Un architetto visionario di Marziano Bernardi

Un architetto visionario Edifici e disegni di Erich Mendelsohn Un architetto visionario 11 maestro dell'espressionismo in uno studio di Bruno Zevi Bruno Zevi: « Erich Mendelsohn », Opera completa, Architetture e immagini architettoniche. Con note biografiche di Louise Mendelsohn, Ed. Etas Kompass, pag. LXXXVII - 445, L. 24.000. A nessun architetto moderno straniero era stato finora dedicato in Italia uno studio critico paragonabile alla monumentale monografia di Bruno Zevi sul maggior maestro tedesco dell'architettura espressionista, Erich Mendelsohn, nato ad Allenstein nella Prussia Orieptale (ora Polonia) il 21 marzo 1887, morto a San Francisco il 15 settembre 1953. Non sappiamo quanti anni di lavoro abbia richiesto questo libro eccezionale all'autore e all'editore: soltanto la silloge, l'analisi, la perfetta riproduzione di centinaia e centinaia di disegni e altro materiale documentario, edito e inedito, appositamente fotografato, danno a chi sfoglia queste 532 pàgine la vertigine. Ed arduo, anzi impervio — almeno per il lettore che non abbia sulla punta delle dita la storia dell'architettura mondiale dell'ultimo sessantennio — è di primo acchito l'accostamento al testo dello Zevi: tanta, con la ricchezza lessicale, con la turgida abbondanza delle immagini balenanti sul contesto di un discorso compendioso fino all'ermetismo, è la formidabile carica dei confronti, dei riferimenti, delle citazioni che presuppongono conoscenze riservate a pochi eletti della cultura. Forse mai lo Zevi, del quale anche al semplice « dilettante » d'una dottrina diffìcile come l'esegesi architettonica (specie se relativa ai fatti sali-ulti della modernità inquieta e sperimentale) è ben noto il metodo e lo stile critico non fosse che per la fondamentale Storia dell'architettura moderna (Einaudi, 1950) e per le settimanali cronache suM\Espresso, ha dato così impressionante prova di capacità d'una sintesi illuminante la figura e l'opera d'un artista grandissimo, centrata in una molteplicità di esiti creativi d'altri maestri a lui contemporanei, diversi ma non meno importanti. Ed essendo altrettanto note le sue simpatie per l'arte che uscì dalia « Brucke » e dal « Blaue Reiter », era naturale che codesto metodo e stile culminasse nel superbo omaggio tributato al campione dell'Espressionismo architettonico, all'uomo — il Mendelsohn — che fu il solo «nato rivoluzionario della sua generazione ». Non si riassume in poche righe il compatto, ed insieme diramato in continue eccitanti proposizioni dialettiche, racconto di Zevi. E' tuttavia possibile enuclearne la fervente ammirazione del critico per i celebri disegni mendelsohniani che « rappresentano uno dei più intensi raggiungimenti della poetica espressionista » essendo in essi riproposte drammaticamente tutte le questioni di fondo: «Il rapporto tra edificio e paesaggio, specie il legame a terra, ma anche le scariche nel cielo più volte trattenuto da un arco affinché non disgreghi il potenziale magnetico; l'organicità volumetrica, il fondersi dell'impianto spaziale col guscio che lo ravvolge; l'impulso emotivo, compresso o esplicitato; il controllo critico, spesso esercitato anche dopo il completamento del¬ l'opera ». Disegni di tal potenza vitale e sensibilità lirica che bastano da soli a fare la gloria di un architetto: e perché non di un pittore? Ma dote suprema del Mendelsohn fu aver saputo mantenere un colloquio ininterrotto, se pur allucinato, tra immagine e realtà architettonica. Se i suoi disegni «assumono un incalcolabile valore didattico », le opere costruite lungo le tappe dell'errabonda esistenza — Germania, Inghilterra, Palestina, Stati Uniti d'America — dall'Einsteinturm a Potsdam al Centro comunitario Mount Zion a St. Paul nel Minnesota, restano le pietre miliari sul cammino compiuto dalraTchitettura mondiale tra il 1920 e il 1950. Se queste opere già si storicizzano quali esempi sommi per dare inizio a una tradizione inconfondibile, non sorprende che Zevi affermi che per trovare analogie con Erich Mendelsohn, bisogna rifarsi ai massimi architetti del passato, a Brunelleschi, a Michelangelo, a Borromini; o, nella prima età moderna, a Wright, Horta, Gaudi, Olbrich. Marziano Bernardi *