Il piccolo di 8 anni che voleva uccidersi a Torino

Il piccolo di 8 anni che voleva uccidersi a Torino Il piccolo di 8 anni che voleva uccidersi a Torino Crudeltà verso ibambini "Abbiamo troppo leggi e pochi giudici ecco perché oggi la giustizia è in crisi» Perché aumentano i casi di genitori che seviziano o terrorizzano i figli? - Spiega il direttore dell'Ufficio rieducazione minori: « Il padre o la madre poveri, quando sono umiliati dal fallimento delle loro speranze, riversano il rancore sui figli » Aggiunge: « Le torture ai bambini sono più diffuse di quanto si immagini » (Nostro servizio particolare) Roma. 2 gennaio. Nolte di Capodanno a Torino: la civile e ricca città è in festa, tra veglioni, pranzi, spumeggiare di champagne. In una capanna aperta a tutti i venti, nella vicina campagna sepolta sotto la neve, un bambino di otto anni vuole morire. Lo ritrovano il giorno dopo, quasi assiderato, i piedi congelati. Croste di antico sudiciume sul piccolo corpo rattrappito coprono lividi e cicatrici, segni di vecchie percosse e di ustioni. Su una spalla, il segno di una recente bastonata; le guance sono dolenti perche la madre il giorno prima, per punirlo rli una mancanza, gli ha infilato le dita in bocca divaricandogli le mascelle: « Mi ha messo le (liia in gola, mi ha fallo lauto male », dice ai soccorritori. Era fuggito il giorno piuma Inda casa, un tugurio isolalo | Odove viveva con tre fratelli, sla madre analfabeta e alco-! lizzata, il padre che si è l'atta un'amante e non porta più a casa il salario. A mezzo chilometro ce il fiume. Stefano si è slanciato nel buio pauroso che ricorda quella tana da lupi che è la sua casa, urlando: « Mi uccido ». Ma non ha avuto il coraggio di gettarsi zgccfpdnzddcdznsttn| H2scosiiuì"gorgm scuri defliume7Ha ! lpreferito attendere la morte | lenta del gelo: la morte chissà da quanto tempo meditata, desiderata. Non si può più, ormai, passare sopra a una notizia di cronaca come questa, lasciali- ddiisado che venga riassorbita dal- \ urincalzare degli avvenimenti di questa nostra èra che non concede tempo alla riflessione. Bambini suicidi, bambini seviziati, bambini assassinati dagli adulti, spesso da uno o dall'altro dei genitori, non sono più casi eccezionali, In poche settimane, abbia-1 rao letto di una bimba che la madre ha deposto per punizione sulla stufa accesa, di un bimbo di sei anni strangolato dalla madre in un ospedale. E quanto ai delitti contro l'infanzia a sfondo sessua mtnd5isctgtule, siamo arrivati a un tale ; Pgrado di assuefazione per la loro frequente ricorrenza da dimenticarcene quasi subito. Eppure, quelli che appaiono sulle cronache sono certamente i casi più sensazionali. Quanti bimbi intorno a noi vivono, indifesi, un'esistenza da incubo? E allora è lecito porci questa domanda: la ribellione di tanti giovani contro le loro famiglie non è spiegabile, almeno in parte, con il comportamento del padre o della madre? Ci siamo rivolti al direttore dell'ufficio di rieducazione dei minori presso il ministero della Giustizia, dott. Radaelli. Ecco la risposta più sconvolgente: «La crudeltà contro i bambini esiste anche in Italia, e in una misura mollo più. ampia di quello che generalmente si immagina ». « I bambini in Italia, aggiunge, sono frequentemente vittime di una mentalità che si fonda su un costume paternalistico, il quale non e | poi altro che la manifestazione di una tendenza indi vidualislica, quasi un biso gno patologico, di potere, ra dicalo in una quantità di per sone ». Vi sono due situazio ni opposte in Italia, ha spie gaio il dottor Radaelli, da cui emerge il fenomeno della crudeltà contro l'infanzia: il grande benessere, da un lato; e dall'altro la grande miseria, .soprattutto nel suo aspetto di sottosviluppo culturale. Casi come quelli della notte di Capodanno a Fancalieri sono il risultato della convivenza, in una stessa società, dei due estremi: « L'esperienza osservata — come attraverso un vetro infrangibile — ma non condivisa del benessere, in una società che afferma il benessere come cu-1 lore. aggrava il complesso di I frustrazione di coloro che, . jiiuli du none di soltosvi-1 Inppu con la speranza di una i promozione sociale, si vedono \ poi respinti ai margini della società del benessere, e addirittura degradati, anziché promossi, nel confronto con questa. Ed ceco che la fumi glia, umiliala dai fallimento delle sue speranze, riversa il suo rancore sui figli, cioè sulle uniche presenze umane sul le quali, trovandosi in con dizione di ulteriore inferiorità, il- padre e la madre pos sono sfogare la loro ribellione, interiore, la loro insoddisfazione, e iiuel bisogno di potere, clic è purtroppo ala vivamente inculcato nel sangue di molti italiani ». disdbdasn1\ Laura Ber^ayna L'eccczione sollevata a Buri li « settimo numero » alla Corte Costituzionale Bari, 2 gennaio. E' non manifestamente infondata l'eccezione di incostituzionalità in merito al conI rasto clic sussisterebbe fra alcuni articoli della Costiti»- zione e quella parte della legge 22 febbraio 1934, n. 370, che regola il riposo domenicale nei quotidiani. Lo ha affermato in un'ordinanza il pretore di Bari, consigliere di Corte d'appello, dott. Mininni; egli ha accolto l'eccezione sollevata dal difensore del presidente del consiglio di amministrazione della società Mediterranea editrice del quotidiano barese La Gazzella del Mezzogiorno, Leonardo Azzarita. Il processo è stato perciò sospeso e gli atti trasmessi alla Corte Costituzionale. Nel luglio dello scorso anno, allorchè — durante la | Hll uhi llllillllllllll ii ii minimi numi un 1111 vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro dei poligrafici — alcuni editori decisero di sopprimere il « settimo numero » dei propri giornali, applicando la legge del 1!)34, il quotidiano barese usci ugualmente. Alcuni editori che avevano sospeso l'edizione del lunedi segnalarono il fatto alla procura della Repubblica di Bari, che, per competenza, trasmise gli atti al pretore. Leonardo Azzarita fu quindi rinviato a giudizio. Nella sua ordinanza — dopo che il pubblico ministero avv. Mitolo non si era op- posto all'accoglimento della | IHIIIHIIIUIMIinillMIIIIIIIMIMIIIMIIIIMHinilMII richiesta difensiva — il dott. Mininni ricorda innanzitutto gli articoli 2, 3, 21 e 41 della Costituzione. Osserva inoltre che la legge sul riposo domenicale e settimanale « nella realtà non consente alle azien-1 de editrici di dare corso alla ! stampa dei giornali nei giorni j di lunedi ponendo un orbitrario limite di tempo alle libere manifestazion; del peri- j siero con lo special» mezzo di diffusione che è la stampa ». Il pretore sottolinea poi che tale limitazione si spiega soltanto nel contesto storico-sociale in cui maturò ta- richiestaMininni gli articoCostituziche la lenicale erealtà node editristampa ddi lunedtrario limbere masiero codi diffuspa ». Il pche talega soltanrico-soci le legge. (Ansa) IIHIIIHIlnilllllllMIMIIIIMMIMMMHIinilinMIIIIIIIM Proposti questi rimedi: dice Rocco) ; riempire tutti i processi di primo (Nostro servizio particolare) Roma, 2 gennaio. Dodicimila leggi da osservare, codici permeati di spi rito fascista, procedure lente e farraginose, pochi giudici c mal distribuiti: queste le cause della crisi della 8ÌusU zia secondo la relazione di line anno del Consiglio superiore della Magistratura. Il documento non si limila a ; unà realistica diagnosi, ma j indica anche la terapia a ba se di concrete e urgenti riforme, partendo dalla constatazione che « l'apparalo della giustizia è contrassegnato da un assoluto immobilismo. IIIIIIIIIMIIIIIIIIIII 11111 i 11 [ 111 < 11111 Hill i: modificare radicalmente re i « vuoti » causati dallo grado; adottare il sistema mentre tutta la società si trasforma con estrema rapidità ». I cittadini, dice la relazione, diventano sempre più consapevoli dei propri diritti; ne consegue l'esigenza di una effettiva tutela di questi diritti. La prima necessità, secondo il Consiglio superiore della Magistratura, ò la ; radicale modifica della legij stazione formatasi prima deila Carta costituzionale (1948), non essendo più accettabile la « gerarchia dei reali », contenuta nel vigente « Codice Rocco », promulgato dal fascismo nel 1931. « Questo codice contiene ancora alcune fattispecie criminose in j contrasto con il nuovo sistema sociale e politico nato \ dalla Costituzione », afferma i il documento. Si tratta dei | reati ideologici, la cui aboliI zione è stata proposta recentemente in Parlamento, ma che, essendo in vigore, potrebbero essere contestati a qualsiasi cittadino reo soltanto di esercitare il proprio diritto alle libertà. malatstlepseranseinamnchumoasnlipsureczpFlisle Vuoti legislativi A questi inconvenienti non si può sopperire con una. proliferazione di leggi. In Italia sono in vigore circa dodicimila leggi; questo è fonte di gravi disagi per il cittadino, perché vale sempre il principio che « l'ignoranza della legge non scusa ». Altrettanto pressante è la riforma del codice civile; bisogna superare, ad esempio, v quella struttura gerarchica dell'impresa rimasta ancora nel nostro ordinamento, per adeguarla al principio costituzionale che considera l'impresa come una comunità di lavoro in cui la collaborazione dei lavoratori (art, 4tì delila Costituzione i costituisce | un elemento caratterizzante ». Altro problema sono i «vuoti legislativi», determinatisi in seguito a sentenze della Corte costituzionale, che dichiarano illegittime alcune norme ! di legge, non sostituite successivamente dal potere legislativo (Parlamento). Questi « vuoti legislativi » non possono essere colmati dal giudice, sul quale si scaricano tensioni sociali, che solo in parte egli può affrontare ed eliminare, avverte la relazione. Qual è, dunque, la funzione del giudice in una società democratica? « // giudice non può ridursi — risponde il documento — a semplice lettore del testo normativo, ma deve essere l'esperto della vita sociale e deve saper cogliere in essu i valori che qualificano la norma. In altre parole, il -.li 11 1 < 1 > 11:111 n 11 ; < 1:1 m 111 -11 ; 1 i 11 : o a Mestre le norme precedenti la Costituzione (la «gerarchia dei reati» del coe sentenze della Corte Costituzionale; introdurre il giudice unico in « accusatorio », di tipo anglosassone, al posto di quello « inquisitorio » magistrato deve partecipare al progresso della società che. attraverso la legge, tende costantemente ad evolversi». La relazione si occupa delle « risorse giudiziarie », in pratica degli organici e dei servizi di cui dispone l'apparato giudiziario. I giudici sono pochi e distribuiti spesso senza criterio, anche « in sedi inutili »; le attrezzature sono arcaiche e insufficienti: «come massimo della meccanizzazio ne », vi è solo qualche mac china per scrivere. Occorre un piano per assicurare ai magistrati quei collaboratori ormai indispensabili (periti, assistenti sociali, specialisti nei diversi settori). Si devono liberare i giudici dai « troppi compiti amministrativi » e superare le difficoltà nel loro reclutamento. La relazione rileva che po chi laureati in giurisprudenza partecipano ai concorsi per entrare in magistratura. Forse è una carriera che non li interessa, o troppo severi sono gli esami? « Anche se le domande sono pari al 50 per cento circa dei laureati — spiega un documento — solo il 10 per cento di essi si presenta alle prove scritte e ben pochi sono coloro che le terminano tutte ». E' messo sotto accusa il sistema dei procedimenti civili e penali. « La complessità delle forme processuali porta all'inefficienza del sistema e ritarda la definizione della controversia ». Ma 1111 [ 1111111111111M111111111C111M e1111M1111 i 111111 )■ 11 > 1 La diocesi s una riforma che toccasse le sovrastrutture formalistiche non è sufficiente « se non si provvedo, contemporaneamente alla riforma dell'ordina mento giudiziario », in modo da assicurare un adeguato numero di giudici, specie nelle maggiori città. // «giudice unico» Il Consiglio propone l'introduzione del « giudice unico » in tutti i processi di primo grado: ora il giudice unico è solo in pretura, mentre in tribunale c'è un collegio di tre giudici. « L'innovazione consentirebbe una maggiore utilizzazione dell'organico, eliminando anche le numerose controversie sulle competenze ». Le grandi sedi giudiziarie, ricorda la relazione, hanno un carico tale di processi che, con la organizzazione in vigore, e senza l'afflusso di nuove cause, occorrerebbe un decennio per smaltire gli arretrati. Il codice penale e la procedura penale « si distinguono per la chiara impronta autoritaria e per la scarsa attitudine al raggiungimento delle rispettive finalità ». La relazione conclude proponendo la riforma della procedura, la creazione del « giudice unico » e l'adozione del sistema «accusatorio», di tipo anglosassone, in luogo di quello « inquisitorio » seguito in Italia. i f 1111111MIM11TI < M 11 11111111111M 1 [ 1111111111111 ■ E111 senza vescovo Domani una decisione per Buttafuoco a Palermo Palermo, 2 gennaio. la. r.) La procura della Repubblica di Palermo non ha ancora fatto pervenire al giudice istruttore, dott. Fratantonio (che si occupa dell'inchiesta sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro) il parere sull'istanza di scarcerazione e, in subordinata, di libertà provvisoria, avanzata dai difensori del consulente tributario Antonino Buttafuoco. Il ragioniere è in carcere dal 19 ottobre, sotto l'accusa di sequestro di persona in « concorso con ignoti ». Il parere era atteso per oggi, ma il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Saito, pubblico ministero incaricato nell'istruttoria, è rimasto a casa per una forma influenzale. I difensori di Antonino Buttafuoco, avvocali De Cordova e Ruvolo, hanno avuto un colloquio con il procuratore capo. dott. Scaglione. Al termine dell'incontro, hanno comunicato ai giornalisti clic il parere della procura verrà emesso sicuramente lunedi mattina. Gli atti istruttori faranno quindi ritorno al giudice, dott. Fratantonio, che dovrà emettere un'ordinanza con la quale potrà accogliere oppure respingere il parere della procura. 1111111T111 ii Pi ■ T11111M111m ( 111111111111111 11111 ! 11 da un anno