Debray liberate dopa tre anni di Loris Mannucci
Debray liberate dopa tre anni Il governo boliviano spiega in un comunicato la decisione Debray liberate dopa tre anni L'intellettuale francese era stato condannato a 50 anni per avere collaborato con i guerriglieri di Guevara L'annuncio dei militari dice: Abbiamo voluto tenere conto dei passi di Paolo VI e delle richieste di uomini di tanti paesi » - Amnist - parecchi cittadini boliviani compromessi con il movimento rivoluzionario (Nostro servizio particolare) Parigi, 23 dicembre. Il francese Régis Debray. imprigionato in Bolivia da tre anni, è stato rimesso in libertà stamani insieme con l'argentino Ciro Bustos e quattro boliviani. Erano stati condannati, a. trent'anni di prigione nell'ottobre 1967 dal Tribunale militare di Carniri, per appartenenza al gruppo di guerriglieri comandato da « Che » Guevara. Régis Debray al processo non aveva cercato attenuanti: anzi aveì)a chiesto alla Corte di essere considerato un guerrigliero. Stamani alle otto (mezzogiorno ora italiana), la radio dì La Paz ha annunciato il provvedimento del governo nei confronti dei detenuti di Camiri, diramando un lungo comunicato che dice: « Senza nessuna pressione, in un atto di legittima sovranità, agendo secondo la legalità e l'imperativo popolare, il governo rivoluzionario ha deciso ad unanimità di espellere dalla Bolivia i cittadini stranieri Régis Debray e Ciro Bustos. Esso ha deciso contemporaneamente di concedere l'amnistia ai boliviani compromessi nella guerriglia del 1967 e detenuti a Camiri. Il governo rivoluzionario ha tenuto conto dei passi fatti dal Papa Paolo VI, dai rappresentanti di Paesi coi quali la Bolivia ha tradizionali vincoli di amicizia, dagli uomini, dalle donne di numerosi Paesi e dai bambini di tutte le latitudini; la voce dei quali non poteva rimanere senza eco ». Dopo aver ricordato le lotte interne svoltesi in Bolivia dal 1967, il comunicato aggiunge: « Il provvedimento dev'essere interpretato come un contributo del governo rivoluzionario e delle forze armate della nazione al consolidamento della pace nazionale ed alla creazione di uno spirito collettivo veramente rivoluzionario e creatore ». La liberazione di Régis Debray, tuttavia, non è stata facile. Alcuni esponenti militari vi si opponevano, e perciò essa era stata ritardata, benché annunciata parecchio tempo fa. E' avvenuta in gran segreto, quasi come un'operazione di « commando »: nel pomerìggio di ieri un aereo militare è arrivato a Camiri con a bordo sei uomini, quali hanno passato la serata a sorvegliare gli ufficiali che avrebbero potuto opporsi alla liberazione dei detenuti. Parlando coi colleghi, dicevano di essere di passaggio, ma a mezzanotte il capo si è presentato al domicilio del comandante della guarnigione, per comunicargli l'ordine di rimettere in libertà ì prigio¬ nieri, aggiungendo che la notizia non doveva essere divulgata. Verso l'una di notte i sei agenti inviati dal governo dì La Paz. in abiti borghese, si sono presentati alle carceri accompagnati dal comandante, il quale ha ordinato alla sentinella di allontanarsi. I sei uomini poi non hanno nemmeno chiesto la chiave al guardiano, e hanno spaccato il catenaccio, che chiudeva le porte delle celle. Debray e Bustos, che si erano svegliati, sono stati invitati a prepararsi rapidamente, e sono poi saliti su una jeep che li ha condotti all'aeroporto, dove li aspettava un aereo militare. Alle cinque esso è decollato, ed è arrivato a Iquique, in territorio cileno, alle 9,25. Il presidente della Provincia, Alejandro Soria. li ha ricevuti dichiarando: « Qui siete fra amici. Riposatevi in tutta tranquillità nel Cile, e consideratevi in casa vostra ». Commosso, Régis Debray stentava a credere di essere libero: « Ho le vertigini — ha detto, guardando il mare e le colline di sabbia — mi sembra di vivere un film o di vederne uno. Sono al cinematografo ». Regis Debray e Ciro Bustos, molto dimagriti nel periodo di detenzione, domani si recheranno a Santiago, dove nel frattempo sarà arrivata anche Elisabetta Burgos, moglie di Debray, attualmente a La Paz. La giovane donna ha dichiarato che tenterà di sottrarre il marito ai « venditori di carta », cioè a quelle pubblicazioni che sinora hanno sfruttato il caso del giovane rivoluzionario con articoli sensazionali più o meno inventati. Régis Debray ascolterà probabilmente i consigli della moglie: un paio di giorni fa, quando aspettava la liberazione, dichiarò a un inviato dell'agenzia « FrancePresse », che era stato autorizzato ad incontrarlo: « Ti voglio parlare da amico. Non ho nulla da dire. Sono stufo di tutta questa pubblicità. Questo ruolo di diva mi fa schifo. La vita, come la morte, è un'ingiustizia ». Loris Mannucci
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