Colombo aveva previsto bene di Arturo Barone

Colombo aveva previsto bene I nostri soldi Colombo aveva previsto bene Dodici mesi or sono (28 dicembre '69) in una intervista concessa a questo giornale, Tallora ministro del Tesoro Colombo previde per il 1970 un aumento del reddito nazionale dell'I 1 per cento in lire correnti; l'aumento dei prezzi avrebbe oscillato fra un minimo del 5 ed un massimo del 6 per cento, considerato — questo massimo — come il « livello di guardia » dell'economia italiana durante il periodo in questione. Enti ed istituti non ufficiali vengono formulando, in queste settimane, proprie stime del reddito nazionale 1970. Si tratta di una specie di gara, non priva in verità di qualche inconveniente: quello, ad esempio, di disorientare l'opinione pubblica non addentro ai problemi metodologici della contabilità nazionale, lasciando supporre che una stima ne valga un'altra, data l'opinabilità di certe valutazioni. D'altro canto, non essendo i calcoli ufficiali disponibili prima della fine di marzo, è umano, troppo umano, che si cerchi di riempire la lunga attesa, anticipando con iniziative privale — magari temerarie sotto il profilo strettamente scientifico — i probabili risultati delle indagini, che saranno poi fatte dall'Istituto centrale di statistica. In anni normali, il rischio è relativamente modesto: le divergenze, sia per i grandi totali sia per le singole poste, risultano infatti così piccole da giustificare senz'altro la « corsa » all'anticipazione delle stime. In anni anormali il rischio è assai maggiore, come probabilmente dimostrerà il consuntivo finale del 1970. Le due stime pubblicate sinora, quella dell'Ise (del prof. Lenti) e quella deU'Unioncamere, divergono di pochissimo quanto a valutazione globale dell'aumento del reddito nazionale: 4- 5,5 per cento in base alla prima stima, 4- 5,5 in base alla seconda. E poiché i prezzi dovrebbero esser cresciuti di poco più del 5 per cento, se ne potrebbe concludere che l'aumento del reddito durante il 1970 è stato quasi eguale al valore indicato un anno fa dall'on. Emilio Colombo: 1*11 per cento, di cui metà dovuto all'incremento dei beni e servizi prodotti e metà all'aumento dei prezzi. Stando alle apparenze, l'anno che sta per chiudersi sarebbe dunque risultato conforme alle previsioni. Ma mai, come in questo caso, l'andamento reale è stato caratterizzato da alti e bassi imprevedibili, da crisi politiche e monetarie apparentemente senza altro sbocco — nei momenti di maggiore gravità — al di fuori dello scioglimento delle Camere e del ricorso alla svalutazione. II perdurare delle tensioni sindacali ha impedito e ritardato la normalizzazione produttiva; il vuoto produttivo, a sua volta, ha provocalo il peggioramento della bilancia commerciale e di quella valutaria; il proseguimento della fuga di capitali, il forte aumento dei prezzi, la mancanza di liquidità delle banche, la paralisi del mercato del reddito fisso, i pesanti disavanzi del settore pubblico, tutto ciò — insieme con la disarticolazione della maggioranza governativa — aveva portato il Paese, ai primi di agosto, sull'orlo di una crisi gravissima. La formazione del ministero Colombo e l'annuncio del «decretone» rovesciarono, quasi miracolosamente, la situazione. Alle manovre contro la lira seguì, da un giorno all'altro, il riafflusso di dollari, facendo svanire lo spettro della svalutazione; la ripresa della produzione in settembre e qualche mese di « tregua sindacale » bastarono a contenere l'ascesa dei prezzi. Se il primo « decretone » fosse andato in porto entro la scadenza costituzionale (26 ottobre), il 1970 sarebbe finito probabilmente nel migliore dei modi, consentendo al governo d'impegnarsi sulla via delle riforme e di adottare altre misure per il rilancio dell'economia. Ma così non è stato. Il ricorso al « decretone-bis », le difficoltà politiche per vararlo entro la nuova scadenza, il ritardo nella riapertura del credito, l'incertezza che ne derivò (anche per la contemporanea ripresa delle agitazioni sindacali) hanno fatto sì che il 1970 finisca certamente meglio di cinque-sei mesi or sono, ma peggio di quanto fosse lecito sperare a fine settembre, allorché nella relazione previsionale e programmatica *i accoglieva l'ipotesi di un aumento del reddito nazionale del 6.5-7 per cento per il 1970 e del 6 per cento per il 1971. Il senso di delusione degli uomini politici e degli esperti economici responsabili si spiega in questo contesto d'indebolimento finale della congiuntura. Ormai, quello che eonta non è tanto il consuntivo 1970 (anche se mezzo punto in più o in meno vale all'incirca 250 miliardi), quanto la possibilità di fare meglio nel 1971, cioè di accrescere la produzione e gl'investimenti rispetto a quest'anno ad un costo, in termini di aumento di prezzi, nettamente inferiore. Solo così, fra l'altro, sarà possibile rimettere in moto il mercato del reddito lisso, consentendo al Tesoro di approvvigionarsi di capitali senza gravare sulla Banca d'Italia. Non sarà facile riuscire nell'impresa. Sarà anzi impossibile, come ha riconosciuto esplicilamente la relazione programmatica, se l'attività edilizia scenderà troppo di giri. Nel 1970, secondo le stime delrUnioncamere, si sarebbe già registrata una flessione del 2 per cento, ma sono in molti che giudicano tale valutazione troppo ottimistica. Siamo infatti in una fase in cui si completano le costruzioni avviate nel 1970 o nel 1969, ma le aperture di nuovi cantieri scendono a precipizio (del 43 per cento nel periodo gennaioottobre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Arturo Barone Roma. Dimostranti sotto l'ambasciata di Spagna (Telefoto Team)

Persone citate: Emilio Colombo, Tesoro Colombo

Luoghi citati: Roma, Spagna