De Mauro: una telefonata compromette un grosso nome di Giampaolo Pansa

De Mauro: una telefonata compromette un grosso nome De Mauro: una telefonata compromette un grosso nome La polizia ha intercettato il colloquio: Buttafuoco (arrestato) informava l'amico della scomparsa del giornalista - E' sufficiente per sospettarlo, poco per spedirlo in carcere 11 nome dell'influente personaggio è stato fatto nella riunione a Palermo dell'Antimafia dal nostro inviato Palermo, lunedi mattina. Il caso De Mauro — questo « caso Lavorini » della politica siciliana — sta gonfiando davvero in modo mostruoso. La sinistra presenza di Liggio non è stata smentita. Anche la notizia del pellegrinaggio di Buttafuoco al capezzale del boss mafioso ha lasciato a bocca chiusa gli uomini della questura. Ma c'è di più: oggi s'è saputo che mercoledì, durante il « vertice » palermitano dell'Antimafia, è stato fatto il nome del grosso personaggio che forse sa dove è finito De Mauro e che può dire perché sia stato rapito e da chi. Questo nome nessuno ha ancora osato scriverlo su un mandato di cattura. Perché? Perché contro il signor X vi sarebbe soltanto la registrazione di un colloquio telefonico con Buttafuoco: moltissimo per sospettarlo, poco, pochissimo per spedirlo in carcere. Questo nome lo fanno in molti a Palermo. Per il rispetto che si deve ad uno ancora innocente, lo tacerò. Dirò soltanto che X non è mai stato intervistato in relazione all'affare De Mauro, che non ha mai seduto in Parlamento, che non ha mai ricoperto cariche pubbliche, che non vive nella politica ufficiale ed è comparso sui giornali molto di rado. Il suo mondo è piuttosto- quello « economicoaffarìstico », di cui ha parlato Cattanei. Qui il signor X è un big, dei più potenti in Sicilia. Dal 1945 in poi, tutta la storia dell'isola è passata anche per le sue mani. Ha contribuito a fare e disfare governi regionali. Ha aiutato partiti. Ha avallato operazioni di grosso peso. E' stato consulente di gruppi di rilievo nazionale. Un « nome-bomba », insom- è X Luciano Liggio il ■< boss » di Corleone: è implicato nella scomparsa di De Mauro? Luciano Liggio, il ■■< boss » di Corleone: è implicato nella scomparsa di De Mauro? ma. Ma è ttna bomba vera o solo un petardo fumogeno? Che valore ha l'indiscrezione filtrata dalle solide pareti della prefettura la sera del summit contro la mafia? Come sempre, è impossibile rispondere. Quel che impressiona, però, è che anche la tes- sera del signor X si incastra bene nel mosaico composto a fatica, giorno per giorno e attraverso mille errori, dai cronisti impegnati nel « giallo » De Mauro. Un mosaico che adesso cercherò di ridisegnare in modo sintetico. Prima tessera: De Mauro sparisce. Perché? Risponde la polizia: « La sua scomparsa è legata ad una grossa notizia che forse aveva trovato. De Mauro aveva aperto uno spiraglio su uno spaventoso paesaggio di collusioni tra delinquenza, affari e politica. Lo hanno ucciso perché non vedesse al di là della fessura e non parlasse, o perché volevano fargli dire da chi aveva saputo, e lui non l'ha detto ». Seconda tessera: l'arresto di Buttafuoco. « II cavaliere è una pista in salita, che conduce molto in alto », ammette il presidente dell'Antimafia. Poi Cattanei lascia capire che le indagini si svolgono nell'ambiente della finanza e dell'economia siciliana, « un ambiente difficilmente permeabile e dalla rigidissima omertà». La polizia aggiunge: « Noi non cerchiamo solo la droga, come i carabineri. Noi cerchiamo un " tutto " molto più ampio, di cui la droga è solo un aspetto ». Terza tessera: la comparsa di Liggio. Un nome che in questa storia non stona, una tessera che sembra incastrarsi a perfezione nelle due precedenti. Primo, perché Liggio ha la statura e il passato adatti per abitare quel mondo di cui ha parlato Cattanei. E poi perché sembra esista un legame preciso tra il leader mafioso e uno dei protagonisti del caso De Mauro; la visita del cavaliere alle, clinica romana, se c'è stata, testimonia tra i due l'esistenza di un'antica dimestichezza. Quarta tessera: il nume di X pronunciato in una sede di grande impegno come era il « vertice » dell'Antimafia. Assai più di Liggio, il signor ! X ha tutti i titoli storici e di prestigio per campeggiare in primissima posizione \ nell'ambiente « economico-af- ! faristico » oggi sotto la len¬ tst«scctcsdBngmpz te della polizia. E anche il signor X — eccoci alla quinta tessera — è incatenato al « giallo » De Mauro dallo stesso anello che sembra incatenare Liggio: il contatto con l'enigmatico cavaliere. Questa volta, però, non si tratterebbe di una visita vecchia di un anno. Il signor X sarebbe stato messo nei guai da un'incauta telefonata di Buttafuoco, pochissimi giorni dopo la scomparsa del giornalista. Il cavaliere, si dice, dopo averlo cercato più volte in locali pubblici di Parigi, alla fine sarebbe riuscito a rintracciarlo e gli avrebbe detto cose molto compromettenti sul sequestro di De Mauro. Il colloquio è stato ascoltato e registralo dalla polizia e sarebbe ora l'indizio più consistente a carico del misteriosissimo personaggio. Incastrate l'una nell'altra, queste cinque tessere compongono una storia, o meglio un pezzetto di storia, verosimile, e sollecitano inoltre una conclusione: che dallo spiraglio incautamente apertogli da qualcuno (dallo stesso Buttafuoco, ad esempio). De Mauro avesse intravisto qualcosa di estremamente pericoloso per il signor X, ad esempio la connessione con non lontani fatti di sangue. Ecco perché X potrebbe sapere come il giornalista è sparito e potrebbe anche dire, se, in questa scomparsa, ha avuto una parte Liggio; ù un Liggio non nelle vesti di esecutore, ma coi panni del boss abile anche sul piano operativo, che può annientare non uno, ma dieci De Mauro su richiesta di un amico insospettabile e potente, al quale il mafioso latitante deve gratitudine e rispetto. E' la verità, questa? Forse sì, ma forse no. Il lettore avrà già compreso che tutto si regge su Buttafuoco. Se Buttafuoco funzionava davvero come ufficiale di collegamento tra certe inquietanti figure palermitane, la storia può avere un senso. Se Buttafuoco è innocente, la storia è sbagliata da cima a fondo. Quest'ultima è la tesi dell'avv. Luigi De Cordova, un legale di grande esperienza e sensibilità, che difende il cavaliere: « Un uomo duro e serio come Liggio non si sarebbe mai servito di un Don Chisciotte chiacchierone come Buttafuoco, mi ha detto stamane; è una cosa da operetta! Smentisco nel modo più completo, fino a quando non mi sarà stato provato, l'incontro tra Liggio e il cavaliere nella clinica romana ». « La notizia del pellegrinaggio non solo non è vera, ma è stata fatta circolare apposta per confondere le idee, per distogliere l'opinione pubblica dalle famose promesse di Cattanei. Se Buttafuoco era amico di Liggio, perché la polizia non s'è mai interessata a lui prima della sparizione di De Mauro? », .si domanda De Cordova. Poi l'avvocato mormora queste parole, nette e dure: « La verità è che Buttafuoco è innocente, ma è anche un uomo finito: è finito lui, è finita la sua famiglia, è finito il suo studio, ammesso che esca vivo dal carcere e che possa ritornarci. Ma ci riuscirà? Ha settantanni, è un cardiopatico, ha già avuto attacchi di angina pectoris: potrebbe non reggere più a questa situazione avvilente e mostruosa... ». Giampaolo Pansa ► LE INDAGINI VANNO "MOLTO IN ALTO

Luoghi citati: Corleone, Palermo, Parigi, Sicilia