Fra l'altare e il trono di Guido Piovene
Fra l'altare e il trono "DE EUROPA»: VIAGGIO NELLA SPAGNA D'OGGI Fra l'altare e il trono Attraverso i tecnocrati dell'«Opus Dei», i cattolici hanno una posizione preminente nella vita politica e dominano la stampa - La loro egemonia è contrastata dai falangisti e insidiata dallo scandalo Matesa - E' improbabile una forte democrazia cristiana quando il re succederà a Franco - La restaurazione monarchica sarà provvisoria? - Qualcuno parla di « Juan Carlos il breve»; ma l'alternativa potrebbe essere una dittatura militare di tipo greco à (Dal nostro inviato speciale) Madrid, gennaio. « I cattolici? — dice un ministro spagnolo, che non appartiene, da guanto sembra, all' "Opus Dei", ma è apparentato con potenti personaggi dell' "Opus Dei". — No, non sono un pericolo. Non avremo una democrazia cristiana. Non si è mai visto che i cattolici stiano uniti in politica, a meno che non abbiano il Vaticano alle costole. Ma questo avviene solamente in Italia... Non avremo una c'.smocrazia cristiana, né altri partiti. I partiti non risorgeranno. Ci sarà invece, e lo vogliamo, un trapasso ordinato a un maggiore " pluralismo organico ". (La formula "pluralismo organico" significa differenza di opinioni e interessi, previa l'accettazione comune del regime). Cioè, divisioni e contrasti più netti tra le varie categorie, i sindacati, per esempio, i padri di famiglia, ecc. Se le cose dovessero prendere una brutta piega, il ritorno alla maniera' forte diventerà fatale ». Roma è lontana Che una democrazìa cristiana, come quella che prese il potere in Italia alla caduta del fascismo, non si disegni in Spagna, è opinione corrente. Niente di simile nell'aria. Molti invece, guardando ad oggi, parlano d'una dittatura clericale, preconciliare, poco curante della politica del Vaticano e della slessa Chiesa spagnola, se diventa indocile. « Una dittatura clericale » è ta Spagna per Calvo Serer, professore di filosofia, presidente del consiglio di amministrazione (e proprietario in parte) del giornale Madrid, quello sospeso quat tro mesi, per un artìcolo di fondo che, prendendo le mosse dalla situazione francese, auspicava la fine del potere personale in Spagnu. Calvo Serer appartiene all'« Opus Dei ». e lo dice. Parla senza riguardo, sebbene il nostro incontro av venga nell'atrio di un albergo; ma questo è ormai d'u so comune. Qui devo fare una piccola digressione. Ho ricevuto al cune lettere, in cui mi si rimprovera di avere anch'io creduto che l'« Opus Dei » persegua il potere politico mediante il potere economico, la preparazione tecnica, la disciplina ascetica dei suoi adepti (volgarmente, una mafia): magari con l'attenuante che io la vedo meno compatta e più esposta alle crisi di quanto sì usi dire e scrivere. « Perché non à à trovò scoperto per centodieci-centoventi miliardi, che il signor Vila Reyes aveva già dilapidato in altre imprese folli. Questa relazione non è probabilmente tutta esatta, ma lo è certamente il finale, l'unica cosa che ci importa. Coinvolto nello scandalo è il nome di alcuni ministri, appartenenti alice Opus Dei » o affini all'ci Opus Dei »; chi li accusa di dolo, chi soltanto di leggerezza. Calvo Serer non crede che vi sia stata corruzione, nel senso più stretto del termine. L'affare Matesa, per lui, piuttosto è il frutto naturale e necessario di un qualcosa che si potrebbe variamente chiamare ambiente, stile, clima, andazzo. « E' nato da un miscuglio di paternalismo, trionfalismo, faciloneria, in-, competenza, arbitrio; il regime è cosi ». Anche Calvo Serer è stato criticato, in Spagna ed in Italia. L'idea infatti che esistano due «Opus Dei» separate, una celeste e una terrena, si regge male in piedi. Esistono invece, palesi, conflitti personali, rivolte, disgusti, che credo in buona fede, anche se alla buona fede si mescola una dose di ambiguità. Ma una certa ambiguità si trova in quasi tutta l'opposizione spagnola e fa parte di una situazione ambigua per se stessa. Calvo Serer è contro il regime presente, ed insieme è un conservatore, partigiano del- faponUddtaDnteDevptonznvinml«mcdpScbtqpldcvueausla monarchia. Soltanto, al ' d ' \ \ "' j ! principe Juan Carlos avrebbe preferito il conte di Barcellona, suo padre, « che ha tenuto testa a Franco », ed è stato perciò estromesso. Mi accorgo che finora non ho fatto accenno alla neomonarchia spagnola che Franco ha predisposto. E' una questione infatti che un osservatore straniero tende a dimenticare, per la stessa ragione per cui, in un passo di Manzoni, Don Abbondio viene ultimo e nessuno gli bada. Per gli spagnoli non è esattamente così, anche fuori delle minoranze che si appassionano alle sorti dei pretendenti al trono. La grande maggioranza non è monarchica, né propriamente antimonarchica, perché ci pensa poco o nulla. Su un fatto però si conviene. Se il ripristino della monarchia non commuoverà molta gente, la sua eventuale caduta potrebbe invece essere grave. Regale modestia Dalla guerra civile in poi la Spagna è stata governata da un regime che. anche senza la persona di un re, tutto si può chiamare fuorché repubblica. Dopo Franco, avrà un re, ed il passaggio dalla monarchia alla repubblica, nella tradizione spagnola, apre la via a conflitti feroci. Così, una questione alla quale il popolo spagnolo non lia partecipato, continua a rimanere essenziale. Juan Carlos (una soluzione intellettuale, come mi è stata definita) non è né popolare né impopolare, non alzando mai il tono se lo fanno comparire in pubblico e traendo vantaggio dalla sua stessa evidente modestia. Quasi tutta l'opposizione, compresa l'estrema sinistra, lo accetta per un tempo più o meno lungo, che deve servire al ritorno delle libertà civili, per evitare uno scontro frontale subitaneo ed impreparato da cui potrebbe uscire rotta. Dubbio è quanto durerà quel tempo, e se sia giusto il motto che chiama il nuovo re non ancora re « Juan il breve ». Per Calvo Serer è probabile, con la monarchia e dopo Franco, un governo dei militari più liberaleggianti, e risorgeranno i partiti, fino a una soluzione dì tipo francese. Ma il nuovo re avrà il vizio di origine di essere stato nominato da Franco grazie alla sua condiscendenza. Come farà quando, per reggersi in sella, dovrà parlarne male? Una soluzione sarebbe che lui stesso si associasse il padre, quel conte di Barcellona più democratico, che con Franco non si è accordato. Se la soluzione fallisse, si avrebbe un regime di colonnelli, di tipo greco o nasseriano. L'associazione figlio-padre sul trono, naturalmente, è acsgcstrq fantasia, una delle fantasie \ politiche che mulinano oggi nelle menti degli spagnoli. j Un altro eminente cattolico di opposizione moderala, lan- i data anch'egli qualche pun- \ ta, moderata, contro l'« Opus Dei » (ha qualche lato buono; vi sono però blocchi interi di uomini dell'ic Opus Dei » negli uffici ministeriali ed in quelli bancari; l'Università dì Navarro ha molto più danaro di quella di Stato) vede un possibile futuro nel!evolversi delle associazioni che presto diventeranno legali. Opposizioni legali? A queste associazioni previste dalla legge si darebbe il diritto di criticare tutto, non però i principi fondamentali dello Stato spagnolo. Potrebbero chiamarsi « per lo sviluppo del commercio », o « per lo spirito cristiano », o « per la difesa del libro », magari « per il progresso della democrazia». Sotto queste etichette, secondo chi mi parla, potrebbero riformarsi veri partiti politici alla chetichella, e quello socialista sarebbe il più forte. Ma un vero socialista, in un altro colloquio, dice: « La legge delle associazioni è ridicola. Entrarvi vorrà dire essere ritenuto un traditore da una parte e dall'altra ». Da questi discorsi, e da altri, mi rendo conto che una vera democrazia cristiana ha poche probabilità di formarsi. Abituati fino ad anni ancora abbastanza vicini a limitare la loro presenza politica a un appoggio totale alle gerarchie ecclesiastiche, i cattolici oggi si trovano sbandati, eccettuati quelli di una sinistra radicale semimarxista. Ma quasi lo stesso può dirsi del¬ Monserrat. Il monastero, centro della più vivace contestazione cattolica (Team-Frassineti) si vuole capire, fmz oppongono, che la nostra è una società religiosa. Che si propone di diffondere il pensiero e il sentimento cristiano, mentre in polìtica i suoi membri sono lasciati liberi di agire come credono? Noi siamo presi tra due fuochi di calunnie, quelle dei laici areligiosi e quelle dei religiosi settari, incapaci di ammettere che al sentimento cristiano si possa unire il massimo pluralismo in materia politica ». Pronti al comando E' una discussione vec chia; le stesse cose mi hanno detto nell'Università delibi Opus Dei » a Pamplona. Lo ammetto: la realtà non è mai così semplice come si vuol farla apparire nelle sommarie classificazioni ideologiche. Tutti sanno quanto è difficile stabilire il confine tra propaganda religiosa e imposizione di potere, e quale delle due sia il vero e primo scopo. Ma insomma, in Spugna, la potenza degli uomini dell'« Opus Dei » è proclamata dappertutto, nei ministeri, nelle banche, nelle ambasciate, nelle case editrici, nei discorsi di società. Ad essi è attribuita la nascita del così detto neocapitalismo spagnolo. Vero che molti sono preparati meglio degli altri: ma per quale ragione si curerebbe tanto una preparazione dì questo genere se non per ottenere una élite utile al comando? E vi è di più delle pubbliche dicerie: vi sono le dichiarazioni di uomini che appartengono all'« Opus Dei ». ma si dicono dissidenti. Uno, è Calvo Serer. Secondo lui, esistono due « Opus Dei ». Una è religiosa, e vi appartengono uomini come lui, o come, a suo parere, i dirigenti dell'Università di Navarro. Ma rampolla da essa un'« Opus Dei » politica, che oggi è la maggiore potenza spagnola, la « dittatura clericale ». E', come tutti sanno, europeista, tecnocratica, poco ideologica, e ha portato un miglioramento rispetto ai gruppi di potere iniziali. E' onnipotente sui giornali, a cui lascia più libertà di prima, ma una libertà incerta, con più pericoli legali. Li tiene in molti modi; raramente sopprime un giornale sgradito, ma lo piega privandolo del credito bancario. Colpisce anche IctOpus Dei» religiosa, quando si sente punzecchiata. E' però sempre minacciata (recentemente lo si è visto) dal franchismo più intransigente, e l'affare Matesa le ha portato un brutto colpo. Un ministro ex falangista ha fatto scoppiare lo scandalo, rimettendoci il posto, ma senza perdere la speranza di tornare a galla. L'inchiesta continua a covare. Quello che si vedrà, se il processo verrà insabbiato (diffìcile), o addomesticato (facile), oppure clamoroso, mostrerà quali sono, nel giro del regime, i nuovi rapporti di forza. Il regime è così Quest'affare Matesa, per chi non lo ricordi, è una truffa complicata e balorda, che non saprei riferire con precisione, perché nessuno me ne ha mai descritto bene il meccanismo. Un signor ' Vila Reyes, il quale proda- \ ceva telai senza spolette, servendosì di una tecnica truf- \ faldina già usata da altri in affari minori, cominciò ad "' esportarli. Il governo spa- j gnolo concede in questi casi, a titolo dl prestito, una ! sovvenzione in rapporto con il valore della merce. Era il primo trionfo di un'industria spagnola sui mercati stranieri. A una partita di telai esportata ne seguiva un'altra, più grossa, ed ogni sovvenzione serviva, con un forte avanzo, al rimborso della precedente. Finché si scoprì che i telai, anziché sui mercati, finivano nascosti in un deposito oltremare e tornavano clandestinamente in patria. Lo Stato si le altre correnti dell'opposizione media, fantastica, pessimistica, tirata tra l'opposizione al regime e la paura di trovarsi scoperta in un collasso del regime. Un leader conosciuto dell'opposizione mi ha detto, dopo essere andato al telefono: « Una telefonata di argomento politico. Noi facciamo sempre politica. Non ci badi, non è politica, è la sua apparenza ». Della stessa idea mi è sembrato un conservatore lucido, già ambasciatore, adesso conferenziere, giornalista e banchiere: accostamenti I per noi strani, ma in Spai gna meno strani. Ha rincalzato nel salotto della banj ca dove opera: « L'opposii zione che sta in mezzo, lij berale, cattolica o socialista 1 moderata, ha qualche somiI glianza con l'astrologia. Par' la, ragiona e pronostica molto, ma io la vedo già perI dente. Si troverà premuta I dalle due parti come il pro| sciutto nel panino ». Troppo tardi oggi per svolI pere questo discorso. Ma come può essere bella in Spaj gna una banca privata! Non come la banca Lambert di i Bruxelles, un museo d'arte ! moderna e avanguardistica, j ma un palazzo o un castello. Quadri d'autore e arazzi antichi nell'atrio e dietro gli sportelli. Nel salotto, uno splendido e grande ritratto di Goya. Nello studio del presidente, un meraviglioso Greco: un Cristo crocifisso, che il. basso ha per fondo Toledo, in alto un cielo semibuio nel quale si disegnano poche nuvole bianche che accennano a figure d'angeli con le ali spiegate. Guido Piovene (I precedenti articoli dell'inchiesta sono usciti il 24 e 27 dicembre, il 3, 7, 10 e 14 gennaio).
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