Lei è italiano ? Ci perdoni di Fulvio Cinti

Lei è italiano ? Ci perdoni GLI AUSTRIACI CHIEDONO SCUSA A GIGI RIVA Lei è italiano ? Ci perdoni Uno strano complesso di colpa tormenta i viennesi dopo la partita del Prater - Hof: «Stanotte non ho dormito, vedevo un Riva gigantesco che si teneva la testa fra le mani» dal nostro inviato Vienna, lunedì mattina. Vienna ieri mattina, era inondata di sole. Il vento teso, che sabato pomeriggio scendeva sul Prater in un turbinio di {rammenti di carta e che III alleato prezioso degli austriaci nella prima parte della drammatica partila, s'era placato. Nella notte gli italiani si sono impadroniti della città, l'hanno battuta in lungo e in largo, dall'Opera al Grising, affollando le « Heurige », dove i viennesi bevono in allegria il vino della annata, riempiendo chiassosi ma corretti i « nights » e le discoteche. Oia Vienna ha rivreso il volto compassato di capitale sarcofago: anche nell'albergo di Schoenbrun, per due giorni occupato dagli azzurri e dai suoi «supporters» di lusso, è ridisceso il silenzio. Deserta è l'hall, in due poltrone anziani clienti leggono il Kurier, la « kellerina » dello snack-bar, non mi fa attendere più del solito la colazione. Lei è italiano, vero? Gut. Mi scusi, volevo dirle che tutti gli austriaci sono addolorati per quel vostro giocatore, Riva. Sappia che i nostri ragazzi non volevano fargli del male. Ci perdoni ». Chi pronuncia queste nobili parole, in un francese corretto ma scolastico, è una signora sulla sessantina, capelli argentei, tailleur scuro di vecchio taglio ma che la moda «midi» restituisce all'attualità. Resto con la tazza di caffè a mezz'aria. Sono sorpreso e commosso, farfuglio un Umido « danke ». Mi fa vedere la prima pagina di un quotidiano viennese. Una grande fotografia di Riva con il volto contratto dal dolore, un titolo drammatico: « Marna, maina, warum ich? ». « Vede? Povero ragazzo, invoca la mamma. Io ho due figli... ». Poi racconta | della sua famiglia, della sua passione per la musica classica: che è arrivata iersera da Salisburgo per recarsi oggi ad un concerto della Filarmonica diretta di Claudio Abbado. ma non l'ascolto. Mi chiedo: perché devo perdonarla io. e con lei tutti gli austriaci? Con me si scusa anche ì'autistu del taxi che mi trasporta alla sede del Vienner, la società alla quale appartiene Norbert Hof, il ventisettenne difensore trasformatosi in involontario « killer » di Riva. Il presidente del club è fuori città, per il weekend, il segretario, la domenica, non va in ufficio. Un inserviente prima rifiuta, poi si lascia convincere a rivelare il numero del telefono di Hof. Attendo a lungo all'apparecchio prima che dall'altro capo del filo qualcuno risponda. « Hallo, ich bin Hof ». Parliamo in francese. Il suo è stentato, gut- : turale, frammisto a qualche parola d'italiano. Sua i madre è italiana. Hof, dalle 1G,41 dì sabato, non si dà ì pace. L'incidente pesa sui ! suoi pensieri, senza tregua. . Il complesso di colpa, lo | stesso che rivelano i suoi j connazionali, lo attanaglia. Stanotte non ha chiuso I occhio. « Mi rivedevo al Prater — dice —. Avevo di fronte a ' me, gigantesca, la figura di I Riva, con la faccia tra le j mani. Mi creda è stato un i fallo involontario, come se ne fanno tanti in una partita di calcio ». * « Perché non è andato su! bito in clinica, da Riva, coI me aveva promesso rien; trando negli spogliatoi'.' » « Sono giunto tardi. Lo avevano già portato via. Se : le dico che ho pianto mi ! crede? Non so quando rivedrò Riva. Vorrei andare in Italia, a chiedergli peri dono. Non so se potrò. Lo I faccia lei per me, ora». Riparliamo dell'incidente. Hof per tutta la partita aveva controllato Mazzola, soltanto in quell'occasione era intervenuto su Riva. « Un fallo come tanti altri », ripete, come un ritornello e Hof non si dà pace. Torno alla « Erste Allgemeine » di Allsestrasse, dove Gigi Riva è stato trasportato dall'autoambulanza dopo l'incidente. E' stata, quella, una corsa allucinatile a sirena spiegata, in una Vienna svuotata dall'incontro del Prater. Chiedo di parlare con il professor Spengler, il chirurgo messo subito in allarme con la sua équipe. E' fuori Vienna. Dico all'infermiera: « Vorrei ringraziarlo. Sa, è stato così premuroso con Riva e gentile verso di noi, giornalisti... ». « Glielo dirò. Ma perché deve farlo? Siamo noi che dobbiamo chiedere scusa. Il mule, a Riva, l'abbiamo fatto noi ». Fulvio Cinti

Luoghi citati: Italia, Salisburgo, Vienna