Il p.m. ha deciso: insufficienti le prove contro Curio Campagna di Sauro Manca

Il p.m. ha deciso: insufficienti le prove contro Curio Campagna Conclusa l'inchiesta, il fascicolo davanti al giudice istruttore Il p.m. ha deciso: insufficienti le prove contro Curio Campagna La confessione, non sostenuta da altri elementi d'accusa, non basta ad emettere una sentenza di condanna - Ritrattazione e proteste del detenuto che è in carcere ad Alessandria - Il difensore ritiene che il magistrato emetterà l'ordine di scarcerazione tra due settimane ■ La tragica fine di Martine Beauregard, trovata morta a Vinovo, ripiomba nel mistero Il pubblico ministero dott. Flavio Toninelli ha posto la parola fine alla sua elaborata requisitoria sul « caso Campagna ». Quantunque non sia possibile conoscere il risultato ufficiale dell'inchiesta, possiamo dedurre che il « play boy » sarà prosciolto per insufficienza di prove dall'accusa di avere ucciso Martine Beauregard, formula che permette di riaprire l'istruttoria in qualsiasi momento, qualora fossero scoperti nuovi elementi di accusa. Ci rendiamo conto delle difficoltà incontrate dal sostituto procuratore della Repubblica nel raccogliere testimonianze va¬ lide contro Carlo Campagna E' logico pensare ad una conclusione con un dubbio che permane. Che cosa aveva nel fascicolo processuale il dott. Tuninelli per promuovere l'azione penale? Una confessione deformata in cui si voleva far credere ad un omicidio colposo, in netto contrasto con le risultanze della perizia necroscopica eseguita dal prof. De Bernardi il quale ha stabilito che Martine fu soffocata e strozzata. Delle dichiarazioni di prostitute o di anormali appartenenti al mondo del vizio, i quali avevano paura di sbilanciarsi, oppure che non sapevano nulla e volevano solo mettersi in mostra. Una alla volta le prove sono sfumate. E' rimasta la prima confessione, ma secondo la giurisprudenza della Cassazione non basta per emettere una sentenza di condanna se questa non è sostenuta da altri elementi d'accusa. Dopo d'avere soppesato attentamente ogni dichiarazione raccolta dal giudice istruttore dott. Nicolò Franco, il pubblico ministero ha ricostruito in un « flash-back » i momenti cruciali della vicenda. Alle 7 del 18 giugno 1969 viene trovato in un fosso, lun- go i margini del galoppatoio di Vinovo, il cadavere di Martine Beauregard, una ragazza di 23 anni, parigina di nascita, entrata nel « giro » della prostituzione. La stessa notte la polizia ferma l'amico della giovane, Ugo Goano, 27 anni, proprietario di una macchina sportiva rossa. Nei giorni successivi si sospetta che l'autore del delitto sia un insegnante di Chieti, proprietario di una « 124 » bianca. Non si sa nemmeno dove sia stata ammazzata Martine, né si riuscirà a stabilirlo in seguito. Prima si pensa che l'omicidio sia accaduto in un « pieci à terre » di via Nizza, poi nell'alloggetto che la ragazza aveva preso in affitto in via Madonna delle Rose. Il 5 dicembre del '69 balza alla ribalta Carlo Campagna. Si allontana dal suo alloggio di corso Galileo Ferraris 64, prende una camera in.un albergo del centro, poi telefona al capo della squadra mobile dott. Montesano: « Venga ad arrestarmi. L'aspetto qui. Sono io che ho ucciso Martine. Le racconterò tutto ». La cittadinanza tira un sospiro di sollievo: il delitto non resterà impunito; l'autore, preso da rimorso, ha confessato. Presto incominciano le prime difficoltà. Il Campagna racconta: « Mia moglie era andata al mare. Rimasto solo in città, ho incontrato la Beauregard per strada e l'ho condotta a casa mìa. Ha bevuto e si è ubriacata. Forse aveva preso anche della metedrina per eccitarsi. Sì è sentita male. E' andata in bagno, ha aperto il getto dell'acqua. E' caduta nella vasca ed è annegata. Non ho fatto nulla per salvarla. Sono stato'preso da una terribile paura dello scandalo. Invece di chiamare un'ambulanza, ho caricato il corpo di Martine sulla macchina e l'ho' portato a Vinovo, scaricandolo nel fosso dove l'hanno trovato ». La perizia ha accertato che la. giovane non è morta per annegamento perché nei polmoni non c'era acqua. Non era né ubriaca né drogata. Sul volto non aveva tracce di trucco. Soltanto dopo un mese la magistratura e la polizia mettono piede nell'alloggio di corso Galileo Ferraris 64. Vi sono carte, documenti e libri sparsi dappertutto. Lo rileva l'avv. De Marchi di parte civile. Il 18 dicembre del '69 il padre di Campagna si uccide nella sua villa di Gressoney. Da quel momento nel « play boy » avviene una trasformazione. Non vuole più rimanere in carcere e il 4 gennaio ritratta tutta la confessione, anche se la testimone Carla Sabbani, compagna di lavoro di Martine, vedendolo tra gli agenti grida: « E' lui ». « Mi sono inventato lutto — dichiara Carlo — perché sono stato suggestionato dalle letture dei giornali ». Se la prende anche con il suo difensore avv. Foti che non riesce ad ottenere la libertà provvisoria. Il 16 aprile di quest'anno si taglia le vene per protestare contro la lunga carcerazione preventiva. Scrive un memoriale in cui afferma: « Ho inventalo una storia incredibile ». Il 23 maggio i periti prof. Portigliatti Barbos, De Bernardi e Rovere, incaricati di eseguire un'indagine psichiatrica, lo definiscono un « mitomane ». Il 2 luglio tenta una secon¬ da volta il suicidio e il 9, arrampicatosi sul cornicione delle « Nuove » arringa i detenuti. Lo trasferiscono al carcere di Alessandria. Ora l'inchiesta a suo carico è alle ultime battute. Se il giudice istruttore accoglierà le conclusioni del pubblico ministero, il Campagna sarà rimesso in libertà tra 15 o 20 giorni. Rimane a suo carico l'autocalunnia, « ma — come ha rilevato l'avv. Foti — è un reato che cade sotto l'amnistia ». Il deli!'" i-ipiomba nel mistero: eh. ha ucci So ivlartine Beaureg.., J? Polizia e carabinieri rit irneranno sulle vecchie pitfte e ne cercheranno delle nuove con il paziente lavoro cii controllo di testimprtfàiiz'e e alibi. Carlo Campagna durante il sopralluogo effettuato dalla polizia in corso Matteotti Martine Beauregard Sauro Manca

Luoghi citati: Alessandria, Chieti, Vinovo