Il '71 può essere un anno buono anche se vi sono "zone d'ombra,, di Giovanni Trovati

Il '71 può essere un anno buono anche se vi sono "zone d'ombra,, Lunga conferenza-stampa di Donat-Cattin Il '71 può essere un anno buono anche se vi sono "zone d'ombra,, Si prevede una robusta espansione, ma si teme un leggero calo dell'occupazione: soprattutto al Sud, per la crisi edile ■ Nel '70 il costo del lavoro è aumentato del 13,8%, ma in alcune aziende (come quelle Iri) la percentuale è stata più alta - Il ministro Donat-Cattin ha deplorato le violenze nelle fabbriche e ha ammesso che non sempre i suoi richiami sono stati ascoltati - Critiche ai sindacati: «Un atteggiamento di puro rifiuto di ogni responsabilità sull'attuale andamento interno della fabbrica sembra poco consono all'importanza del ruolo che essi esercitano» (Dal nostro corrispondente) I dRoma, 13 gennaio. : ldLa polemica sulla situazioni' economica e sulle lot-, te sindacali ha concorso a rendere molto attesa la conferenza-stampa del ministro del Lavoro Donat-Cattin. Il grande salone del ministero era afrollato di giornalisti italiani e stranieri. La esposizione di Donat-Cattin è durata poco meno di due ore ed ha toccato diversi argomenti, dall'occupazione al reddito, al costo del lavoro, alle violenze nelle fabbriche, agli errori di prospettiva dei sindacati. Le sue previsioni per l'anno appena iniziato sono buone. Può esgere un anno di robusta espansione, perché la domanda estera è in aumento (specialmente con la ripresa economica degli Stati Uniti), la competitività del nostro commercio estero è assicurata, il costo del lavoro va aumentando nella maggior parte dei paesi industriali con un ritmo non diverso dal nostro. A giudizio del ministro, gli aumenti salariali del 1969-'70 sono stati generalmente ben assorbiti e i prezzi dimostrano una dinamica moderata e in linea con gli altri paesi industriali. Tuttavia, in questo quadro, che del 1970 si è toccata la punta più bassa degli ultimi anni (19.330.000 persone occupate, pari al 36 per cento della popolazione residente). Nei mesi successivi s'è avuta una vigorosa riprésa; che" s'è attenuata dopo l'estate. L'incremento rispetto al 1969 è stato, nel corso dell'intero 1970, del 2-3 per cento. Per il 1971 (rispetto al '70) si prevede un aumento dell'oc- qzidzinduce a bene sperare, ci so-: no due zone d ombra: il Mez- j zogiorno e la crisi edilizia. , Occupazione. Nel gennaio i cupazione dello 0,5 per cento | nelle aziende con più di 100 i 1 dipendenti e un regresso del-1 lo 0,7 nelle aziende con meno di 100 dipendenti. In totale quindi, una leggera diminuzione. Questo andamento è influenzato dal settore edile, dove si ritiene che nel 1971 si arrivi ad una disoccupa- ' zione del 10 per cento. Se si esclude l'edilizia, le previsioni per l'intero settore industriale sarebbero di una maggior occupazione dell'1,5 per cento. Reddito e costo del lavoro. Dal 1961 al 1969 il reddito nazionale, al costo dei fattori, è aumentato del 114 per cento: nello stesso periodo le retribuzioni dei lavoratori dipendenti sono salite del 129 per cento, quelle degli altri operatori economici del 105,36. Donat-Cattin ha precisato che le retribuzioni dei lavoratori dipendenti nel primo quinquennio (1961-1965) sono aumentate in misura superiore a quella del reddito nazionale, mentre negli anni successivi in misura minore. (Dal 1961 al 19(Ì5 il reddito è cresciuto del 52,5 e le retribuzioni del 68 per cento: dal 1966 al 1969 le due percentuali sono rispettivamente 40,6 e 35,9). L'aumento del costo del lavoro nel 1970 per il settore industria]e è stat0 del 138 per cent0 (se si aggiunge la maggiore occupazione per i effetto delle riduzioni di ora¬ rio, il monte salari aumenta, rispetto al 1969, del 16,4 per cento). Naturalmente, ha detto il ministro, in alcune aziende il costo del lavoro è andato oltre la cifra media indicata, come ad esempio in alcune aziende Iri. Per disenfi, nel biennio 1970-1971 in queste aziende il costo scatta del 50 per cento; per Donat-Cattin del 40 per cen to, perché tiene conto non ! s | solo della manodopera, ma j i di tutto il lavoro dipendente \ «1 (operai più impiegati). Ag- ! v' dsgiunge Donat-Cattin che queste aziende Iri hanno sempre goduto di « retribuzioni più elevate di quelle contrattualmente dovute ». Nel 1970 il reddito è cresciuto del 5-6 per cento, una misura insudiciente, ha detto Donat-Cattin, per risolvere i problemi dell'occupazione, dello sviluppo del Mezzogiorno e dell'espansione dei consumi. Il saggio di sviluppo possibile e opportuno avrebbe dovuto essere del 7-8 per cento. Il ministro ha respinto la tesi che il reddito sia aumen- ; tato poco solo per « l'assenza dì pace sociale »; egli ha indicato altre cause: assetto fi- j nanziario internazionale tra i più agitati del dopoguerra, stretta monetaria tra l'agosto ; del 1969 e l'agosto del 1970, comportamento «piuttosto er-1 ratico e aleatorio di tutta la spesa pubblica ». Ha aggiun- j to: « Nel nostro ambiente po- i litico è più facile fermare il discorso.su temi come la lotta al sistema e la sfida che spacca le fabbriche. Non in- j tendiamo negare gli effetti della tensione sindacale del 1970, anche se fa specie che da alcune parti la si porti in ! campo proprio quando ha i proporzioni più ridotte. Vo- I gliamo soltanto richiamare il I dato oggettivo che si tratta di Zino dei fattori al quale se ne sono accompagnati al-1 tri, e di maggior peso ». Per Donat-Cattin, « il mag Cte gior responsabile dell anda-Ìmento non ottimale dell eco-1nonna italiana nel 19,0» è lo stato di incertezza politica !voluto da alcuni gruppi e centri di potere « nella speranza che fosse possibile fare un netto balzo indietro rispetto all'autunno 1969 ». Il ministro del Lavoro ha addebitato al partito della crisi « gran parte delle responsabilità, anche per aver privato troppo à lungo il Paese di un quadro n i e a \d> riferimento politicoecono-\mt?°n- ?a, poi criticato la - ! Politica dei redditi, dicendo è \ cne riproporla ora come toc- a ! casana della nostra economia rlo l, n e di o ug« è iniziativa antistorica ». Il cedimento dello spirito imprenditoriale, specie nella media e piccola impresa, « va superato con il riconoscimento dell'utilità generale della funzione imprenditoriale e dirigenziale e con la convinzione generalizzata che per la nostra economia esistono due condizioni indispensabili di sviluppo: la simultanea politica di riforma, che dia luogo a un più giusto impiego del reddito prodotto, e la competitività ». ! sempre assunto « ogni respon j ^ rictotam i sin- \ «acati al a necessita e al oo- ! vere dl evitare tutte le forme ' di violenza fisica, di non disconoscere la funzione diri- Sindacati e violenze. Donat-, Cattin ha detto di essersi | tiiiii!iriiiii]iiitiiiiii]iiiiiiiiiiiiiii)iiiiiiiiiiiiiiiii genziale, di non mettere in atto strumenti di lotta diversi dallo sciopero e contrari alla legge ». Ha detto ancora: « L'argomento della violenza di diversa natura, che i lavoratori subiscono dal sistema, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriMijiiir]iiiiiiiiiiiiiiiii>iiiiiii non è una giustificazione per motivare altra violenza. In una società democratica le regole comuni devono tendere all'eliminazione di ogni violenza e all'affermazione della libertà dell'uomo ». Ha ammesso che non sempre i richiami sono stati ascoltati: « Ed è un danno per il movimento sindacale », poiché « taluni episodi, venendo generalizzati, finiscono per lasciare che si crei una sorta di assuefazione al vergognoso insorgere di organizzazioni dedite alla violenza, di marca fascista ». Donat-Cattin ha difeso i sindacati, sostenendo che essi intendono « muoversi nell'ambito della legalità repubblicana », ma ha denunciato i loro « errori di prospettiva ». « Le piattaforme presentate in un certo numero di aziende metalmeccaniche a partecipazione statale — ha detto — sono eccessivamente onerose ». Ma per queste aziende la sua critica ha investito anche la politica della parte imprenditoriale, giudicandola la peggiore che si potesse immaginare: « Le aziende hanno gestito quelle vertenze senza sapere scegliere se resistere, con tutto il peso che può comportare, o pagare, evitando interruzioni di produzione ». Il risultato è che si è resistito, con le relative perdite produttive, per poi pagare in pratica tutto quanto richiesto, « e pagare talvolta a titolo di acconto, senza aver chiuso i problemi aperti ». Altra critica del ministro ai sindacati: « Un atteggiamento di puro rifiuto di ogni responsabilità sull'attuale andamento interno della fabbrica sembra poco consono all'importanza del ruolo da essi esercitato. E' Giovanni Trovati iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiitiiiiiiiiiiiiiriit (Continua a pagina 2 in ottava colonna) 1 ' r n Roma. II ministro Donat-Cattin (Telefoto Team)

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti