Due amori "difficili"

Due amori "difficili" LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Due amori "difficili" « Il gufo e la gattina» di Ross: una felice riuscita cinematografica, sulla baruffa fra un romanziere respinto a una prostituta: protagonisti Barbra Streisand e George Segai - « La moglie del prete » di Dino Risi: il celibato ecclesiastico tra farsa e dramma, con la Loren e Mastroianni (Doria) - Ci è grato segnalare, una volta tanto, una perfetta riuscita cinematografica come il « primo tempo » del film di Herbert Ross 11 gufo e la gattina (dalla commedia di Bill Manhoff adattata allo schermo da Buck Henry), una novella mirabilmente scandila nei toni d'una baruffa tra due giovani derelitti di New York: Doris, riffosa prostituta, e Felix, romanziere respinto. La baruffa si accende nella topaia di lui, quando la ragazza, sua coinquilino, credendolo « checca » e voyeur, lo assalta come una furia; e continua in casa di un collega che ospita i due sfrattati e poi li lascia soli, a finire di togliersi la pelle. Una pausa erotica non fa che attizzare il fuoco sopito; e di primo mattino, con un diavolo per capello, i due si lasciano più nemici di prima. Se infatti si è dissipato l'equivoco dell'omosessualità, si è fatta più evidente la repugnanza tra la ragazza di vita, splendidamente naturale, e l'intellettuale intirizzito nei suoi pregiudizi. Ora questo mezzo film (che viceversa è interissimo) è un modello di ritmo e d'arguzia. Si tocca con mano che quando l'intelligenza presiede e ribatte, le porcherie, per sé prese, non hanno più nessuna importanza. La mimesi erotica di II gufo e la gattina è quanto mai particolareggiata e cruda; e più crudo ancora è il suo linguaggio, che risuona di tutti i vituperi. Eppure proprio su questa materia, e in particolare sui suoi risvolti linguistici, si fa uno dei divertimenti più densi, spiritosi e sereni cui da un pezzo in qua ci sia accaduto di assistere: il divertimento di quella tambureggiante tenzone, continuamente reinventata, ma anche dei due umanissimi ritrattini che ne traspaiono. Per un'ora le cose vanno così bene che sai-ebbe umanamente impossibile continuassero. Infatti. Che cos'è il film di Ross? E' la commedia rosa dei litiganti che si amano, voltata in chiave di spregi contemporanei. Nelta prima parte la dissimulazione è totale: nella seconda, che pur non manca di disegno e di trovate, il « genere » impone la sua legge fino a ingrullire l'epilogo. Non importa: bisogna imparare a vedere i film veri dentro i falsi. Egregiamente doppiata da Anna Di Meo, Barbra Streisand, finalmente levata dal miele, si rivela grandissima attrice comica, e, quel che non avremmo mai creduto di dover dire, persino bella: della bellezza soggettiva che solo conta. Altrettanto irresistibile George Segai nella parte del raggomitolato Felix. •k * (Lux) — Valeria, focosa meridionale trasferita nel Veneto, scoperto che il suo uomo era già sposato, risolve d'uccidersi coi barbiturici, ma « voce amica », da lei interpellata all'ultimo istante, non solo ne la dissuade, ma l'innamora ai sé, tanto è virilmente dolce. Breve, l'impulsiva ragazza vuol conoscere il suo salvatore, e quando si trova davanti a don Mario, un placido sacerdote quarantenne, nonché scoraggiarsi, moltiplica le sue iniziative femminili per vincerne la ritrosia. Il poveretto ne ha la vita sconvolta; e dopo aver resi- stito con tutti ì mezzi canonici, sente appiccarsi il fuoco, soffre d'incubi, concepisce la gravità del problema, ne intravede la soluzione (conciliai'e la missione del sacerdozio con le gioie della famiglia), confortato da persone autorevoli si prende anche qualche anticipo sul capitale di quelle gioie, e insomma finisce che chiede la dispensa delle nozze, come appunto voleva Valeria, che frattanto prepara il «nido ». A Roma, dove io convocano, don Mario va ben risoluto a difendere fino al martirio i suoi principii. Ma quando è vicino alla maestà della Chiesa, quando soprattutto lo fanno monsignore, i suoi propositi battaglieri danno giù, e a Valer'.:, ch'egli non vuol perdere, propone una sistemazione da « amica». La ragazza rifiuta sdegnata, e nascondendogli di aspettare un bambino, manda al diavolo il brutto fariseo. La moglie dei prete segue a ruota II prete sposato: al nostro cinema, con tutte le scorte di sesso che si ritrova, non par vero di occuparsi della questione del celibato ecclesiastico. Lo può fare nei toni pungenti e riflessivi di questo film diretto du Dino Risi e scritto da Maccari a Zapponi, scevro di grosse trivialità; ma al momento la situazione del chiericato in fiamme risulta ancora acerba e la sua rappresentazione complessivamente frettolosa e ingrata. Ciò detto in generale. La moglie del prete, inzuppato di spirito anticlericale, è sciolto nell'azione e vivo nei caratteri, e non fa troppo sentire il salto fra l'intonazione comica della prima parte e la seria o addirittura drammatica della seconda. Vi si sente piuttosto, come spesso nei film di Risi, l'effusione aneddotica, l'aggiungersi dei motivi e delle trovate sul fondo neutro della comoosizione spettannlarp. Non c'è problema, per questo regista assai più ameno che problematico, il quale non possa adattarsi allo schema piacevole, ma riduttore, della « commedia di costume », dove il dramma di coscienza, la satira e la barzelletta, il ritratto e la caricatura, il singhiozzo e il lazzo, vengono a trovarsi, più o meno, allo stesso livello. Ma che ci confondiamo? E' Natale; e così tra l'amaro e il grassoccio. La moglie del prete serve bene la ricorrenza, come anche fanno i due bravi e popolari protagonisti Sophia Loren e Marcello Mastroianni, « coppia di ferro » del nostro cinema attivo. Degni di nota, fra gli altri, Giuseppe Maiali (lo spretato), Gino Cavalieri ed vecchio prete) e Pippo Starnazza. La bella fotografia è dì Alfio Contini (l'operatore di Zabriakie Point;. 1. p. cb

Luoghi citati: New York, Roma, Veneto