Folto pubblico di giovani per il "Cavour,, di Romeo

Folto pubblico di giovani per il "Cavour,, di Romeo Il dibattito al Museo del Risorgimento Folto pubblico di giovani per il "Cavour,, di Romeo Gli interventi di Galante Garrone, Ettore Passerin d'Entrèves e Abrate Cavour ha fatto il « tutto esaurito ». Oltre trecento persone — tra cui moltissimi giovani assiepati in piedi e perfino fuori della sala — hanno assistito ieri pomeriggio, nel Museo del Risorgimento, al dibattito che il Centro di Studi piemontesi ha organizzato sullo statista risorgimentale, prendendo lo spunto dalla fondamentale opera dello storico Rosario Romeo. Presente l'autore, i professori Alessandro Galante Garrone, Ettore Passerin d'Entrèves e Mario Abrate hanno illustrato al pubblico il primo dei tre volumi, già uscito presso l'editore Laterza con il titolo « Cavour e il suo tempo » e che abbraccia gli anni giovanili, dal 1810 al 1842. Presto seguirà il secondo volume, dedicato al periodo che va fino alla guerra in Crimea; e quindi il terzo, che comprenderà le vicende culminanti dell' unificazione italiana. « Un grande libro di storia, da mettere accanto alle gemme più importanti della produzione post-bellica »: così Alessandro Galante Garrone ha definito l'opera del Romeo. La quale non è solo una biografia, ma specialmente un'analisi serrata e profonda di un ambiente e di un'epoca a tutti i livelli: politico, sociale, economico, culturale e religioso. Ne deriva un respiro ampio, una vastità di orizzonti, cui giova non poco la ricchissima documentazione, in parte inedita, che lo storico ha potuto sfruttare: in primo luogo l'archivio di famiglia custodito nel castello di Santena, nel quale Romeo ha « scovato » fra l'altro una vera e propria miscellanea di appunti dello stesso Cavour giovane. Questi aprono nuove prospettive nello studio del suo liberalismo e del processo di formazione delle sue concezioni filosofiche. Alla luce di queste « scoperte » si comprende anche meglio l'impronta che le letture giovanili hanno lasciato nel futuro uomo di Stato: da Tocqueville (« è il continuatore di Montesquieu, il più. grande dei nostri tempi », scriveva al fratello), a Bentham, allo slesso Jouffroy, che pose a lui, laico convin| to, il problema dell'esistenza e dei necessari rapporti con le Chiese e con la religione. « Grazie ad una così attenta e scrupolosa ricerca sulle fonti dirette — ha proseguito Galante Garrone — la figura di Cavour si stacca netta quale protagonista della sua epoca. E intanto sullo sfondo, ben chiaro, resta un doppio scenario: quello più chiuso piemontese e quello più vasto europeo ». Molta parte del suo lavoro infatti, Romeo ha dedicato alla storia del Piemonte in quel periodo: « una storia guidata da una mentalità ancora gretta e provinciale ». Essa balza evidente anche dal sottile contrasto fra la famiglia e il giovane Camillo, il quale era — a giudizio della zia Vittoria di Clermont-Tonnerre — un « pauvre enfant entièrement absorbé par les révolutions ». A questa « moderna » dimensione culturale e politica dello statista ha dedicato il suo intervento Ettore Passerin d'Entrèves. « Si tratta di una dimensione — egli ha detto — che lo pone su un gradino diverso da quello di Mazzini: mentre il genovese punta sull'ideale della lotta di popolo, Cavour, pur convinto che i sovrani non saranno più i soli a decidere dei destini umani, ha già una idea diplomatica della politi- ca internazionale ». E lo di- mostrerà negli anni in cui sa- rà chiamato a reggere le sor ti del piccolo regno piemon- tese, quando le fondamentali esperienze politiche e sociali della Francia e dell'Inghilterra («Sono queste le pagine più affascinanti nel libro del Romeo » ha precisato l'oratore) gli saranno di guida nel suo liberalismo. Ma è stata davvero fondamentale l'opera di Cavour nel contesto, oltreché politico, sociale ed economico dell'epoca? « Non mitizziamo — ha risposto all'interrogativo il prof. Abrate — la sua figura anche in questo campo, facendone l'esclusivo protagonista dell'evoluzione della regione subalpina. Prima di lui avevano influito forze storiche altrettanto importanti: a esse soprattutto si deve il fatto "miracoloso" che il Piemonte, fermo in un quasi assoluto immobilismo dal XIV al XVIII secolo, abbia saputo esprimere nel 1800 un ceto completamente nuovo, dotato di uno spirito d'iniziativa e anche di avventura mai conosciuto prima d'allora. Cavour, questo sì, ne è il maggior esponente. E resta suo il merito di aver saputo con estrema sagacia far confluire quelle forze disperse verso la stabilità economica da un lato e l'unificazione politica dall'altro ». c. sar.

Luoghi citati: Clermont-tonnerre, Crimea, Francia, Inghilterra, Piemonte, Santena