Dilatiamo le ferie d'inverno

Dilatiamo le ferie d'inverno Dilatiamo le ferie d'inverno La « grande follia bianca » è finita la scorsa settimana, con l'arrivo della Befana e il ritorno in città degli stu- i denti. Svuotati gli alberghi, cancellate le « code » davanti agli skilifts, ora le località di sport invernali sono di nuovo tranquille e deserte. Troppa gente da Natale all'Epifania, troppo poca dal sette gennaio alla fine della stagione, tranne qualche punta per Carnevale e Pasqua. Questo è il guaio del nostro turismo invernale (ma anche quello estivo soffre dello stesso male: la concentrazione). Solo l'I,7 per cento degli italiani che, durante l'anno, prende una vacanza di almeno quattro giorni consecutivi, va in ferie nel periodo invernale, e oltre la metà di questa percentuale sceglie i giorni compresi tra il 20 dicembre e il 7 gennaio. Come dire che, grosso modo, su due milioni e mezzo di sciatori italiani, 2S0 mila fanno la vacanza natalizia, quella legata agli impegni scolastici; oltre due milioni di persone devono accontentarsi della domenica o dei weekend; e solo 150 mila possono sfruttare il periodo più bello per sciare, almeno una settimana consecutiva, quando la neve è ancora abbondante, ma non gelata, le giornate piti lunghe, il sole caldo e. soprattutto, i prezzi più bassi. Queste cifre vanno prese con cautela, perché non esistono statistiche precise, a conferma che le vacanze invernali sono considerate poco importanti anche dall'Istat; ma sono abbastanza vicine al vero. Lo confermano i dati forniti dal presidente dell'Enit, avv. Michele Pandolfo, in un convegno turistico tenutosi in dicembre a Roma. Gli sciatori effettivi che « prendono d'assalto le località invernali superano largamente i due milioni »; negli alberghi, ha precisato Pandolfo, si sono avute nella scorsa stagione (da dicembre a marzo) sedici milioni di « presenze » t si badi bene, non « arrivi » i, su un totale annuo che. alla fine del '69, era di oltre 73 milioni di giornate. Le presenze degli stranieri, nello stesso periodo, sono state cinque milioni e mezzo, su un totale, nel '69, di 44 milioni e mezzo. L'apporto in valuta estera rappresenta circa il venti per cento di quello annuale (220 miliardi di lire nell'inverno '69-'70 contro 193 miliardi nella stagione precedente), a dimostrazione che tedeschi, francesi, americani, inglesi fanno più vacanze invernali degli italiani. I turisti della neve, dunque, sono pochi, malgrado la stagione invernale sia, in montagna, più lunga di quella estiva: 130-150 giorni (di cui trenta festivi t contro 70-90 giorni (di cui 15 festivi), come riferisce Edoardo Marlinengo nel volume Montagna viva (ed. Aeda, Torino). Per consentire al turismo invernale di espandersi bisogna vedere, dice Martinengo, in « quale misura l'attrezzatura sciistica italiana sia utilizzata rispetto alle sue capacità di assorbimento, non tanto pelle possibilità di ricezione alberghiera, il cui utilizzo è certamente modesto, quanto come utilizzo delle vere e proprie attrezzature di risalita i). E', questo, un discorso assai complesso, aggiunge Martinengo, che si lega alla variabilità della stessa natura e della funzione che svolgono i centri invernali, alle punte di una domanda, che si concentra in determinati periodi e in determinati giorni della settimana, .egata ancora da altre numerose variabili. Bisogna, dunque, fare qualcosa per diluire in un arco di tempo meno ristreti marea degli sciatoti. Lo stesso presidente dell'Enit ha indicato alcune mete da raggiungere: allargamento del periodo delle ferie per ì lavoratori; scaglionamento delle vacanze generali mediarne una riforma del calendario scolastico; facilitazioni da parte delle « aziende dell'ospitalità » per quanto riguarda il soggiorno nelle stazioni invernali, con l'offerta di tariffe ridotte nei periodi « non di punta »: particolari stanziamenti dei ministeri, da assegnare pei lnsmizlvsd lo sviluppo della viabilità nelle zone interessate agli sport invernali; coordinamento delle manifestazioni intese a valorizzare le stazioni invernali: sviluppo dell'attività congressuale in inverno. A proposito delle scuole, c'è una proposta del ministro della Pubblica Istruzione. Misasi. per istituire un periodo di vacanze invernali, naturalmente oltre quello natalizio. Sarebbe un bel passo avanti. Le riduzioni di prezzo, in periodi di bassa stagione, sono già praticate oggi, anche con il sistema delle « settimane bianche ». sorte in Italia circa quindici anni fa e oggi diffuse in ogni centro che si rispetti. C'è pero qualcosa, in questa formula, che dev'essere migliorata. Nel forfait, ad esempio, non sempre è incluso il «pass» per tutti gli impianti di risalita della zona, il cui costo incide notevolmente sulla spesa per la vacanza. Altro punto non sempre chiaro è l'abbonamento settimanale alle lezioni collettive di sci:'alcune combinazioni lo comprendono, altre lo escludono, altre ancora lo concedono scio pagando un supplemento. Chi sceglie la «settimana bian¬ ca » dovrebbe, invece, essei re sicuro di non avere sorprese, almeno per l'albergo, ; le seggiovie, la scuola di sci. Ci pare che solo l'esten! sicne delle « settimane bianI che i) e il contenimento dei . loro prezzi (ora variano da ; 30 a 50 mila lire, in media, | per un albergo discreto) ' possano riempire quei vuoti : che gli sciatori « natalizi » lasciano nei centri montani; naturalmente, in attesa dell le ferie scaglionate o di un I secondo periodo di vacanze scolastiche. Una migliore dist ribuzioi ne della folla di sciatori sarebbe utile a tutti: gli alber¬ gatori non sarebbero costretti a portare alle stelle i prezzi sotto Natale per rifarsi della bassa stagione, che è veramente troppo lunga: gli sciatori, olire a risparmiare, troverebbero meno folla e gli impianti sempre in funzione (ora in alcuni luoghi minori si rischia di trovare fermi seggiovie e skilift* nei giorni feriali dei mesi «morti»), I 60 o 70 miliardi che gli sciatori italiani sborsano ogni anno aumenterebbero certamente, ma soprattutto potrebbero essere spesi meglio, nell'interesse di tutti. Livio Burato

Persone citate: Edoardo Marlinengo, Livio Burato, Martinengo, Michele Pandolfo, Misasi

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino