Come nel 1905 di Carlo Casalegno

Come nel 1905 Come nel 1905 Franco ha concesso la grazia ai sei baschi condannati a morte: invece dell'esecuzione capitale, 30 anni di carcere. Non sappiamo quale peso abbiano avuto le proteste internazionali, l'intervento del Vaticano e di governi stranieri, o impegni segreti presi con i rapitori del console tedesco; certo la scelta tra rigore e clemenza è maturata lentamente, in tre settimane di affannose consultazioni tra politici, militari, capi falangisti, consiglieri della Corona. Ancora una volta, forse, il Generalissimo ha trovato un compromesso per accontentare tutti: ai giudici di Burgos ha imposto la severità, ha placato i duri del regime sospendendo- le libertà personali e portando in piazza i fedeli, ha evitato l'estrema prova di forza con le opposizioni e con l'Europa adoperando il diritto sovrano di grazia. Quali ordini riceveranno ora i magistrati di Mosca, che giudicano in appello gli ebrei condannati a morte dai colleghi di Leningrado? I tribunali speciali sovietico e spagnolo avevano seguito entrambi la strada dell'estremo rigore: quello di Burgos andando oltre le richieste dell'accusa, quello di Leningrado dimostrando una durezza quasi senza precedenti nei processi post-staliniani. La sentenza di Mosca è attesa prima di Capodanno: stasera dovremmo sapere se Breznev, come il Generalissimo, intende scegliere l'indulgenza ed evitare che la dittatura comunista si presenti con un volto più brutale di quella franchista. Risparmiare la vita dei condannati è importante; ma non basta a cancellare gli aspetti mostruosi di entrambi i processi. Anche la grazia ò arbitrio, non giustizia. Burgos e Leningrado resteranno, comunque, esempi d'illegalità: imputati sottratti ai giudici naturali, processati per accuse non provate e senza garanzie per la difesa, condannati dopo procedure sommarie a pene esorbitanti, con sentenze dettate dal potere politico. A vergogna dell'inquisizione spagnola stanno le torture contro gii arrestati, a disonore della giustizia sovietica la condanna capitale .per avere «progettato» un delitto. Si ricorda come onta per il fascismo la fucilazione di Michele Schirru, colpevole di « preparativi » per un attentato a Mussolini. A buon diritto i Paesi liberi hanno" unito in questi giorni, nella stessa condanna, i due processi; ci sembra che uno dei fatti più positivi della nostra vita pubblica sia l'adesione dei tre grandi sindacati italiani a questa impostazione. La difesa dei diritti dell'uomo non è stata a senso unico, non ha guardato al colore della bandiera che copre l'arbitrio. I portuali di Genova f cinque su sei appartengono alla Cgil) hanno boicottato per ventiquattro ore le navi sovietiche e deciso la quarantena per quelle spagnole. A Savona gli equipaggi dei rimorchiatori si sono rifiutati di accostare imbarcazioni russe, polacche e spagnole. A Napoli i marittimi hanno fermato due transatlantici, perché le due sentenze fossero « modificate in senso umano ». Manifestazioni sono avvenute a La Spezia ed a Trieste. I portuali italiani hanno compiuto un gesto che si richiama ad una vecchia tradizione di proteste contro la tirannia, quando all'inizio del secolo si fermavano fabbriche e ferrovie in difesa dell'anarchico spagnolo Ferrei1, processato con i siste¬ mi di Burgos, o contro la visita dello zar in Italia, dopo i massacri del 1905. Ancora una volta Spagna e Russia sono state unite nella condanna, pur con motivazioni diverse. I portuali genovesi, in comunicati che riflettono un orientamento generale, hanno voluto distinguere tra il rifiuto totale del fascismo spagnolo e la deplorazione d'una sentenza « contrastante con gli ideali che informarono la nascita e l'azione del primo Stato socialista nel mondo ». E' una distinzione che non cancella però la durezza della critica all'Urss: andando ben oltre la cautela del pei, i sindacalisti della stessa Cgil hanno accusato l'Urss d'aver tradito gli ideali del socialismo e le promesse della Rivoluzione. Almeno per la Spagna, lo sdegno dell'Europa civile non è stato inutile. Ma anche se non servisse a nulla, non dovremmo rinunciare alla protesta: nel nostro continente tornano troppi fantasmi che speravamo esorcizzati. A Madrid e Mosca, ad Atene e Praga funzionano i tribunali speciali, macabra parodia di giustizia; a Danzica la polizia spara a vista contro gli operai; la tortura è pratica corrente d'inquisizione contro gli oppositori del potere assoluto. L'antisemitismo si risveglia, sia pure attenuato e non ufficiale, nei paesi che l'insegnarono alla Germania: in Russia tre milioni d'israeliti sono detti « gli ebrei del silenzio ». Carlo Casalegno Mosca. Giornalisti ed ebrei russi sono in permanenza davanti alla Corte d'Appello in attesa di notizie (Telefoto Upi)

Persone citate: Breznev, Michele Schirru, Mussolini