Prime proteste in Spugna di Sandro Viola

Prime proteste in Spugna Prime proteste in Spugna (Dal nosbro inviato speciale) Madrid, 28 dicembre. Sei condanne a morte. La sentenza' del Tribunale militare di Burgos, venuta dopo diciannove giorni di camera di consiglio, è ancora più dura delle richieste del pubblico ministero. Il tipografo Javier Izco, lo studente Eduardo Uriarte e il meccanico Joakin Gorostidi sono stati infatti condannati due volte alla pena capitale, sì che, da un punto di vista tecnico, le sentenze capitali sono nove: un altro segno, quasi un simbolo, di come può essere assurdo un regime militare. Quanto a José Dorronsorio, Mario Onaindia e Francisco Larena, il Tribunale si è limitato ad accogliere la richiesta del pubblico ministero, maggiore Grahados Mesquita, e li ha condannati a morte una sola volta. Il prete Jon Extabe ha avuto cinquant'anni, la moglie di Izco, Jone Dorronsorio, altri cinquanta, il maestro Josu Abrìsketa settantadue, settanta Victor Ani¬ mi, cinquanta Enrique Gezalaga, trenta Gregorio Lopez Irasegui. Condanne minori — quindici, dodici e due anni — hanno ricevuto la maestra di piano Itziar Aizpurua, Anton Karrera e il prete Julen Kalzada. Per Maria Aranzazu, il tribunale si è attenuto alla richiesta del p.m., e l'ha assolta. Un milione di pesetas, circa nove milioni di lire, dovranno essere pagati alla famiglia dell'ispettore Meliton Manzanas. La notizia della sentenza è giunta alle 16,30 circa. Gli avvocati erano entrati nel palazzo del governo militare — dove è stata letta loro la sentenza — mezz'ora prima. Quando ne sono usciti, nel nevischio, avevano i visi stravolti e parlavano a frasi tronche. Ma Quel « nueve », nove, ripetuto più volte, valeva guanto un discorso filato. Il tribunale (cioè Madrid) aveva deciso un gesto duro e carico di intimidazione. Gli avvocati, che ancora ieri prevedevano due o tre condanne a morte seguite dall'indulto, apparivano ora. José Dorronsorio Mario Onaindia Francisco Larena qszz di fronte alla enormità di questo primo passo dei militari, assolutamente spaventati. La scena, di fronte al palazzo del Gobierno Militar, è stata breve e concitata. Una quantità di poliziotti si sono frapposti tra gli avvocati e i giornalisti impedendo loro di dialogare. Solo uno dei difensori è riuscito a fare una dichiararne ne: « La sentenza supera le previsioni più pessimistiche. Siamo tutti sconvolti ». Due inviati di una agenzia americana, un fotografo e un cameraman, sono stati portati via di peso a un posto di polizia e rilasciati dopo un'ora. Cadeva una neve sottile, e le strade vicine erano presidiate da ■camionette della Policia Militar. Nessun parente degli imputati si trovava nelle adiacenze del palazzo, né se ne sono visti negli alberghi di Burgos. Sei dei sedici giovani baschi deZZ'Eta rischiano da stasera, dunque, di finire dinanzi al plotone di esecuzione. L'ultima speranza è che Franco conceda la grazia. Ma quanto durerà l'incertezza che da venticinque giorni tiene mezza Europa col fiato sospeso, è difficile dirlo. Il codice militare spagnolo non è chiarissimo. L'iter che è iniziato nel pomeriggio, subito dopo la lettura della sentenza agli avvocati, è comunque questo. Gli avvocati hanno avuto tempo sino a mezzanotte per stendere le loro obiezioni e riserve sulla sentenza (che però si sono rifiutati di firmare): altrettante ne ha avuto il magistrato militare detto auditor. Una volta accluse alla sentenza le obiezioni dei difensori e quelle eventuali deH'auditor, l'incartamento verrà consegnato al capitano generale della regione, Garda Rebull. Ma quando, entro quanto tempo, il codice militare non 10 dice. Il capitano generale potrà firmare la sentenza (rendendola così esecutiva), o respingerla al Tribunale militare supremo (anche per questo momento dell'iter non ci sono termini di tempo fissati). Nel caso che la firmi, essa verrà « resa nota ri al governo attraverso il ministero dell'esercito. A questo punto 11 governo può soltanto prenderne atto, oppure chiedere al capo dello Stato la grazia per uno o più dei condannati (altro « momento » dì cui i termini sono vaghi). Il capo dello Stato può accogliere o respingere la domanda di grazia del governo: se la respinge, il capitano generale fissa la data dell'esecuzione. Per quanto rese più labili, stasera, dall'estrema durezza della sentenza, le speranze che V«affare» dì Burgos si chiuda senza vittime non sono ancora perdute. Due dichiarazioni fatte subito dopo la notizia della condanna a morte, appaiono capaci di tenere vivo un ultimo ottimismo. « Sono certo — ha detto il console tedesco Beihl, liberato nella notte di Natale dalla frazione dell'Età che lo aveva sequestrato il 2 dicembre — che non vi saranno esecuzioni, che il capo dello Stato concederà la grazia ». A San Juan de Luz, il sacerdote Pierre Larzabal, il mediatore che ha sempre tenuto i contatti tra i sequestratori del console ed il governo tedesco, ha dichiarato: « Ho avuto sufficienti garanzie che nessuno degli imputati' di Burgos verrà fucilato. Mi auguro solo che la grazia venga presto, prima che un'ondata Sandro Viola (Continua a pag. 2 in terza colonna)

Luoghi citati: Burgos, Europa, Madrid, San Juan De Luz