Dopo quattro anni di carcere sono riconosciuti innocenti

Dopo quattro anni di carcere sono riconosciuti innocenti Genova -Pontedecimo: ripiomba nel buio l'uccisione del siciliano Dopo quattro anni di carcere sono riconosciuti innocenti Nel febbraio del 1967 un uomo era staio ucciso a colpi di rivoltella mentre rincasava - Prima di morire aveva dato un'indicazione che portò all'arresto di un calzolaio e del figlio, pure immigrati dalla Sicilia - Ora il giudice istruttore ha concluso l'inchiesta con il proscioglimento dei due dal corrispondente Genova, lunedì mattina. « Lo "Scarparo" di Campomorone »: furono le ultime parole che Stefano Cannella, 41 anni, crivellato di rivoltellate, pronunciò la sera del 17 febbraio 1967 all'ospedale di Pontedecimo, pochi istanti prima di morire. Lo « Scarparo », cioè il calzolaio, fu arrestato dai carabinieri assieme al figlio: Carmelo Zito, 65 anni, e Luigi, 28 anni, entrambi siciliani di Mazzarino e abitanti in via Campomorone 73, alle porte di Genova. Denunciati per omicidio aggravato, sono stati ora prosciolti in istruttoria con formula piena. A distanza di quattro anni, il feroce delitto ripiomba così nel più fitto mistero. Stefano Cannella, la vittima, era. nato a Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta, dove aveva risieduto fino al 1960, anno in cui era immigrato a Pontedecimo con la moglie e quattro figli. Cinque anni fa, sposatesi le due figlie, il resto della famiglia prese alloggio in via Nicolò Gallino 25, una strada che raccorda la periferia genovese con la statale dei Giovi. A Pontedecimo s'erano trasferiti anche i fratelli di Stefano Cannella, otto in tutto, con le loro famiglie. Il siciliano lavorava come manovale presso un'impresa edile di San Quirico. La sera del 17 febbraio andò con la moglie a cena da una delle figlie sposate, che abita nel centro di Pontedecimo, e si trattenne da lei fino alle 21,30, ora in cui decise di rincasare. Usciti dalla casa della figlia, Stefano Cannella disse alla moglie: « Entro un momento nel Bar Centro, tu vai avanti». Varcata la soglia del locale, si fermò qualche istante vicino ad un tavolo, dove uno dei suoi fratelli, Roberto, sta- Luigi Zito va giocando a carte. Scambiò con lui un paio di battute scherzose, poi uscì dal bar. Sono le 21,45. A quell'ora il suo assassino sta preparando il mortale agguato. Appostato nel buio di una scalinata che da via Nicolò Gallino s'inerpica sulle alture di Pontedecimo, attende l'arrivo del siciliano. Quando questi gli passa davanti gli spara un primo colpo di rivoltella alla schiena; Stefano Cannella si volta e l'assassino preme altre due volte il grilletto, colpendo lo sventurato in pieno petto. Benché gravemente ferito, il siciliano accenna un disperato tentativo di fuga, ma lo sparatore, con furia selvaggia, lo abbatte piantandogli ancora due proiettili nella schiena e due nella testa. La drammatica sequenza non ha testimoni oculari, nessuno ode il fragore dei sette spari: la ricostruiranno così i carabinieri. Ma l'agonia di Stefano Cannella non è breve. Raccolto da un'auto di passaggio, il ferito viene portato all'ospedale. Accorrono il fratello Roberto e un amico di questo e ad essi, prima di morire, l'uomo mormora: « U scarparu di Campomuruni... ». Si fruga nel passato della vittima (punteggiato di fatti di sangue dei quali è stato testimone), poi l'inchiesta si sposta a Campomorone dove c'è un unico calzolaio, Carmelo Zito. Si scandaglia a fondo anche la sua vita (risulta essere stato processato per tre tentati omicidi) e si scopre che tra lui e la vittima c'era una vecchia ruggine. I carabinieri accertarono anche che la sera del delitto imo dei due figli maschi di Carmelo Zito, Luigi, è stato visto a Pontedecimo. Il giovane ammette: « E' vero. Ero uscito per prendere una boccata d'aria e per puro caso sono passato anche in via Ni¬ colò Gallino ». Gli investigatori ritengono che la presenza del giovane nelle adiacenze della tragica scalinata avesse lo scopo di segnalare al padre, appostato con la rivoltella, l'avvicinarsi di Stefano Cannella. Mancano però le prove per dimostrare queste due circostanze e il giudice istruttore conclude l'inchiesta con il proscioglimento di padre e figlio. f. d. Stefano Cannella

Persone citate: Carmelo Zito, Gallino, Luigi Zito, Stefano Cannella