I "punti fermi" d'Israele per il negoziato Jarring

I "punti fermi" d'Israele per il negoziato Jarring La missione del mediatore dell' Onu I "punti fermi" d'Israele per il negoziato Jarring Tel Aviv vuole frontiere sicure; non si ritira da «tutti» i territori occupati; non accetta in cambio garanzie internazionali - L'inviato di Thant torna oggi a New York per riferire Tel Aviv, 9 gennaio. Il « mediatore » dell'Onu, Gunnar Jarring, ha avuto oggi il secondo colloquio con i dirigenti israeliani, a Gerusalemme. Il colloquio è durato due ore e mezzo. L'ambasciatore si è recato nella residenza privata del ministro degli Esteri Abba Eban alle 13,30 (ora locale) e ne è uscito alle 16, senza fare alcuna dichiarazione ai numerosissimi giornalisti presenti. Alla riunione ha preso parte anche il Primo Ministro israeliano, signora Golda Meir. La signora è arrivata nella residenza di Eban (una villa che sorge nel quartiere residenziale di Gerusalemme) a piedi, perché oggi, sabato, gli ebrei osservanti non possono viaggiare a bordo di mezzi meccanici. Già partecipando alla riunione, Golda Meir e gli altri rappresentanti israeliani hanno fatto uno strappo alla regola, permesso tuttavia dalla religione ebraica in circostanze eccezionali. Golda Meir avrebbe sostenuto, secondo indiscrezioni, che la minaccia continua della ripresa delle ostilità rende i negoziati più difficili. La pace deve essere raggiunta mediante liberi negoziati tra le parti e non per mezzo di coercizione di terze potenze. Nuovi scontri sul Canale provocherebbero la ripresa della guerra. Israele non accetta il totale ritiro dai territori occupati. I negoziati debbono portare ad un accordo su frontiere sicure e difendibili e quelle anteriori alla guerra dei Sei giorni non erano difendibili e nemmeno permanenti. Israele non accetta nessuna garanzia internazionale al posto di frontiere sicure e difendibili. Una nuova risoluzione del Consiglio di Sicu- rezza, che modifichi quella del novembre 1967, su cui si basa la missione Jarring, non farebbe che ostacolare i colloqui di pace del rappresentante dell'Onu. Israele vorrebbe che i negoziati siano trasferiti da New York, dove attualmente si svolgono, a Cipro o in Svizzera, comunque in una zona più tranquilla, più lontana dalle interferenze delle grandi potenze, e più vicina ai Paesi interessati per evidenti ragioni pratiche. Quanto al livello dei rappresentanti, Israele desidererebbe che sia di ministri degli Esteri e non di ambasciatori o di altri funzionari. Ciò per permettere che siano prese più rapidamente delle decisioni e per dare più importanza ai negoziati stessi. Prima di recarsi alla residenza di Abba Eban, il diplomatico svedese aveva avuto un colloquio di un'ora con il capo della commissione dell'Onu per il controllo della tregua in Terra Santa, maggior generale Ensio Siilasvuo, il cui quartier generale si trova a Gerusalemme. Anche questa volta, Jarring non aveva fatto alcuna dichiarazione ai giornalisti sul tenore degli argomenti trattati con il generale finlandese. Gli osservatori ricordano però che il ministro della Difesa israeliano gen. Dayan si è incontrato due volte, recentemente, con il capo della Commissione dell'Onu per la tregua discutendo con lui le possibilità di una modifica della attuale tregua sul Canale. Il gen. Dayan, come è noto, insiste per l'instaurazione di una tregua più solida e duratura, indipendente dal corso dei negoziati. Non sono previsti altri incontri tra Jarring ed i dirigenti israeliani; Jarring dovrebbe ripartire per New York domani mattina. (Ansa)