Braccio di ferro per il petrolio tra società e paesi produttori di Arturo Barone

Braccio di ferro per il petrolio tra società e paesi produttori Siluro alle trattative "isolate,, di Teheran Braccio di ferro per il petrolio tra società e paesi produttori Le maggiori compagnie mondiali fanno fronte unico, propongono « un accordo globale e durevole » sul problema dei prezzi e chiedono « una risposta sollecita » - Washington sospende la legge « anti-trust » per permettere ai giganti americani di associarsi in questa iniziativa (Nostro'servizio particolare) Roma, 16 gennaio. Le grandi compagnie petrolifere mondiali hanno deciso di fare fronte comune per resistere alla nuova serie di rivendicazioni dell'Opec, l'organizzazione cui aderiscono i dieci principali esportatori di greggio. L'intesa è stata promossa da sette compagnie (BP, Esso, Gulf, Mobil, Shell, Standard of California, Texaco) ma, essendo di tipo aper to, ha già raccolto l'adesione della Compagnie Franyaise des Pétroles, nonché di vari « indipendenti » importanti ( Marathon, Occidental, Amerada, ecc.) Parecchi governi hanno già garantito il loro appoggio all'iniziativa. Il governo degli Stati Uniti ha eccezionalmente sospeso l'applicazione della legge antitrusts per consentire alle cinque maggiori compagnie americane di associarsi per questa specifica operazione. I governi britannico, olandese, francese e nipponico sono pure favorevoli; il governo italiano è stato informalo, ma non si è ancora pronunciato. La fortissima dipendenza dalle importazioni di greggio è certo un elemen to importante; non meno importante è tuttavia l'intreccio d'interessi che l'azienda petrolifera statale è venuta costituendo negli ultimi lustri con alcuni dei paesi produttori. Martedì scorso, 12 gennaio, erano cominciate a Teheran le trattative, promosse dall'Opec, fra alcuni paesi produttori e alcune compagnie. Queste ultime — se già non lo erano — debbono essersi convinte che trattative isola¬ te, compagnia per compagnia e paese per paese, avrebbero fatto il gioco dei-Ui interlocutori, così come era accaduto nei mesi scorsi con la Libia. Di qui la decisione, annunciata stasera da parte delle compagnie, in un comunicato congiunto, « di non poter con- \ titillare a discutere il futuro sviluppo delle rivendicazioni dei paesi membri dell'Opec su nessun'altra base all'infilo ri di quella che assicuri una soluzione simultanea con tutti i governi dei paesi proda t tori interessati ». Si propone pertanto di dare inizio ad un negoziato fra tutte le compagnie, da una parte, e l'Opec dall'altra, nell'ambito del quale si possa raggiungere un « accordo globale e durevole ». Di questo accordo vengono indicate nel documento le grandi linee, sintetizzate in quattro punti: 1) revisione dei prezzi di listino tposted prices) per tutti i greggi, di qualunque provenienza, con l'intesa che i nuovi prezzi siano soggetti a moderati ritocchi annuali in relazione ai tassi d'inflazione registrati nel mondo o ad altro criterio analogo; 2) ulteriore temporaneo ritocco per il trasporto dei greggi libici, con adeguati ritocchi per altri greggi il cui trasporto comporta — fra porto d'imbarco e porto di destinazione — un « breve viaggio »; 3) nessun ulteriore aumento delle aliquote fiscali rispetto ai livelli attuali, nessun pagamento retroattivo, nessun nuovo reinvestimento obbligatorio; 4) i termini dell'eventuale accordo dovranno valere per a o uo a. ne o n- \ o ni ec o a t t re ra na elsa oto el e, ti: di er cinque anni prima di poter essere oggetto di revisione. Le compagnie chiedono all'Opec e agli Stati che ne fanno parte una sollecita risposta: una loro delegazione è pronta ad incontrarsi con i rappresentanti dell'Opec dove e quando l'Opec desideri. Naturalmente, data la maggiore complessità di una trattativa globale e pluriennale, le trattative in corso a Teheran dovrebbero essere rinviate a data da destinarsi. Il comunicato delle compagnie è una svolta nella storia dei rapporti fra paesi produttori, compagnie e paesi consumatori di petrolio. La decisione delle compagnie di resistere non è del tutto scevra da pericoli; ma anche i paesi dell'Opec, che vivono j dei redditi del petrolio, e soj no profondamente divisi circa gli obiettivi da raggiungere, ben difficilmente potran no rispondere con un rifiuto ue i globale e concorde a trattare. Arturo Barone he

Luoghi citati: Libia, Roma, Stati Uniti, Teheran, Washington