I nuovi ragazzi della via Paal
I nuovi ragazzi della via Paal LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO I nuovi ragazzi della via Paal II film di Zoltan Fabri, con riferimenti all'odierna situazione ungherese, tempera il tono patetico del famoso libro: è una pellicola per genitori e figli, che interesserà anche gli amanti del buon cinema - «La carica dei 101 » di Walt Disney: un'altra opera adatta al pubblico più giovane (Centrale d'Essai) — Il titolo è rimasto negli orecchi di tutti: I ragazzi della via Paal. E' quello del famoso « romanzo per scolaretti » dell'ungherese Ferenc Molnar, che nel 1934, quando la violenza non saturava ancora l'aria come fa oggi e perciò i messaggi pacifisti spiccavano netti, ispirò al regista Frank Borzage un'altrettanto famosa riduzione hollywoodiana. Dopo parecchi lustri un altro regista magiaro, Zoltan Fabri (laureatosi nei festival con « Venti ore », « Fine stagione » e altre pellicole notevoli) ha ripreso la fortunata vicenda dandole, con discrezione, una sfumatura più realistica, ma resistendo alla tentazione di attualizzarla e quindi di toglierle quel non so che di favola del buon tempo antico, per cui essa piacerà ancora, c'è da scommettere, a grandi e a piccoli. Molti ricorderanno di che si tratta. Ragazzi della periferia di Budapest si fanno guerra per il possesso d'un terreno di gioco. E se la fanno con tutte le regole, scimmiottando gli adulti, con tanto di generali, capitani, tenenti, trombettieri, portaordini ecc. Restano però ragazzi: irruenti, ma non cattivi. Dall'incruento conflitto delle due bande (in cui l'autore adombrava lo spirito minaccioso che incombeva sull'Europa alla vigilia del '14), esce in piena luce il « soldatino semplice » (perché debole e malaticcio) Nemecek, che col suo eroico senso del dovere, oggettivato nella conquista dei galloni di caporale, pròpizierà la vittoria dei suoi, morendo poco dopo per lo sforzo. Su codesta morte e poi sidl'esequie del piccolo eroe, presenti la madre e le due « bande » in lacrime, Borzage dette fiato alle trombe, riassumendo in quel punto l'allegoria parenetica che gli stava a cuore. Noji così Fabri, che pur tenendo fermo sulla qualità commovente della figurina di Nemecek (resa con spontaneità dal giovanissimo Anthony Kemp) ha smorzato le luci sulla .ice/za finale, togliendone, se nuli, amari sensi di sproporzione tra causa ed effetto, tanto che il film si conclude con gli operai che il giorno se¬ guente divelgono quello stesso terréno per costruirci una casa. Mitigato nei suoi vecchi effetti emblematici e non privo d'altra parte di riferimenti all'odierna situazione politica ungherese, il remake (una comproduzione magiaro-britannica l si attiene a una rilettura sensibile e garbata del vecchio libro, temperandone il patetico con una visione più asciutta, e con una morale più sospesa. Certamente uno spettacolo da consigliare ai genitori e ai giovani; ma anche, per ì buoni ritmi e le quadrature, agli del buon cinema. ariose inestimatori 1. p. (Ariston) — Per l'appuntamento natalizio, la Walt Disney ripresenta un «cartoon» a colori del '61: La carica dei 101. favola moderna con la tensione e le trovate di un « poliziesco ». Vi si ammira la resistenza che Pongo e Perdita, due cagnetti sposi, allevatori di cuccioletti, oppongono alla strega di Biancaneve rediviva. La perfida, il cui nome è Crudeltà, ha fatto rapire la cucciolata per scuo- iarla allo scopo di confezionarsi un mantello di pelo dalmata. Pongo e Perdita libereranno i loro piccoli mercé un servizio segreto canino, comandato da un segugio colonnello e da un sergentegatto, con i quali collaborano quadrupedi d'altre schiatte. Tutti insieme sconfiggeranno Crudelia e si ritroveranno felici al completo sotto l'albero di Natale. Il disegno è vivace per invenzione, ritmo, colori: va considerato tra le opere più riuscite del Disney anni '60. vjPP
Persone citate: Anthony Kemp, Borzage, Disney, Ferenc Molnar, Frank Borzage, Noji, Walt Disney, Zoltan Fabri
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