Davanti ai giudici il generale per la morte di un soldato

Davanti ai giudici il generale per la morte di un soldato Davanti ai giudici il generale per la morte di un soldato I) processo ad Asti - E' il capo di stato maggiore della regione Nord-Est - Accusato, assieme a due colonnelli, un sottufficiale ed un impresario edile, di truffa, falso in atti pubblici e omicidio colposo - L'episodio avvenne in una caserma nel '64 Asti, lunedì mattina. Inizia stamane davanti ai giudic. del tribunale di Asti il processo contro tre alti ufficiali dell'esercito, un sottufficiala e di un impresario edile. Essi sono: il generale Antonio Casertano di 55 anni, residente a Padova, attuale capo di stato maggiore della regione militare nordest, imputato di truffa, falso in atti pubblici, falso ideologico e omicidio colposo; i colonnelli Antonino Greco di 53 anni, da Palermo e Pasquale Valentini dì 49 anni, domiciliato a Civitavecchia, imputato di omicidio colposo, truffa e falso in atti pubblici: il maresciallo Nicola Del Raso di 51 anni, da Asti, l'impresario edile Agostino Quattordio, di 56 anni, da Castellazzo Bormida, imputati di omicidio colposo e truffa. Sul banco degli imputati compariranno per falsa testimonianza gli ex militari Leonardo Noie, Baldassarre Aiello e Faustino Minuicchi. I fatti risalgono al pomeriggio del 10 dicembre 1964 quando i soldati Giovanni Puggioni di 20 anni, Domenico Casanova di 21 e il caporale Leonardo Noie di 22, tutti in servizio presso il 21° Reggimento fanteria Cremona, di stanza ad Asti, vennero coinvolti nel crollo di un fabbricato in corso di demolizione all'interno della caserma. I soldati prontamente soccorsi venivano trasportati all'ospedale di Asti. Il Puggioni giunse cadavere: il Noie e il Casanova venivano giudicati guarìbili in 10 giorni ciascuno. L'allora comandante del 21" reggimento, colonnello Casertano, con la collaborazione dei tenenti colonnelli Greco e Valentini, svolse un'inchiesta e i risultati furono trasmessi alla Procura della Repubblica di Asti e alla procura miiltare di Torino. Nella relazione scrissero che il Puggioni, malgrado fosse stato avvisato del pericolo di crolli, era penetrato abusivamente nell'edificio mentre gli altri due militari rimasero feriti nel tentativo di soccorrere il commilitone. La procura militare non rilevò estremi di reato, mentre la Procura di Asti continuò le indagini. In successivi interrogatori i soldati Casanova e Noie modificarono completamente le precedenti dichiarazioni affermando che la mattina del crollo il maresciallo Del Raso dette ordine al Puggioni, al Noie e al Casanova di demolire l'edificio; mentre i tre stavano lavorando avveniva il crollo. Le indagini stabilirono che i lavori dovevano essere svolti non da militari ma da operai dell'impresa Quattordio che aveva avuto l'appalto per la demolizione dell'edificio. Due civili, i fratelli Renato e Stefano Baronio, avendo il proprio laboratorio di riparazione gomme sito in via Arò su cui si affacciava l'edificio, ebbero modo di scorgere il giorno stesso della disgrazia che ì militari venivano impiegati nei lavori di demolizione. I genitori del Puggioni, loro unico figlio, che risiedono a Berchìdda (Sassari) si sono costituiti parte civile. v. m.