Il sognante Virgilio delle "Bucoliche" di Carlo Carena

Il sognante Virgilio delle "Bucoliche" L'ultima traduzione italiana Il sognante Virgilio delle "Bucoliche" Virgilio: «Le Bucoliche», Ed. Einaudi, pag. 112, lire 800. Quando, nel '43, l'organizzatore d'uno di quegli impossibili album che ancora oggi dilagano si presentò a Paul Valéry per avere una sua traduzione delle Bucoliche di Virgilio da affiancare a certe litografie di Jacques Villon, si sentì rispondere: « Cosa mi chiedete! Non apro il mio Virgilio dal liceo, prendete un filologo e vi farà una buona traduzione ». E quando l'altro replicò: « Ma io non voglio una traduzione, voglio una trasposizione: voglio del Valéry, dei bei versi come quelli della Jeune Parque », il poeta si ribellò: « E volete in più delle rime? Allora domando cent'anni. E poi. perché avete bisogno di rime? Virgilio non ne ha, è sant'Ambrogio che ha inventato questa calamità ». La simpatia per il poeta latino non venne forse mai (« ce flalteur de Virgile », ripete per un bel pezzo Valéry: certo però pensava ai suoi tempi, costellati di ben altri adulatori e di ben altri tiranni); ma venne la traduzione, in capo a un anno, in versi alessandrini ove, fu detto, « sembra di sentir Virgilio parlare in francese» («Reste encore cette nuit. Dors là tout près de moi I Sur ce feuillage frais... ! Vois: au lointain déjà les toits des fermes fument I Et les ombres des monts grandissent jusqu'à nous... »). Linguaggio quotidiano Un suo Virgilio, si capisce; ma se non lo si prende e non lo si tira un po' con violenza dalla propria parte, questo Virgilio pastorale ci sfugge, svanisce nel suo linguaggio quotidiano, fatto di una pochezza incredi Dile. Boschi, greggi, amori e canzoni costituivano una rèverie tra le più sfacciatamente letterarie. Pure, qui essa nasce dal disgusto verso una realtà ferrea, truce, di guerre e sopraffazioni; e rimane genuina in Virgilio l'aspirazione verso la vita dei campi dov'era nato, quieta e giusta: per essa era pronto a sacrificare anche l'esercizio della libertà politica, che per lui, volto ad altri beni, ad altri problemi, non ebbe mai del resto grande attrattiva. Se questo tema si sviluppa rgmlnctplAlssgv a a a à d , a con tormento, con vastissimo respiro nelle successive Georgiche, qui è ancora, tipicamente, a livello della pura lirica o dell'episodio personale, in cui le sue implicanze cosmiche sono appena sfiorate o intraviste. Così, di questi canti si appropria a modo suo anche l'ultimo traduttore italiano. Agostino Richelmy, che per la verità non ha in casa nostra troppi illustri predecessori. Richelmy lavora a Virgilio da almeno 15 anni: nel '55 usciva una sua eccellente versione in prosa delle Georgiche; poi nel '65 venne una raccolta di sue poesie, l'Ar- . rotino appassionato, e altre abbiamo letto ancora di recente su Paragone. E ha un suo mondo, un suo puntiglio; allo slancio istintivo associa lo sperimentato amore per la natura, e singolarmente essi lo portano accanto al poeta romano e lo predispongono a una sua certa lettura. La rima discussa Ma, come nell'Arrotino incuriosiva il rimeggiare, il costruire sestine e quartine, qualcosa come una sfida ai tempi e all'usura degli artifici metrici, così ora Richelmy ci ha dato le Bucoliche nel classico endecasillabo, il verso certo più affine per duttilità all'esametro latino; non solo, ma nell'endecasillabo in terza rima. Qui temo che molti non l'accetteranno. malTrado le illustri ascendenze ricordate vivacemente dal Richelmy nell'introduzione. La ragione che adduceva Valéry contro le rime era esposta un po' rudemente ma aveva del vero. Si rischia di bloccare in una struttura regolare e in una condotta forzata di timbri il diffondersi del maggior fascino di questi poemetti: l'indeterminatezza musicale, i passaggi sfumati e incerti, le impressioni lasciate a mezz'aria sull'onda di un verso ogni volta nuovo, che risponde soltanto al momento poetico. Ma preso per il gusto della campagna, ridotto alla concretezza delle sue origini contadine, spiato negli umori dell'età giovanile (Virgilio cominciò a scriverle a 28 anni), il poeta delle Bucoliche può anche risolversi in questo del Richelmy. Un Virgilio più vicino ad alcuni scherzi dell'Appendice che all'Eneide. Carlo Carena

Persone citate: Agostino Richelmy, Einaudi, Jacques Villon, Paragone, Paul Valéry, Richelmy

Luoghi citati: Virgilio