecologiche. Dice il dott. Nobile: — Si parla di una a rotazione rapida » dì ricoverate. Diamo un'occhiata fuori di casa nostra: la degenza media delle partorienti, normali, confermata dai più autorevoli trattati è di 2.5-3 giorni annui. In America 2,5 giorni. Un altro fattore rilevante, che torna a onore di un reparto dove stilano migliaia di malati, è II tasso di mortalità. Nel cosiddetto « repartlno » è dello 0,5 per mille. Si osservi inoltre che tutte le malate di una certa importanza, che hunno bisogno di una particolare strumentazione vengono travasate automaticamente nell'istituto di patologia ostetrica dove esiste un'attrezzatura di cui l'ospedale non dispone. Gli incassi sono stati finora suddivisi con il sistema del 4, 2, 1 Le 4 parti di spettanza del clinico, che vi ha rinunciato, sono ripartite tra i non strutturati. Dal 1° gennaio dovrebbero correre gli stipendi ospedalieri; la contemporanea abolizione dei compensi fissi lascerà i non strutturati privi di remunerazione. La « Casa di cura » di via Zuretti, anni fa, fu affidata dall'ospedale al prof. Dellepiane, allora direttore della clinica ostetrica, con un accordo ad personam. Dice il prof. Dellepiane: — Tutto II personale della Casa era ospedaliero; così i muri, l'attrezzatura e la gestione. Nell'accordo fatto con me, l'Università non c'entrava affatto. E io, in un certo senso ho anticipato la riforma Marlotti aprendo la Casa a tutti l medici dell'ospedale e dell'Università che potevano portarvi le loro clienti. Lo scopo era quello di trattenerli in ospedale e in Università, ellmi- dvzctpcdenbualIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIItllllllllllllllllllllll nando le presenze affrettate e di impedire che svolgessero in cli nlche private la loro attività, lo stesso rinunciai ad essere assiduo in una nota clinica cittadina per dedicarmi unicamente alla Casa di cura del S. Anna. I proventi venivano cosi suddivisi: un terzo al direttore, un terzo ripartito tra gli assistenti, compresi quelli che non frequentavano la Casa di cura e l'altro personale, inservienti compresi. La legge ospedaliera stabilisce che le divisioni non abbiano più di 80 letti. Si tratta quindi di eseguire una nuova e più razionale distribuzione delle disponibilità e di costituire nuove divisioni per le quali si procederà alla nomina di un primario o di un gerente incaricato. In questo senso esisteva già una delibera adottata nell'ottobre '69 dall'allora commissario prefetto Poli, con l'intento di assorbire anche i letti del <i repartlno » di corso Spezia, intorno al quale si sono accese recenti polemiche. Ma il documento non ha ancora ottenuto l'approvazione dell'autorità tutoria. L'avv. Fimiani intende stringere i tempi e procedere « a sistemare quello che va sistemato » dando l'avvio al riordino definitivo del S. Anna. Le divisioni Robecchi e Qualni saranno ridotte alla misura indicata dalla lsldmppgdUlulili iiiiiiii!iiiiiiiii!iiiniiiiiiii niiii legge; le nuove unità saranno co- stituite con il sùpero dei letti, l'assorbimento del « repartlno » e della casa di cura. Ma non sarà sufficiente nem- meno questo alle esigenze della popolazione in un settore cosi importante. Si spera che, compiuti l primi passi del programma, possa andare in porto il progetto di sopraelevazlone dell'ospedale, tuttora in attesa di regolari permessi. Con l'ampliamento dell'ospedale, le divisioni del S. Anna saliranno a sei. Cliniche universitarie continuano i sequestri Sequestro di libri contabili, ieri, nell'Istituto di anèstesiologia e rianimazione diretto dal professor Ciocatto. Il clinico è convalescente da un infarto che lo ha colpito lo scorso dicembre. In sua assenza la Guardia di Finanza è stata ricevuta dall'aiuto prof. Trompeo. L'Istituto, caso pressoché unico in Italia, è riconosciuto dall'Ordine dei medici statunitense come « equiparato » per il conseguimento della specialità. Possiede , attrezzature moderne e costose, quasi tutte doni di privati. Ha 30 letti. Ci lavorano oltre al direttore, 3 aiuti, 6 assistenti di ruolo, una quindicina di non iiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiui insilili ii: strutturati per lo più specializ- zandi, 3 tecnici diplomati, 2 lau- reati in biologia, 30 infermieri dell'ospedale. Qualche tempo fa il prof. Ciocatto ci aveva detto: « Ho imparato il mestiere in America, dove per studiare mi pagavano. Ho organizzato l'Istituto sul tipo di quelli americani, instaurando il principio che chiunque lavora è pagato in rapporto quantitative e qualitativo con le sue prestazioni. Anche gli spedalizzandl, quando entrano a far parte della staff ». L'introito dei compensi (issi mutualistici (1 paganti sono eccezioni) sflora i 30 milioni annui; dalla cifra vengono tolte somme oscillanti fino a 150 mila lire mensiH per integrare lo stipendio del personale non medico, soprattutto dei tecnici e degli infermieri, costretti a turni di lavoro molto pesanti. Il resto viene suddiviso tra i medici, in ragione di 4 parti al direttore, 2 a ciascun aiuto, 1 a ciascun assistente, strutturato o no. All'Università vengono versati i proventi ambulatoriali dei paganti in proprio, che sono pochissimi: qualche unità annua. Nell'Istituto di anèstesiologia, che è presente in tutti i congressi anche internazionali, si svolge un attivo lavoro di ricerca. Gabriella Poli Maria Valabrega scne« abmed7,habgdtorel'taapaginaermlamfcuè«lacnpgcao iiiiitiiiiiiiiiiniiiiii iiiiiiiniii iimim

Luoghi citati: America, Europa, Italia