Preso l'assassino dei fidanzati livornesi E* un alcolizzato rapinatore di coppiette

Preso l'assassino dei fidanzati livornesi E* un alcolizzato rapinatore di coppiette Uccise a colpi di fucile i due giovani per settemila lire Preso l'assassino dei fidanzati livornesi E* un alcolizzato rapinatore di coppiette Ha 26 anni e da tempo taglieggiava gl'innamorati che sorprendeva nella pineta di Tombolo - Arrestato ieri a mezzogiorno, ha confessato tutti i particolari del crimine - Quando aggredì Anna Maria Gentile e Valerio Marchetti, sparò subito alla ragazza spalancando la portiera dell'auto; poi disse al giovane: «Vieni fuori, tanto ti ammazzo lo stesso » - Dopo il delitto andò a casa e disse alla madre: « Ho ammazzato due nella pineta » - Poi si recò in città e si ubriacò (Dal nostro inviato speciale) Pisa, 19 dicembre. Un giovane, ebete e pieno d'alcool è l'assassino di Valerio Marchetti e di Anna Maria Gentile, i due studenti livornesi uccisi domenica con sette schioppettate dentro la loro auto nella pineta di Tombolo. Si chiama Claudio Del Grande, 26 anni, abita a Pisa in via Minore 21, di professione straccivendolo. Ha confessato ed è nel carcere «Don Bosco» in stato di arresto per duplice omicidio pluri-aggravato a scopo di rapina. La rapina, appunto, è stata il movente di questo feroce delitto. Domenica notte, scoperto il crimine, l'ipotesi della rapina era sembrata la più fragile, perchè era difficile pensare che qualcuno avesse ucciso in modo tanto barbaro due ragazzi per poche migliaia di lire. Si era pensato che l'assassino fosse uno dei molti « voyeur », i maniaci che in queste pinete spiano gli innamorati nelle auto, oppure un pazzo. Invece risulta ora che Claudio Del Grande ha ammazzato i due fidanzati per settemila lire. Cinquemila le ha prese a Valerio, duemila ad Anna Maria. La follia, comunque, fa da sfondo a questo agghiacciante delitto. Claudio Del Grande: è definito più che timido, pauroso. Un tipo chiuso, probabilmente inibito, certamente un ritardato mentale. Ha ripetuto parecchie volte la prima elementare. Viveva di furti e di rapinette; per trovare il coraggio di compiere queste imprese, beveva. Si « caricava » con liquori. Aveva sempre una borraccia di grappa con sé. C'è anche chi afferma il contrario: che il giovane rubava e rapinava per procurarsi i soldi per l'alcol. La sua casa è una baracca di mattoni e lamiere tra i campi di Porta a Mare, alla periferia di Pisa. Ci abitano il padre Livio, di 57 anni, la madre Milena, di 53, i fratelli Nedo, di 30, e Romualdo, di 23. Tutta la famiglia è stata interrogata dai carabinieri, i quali sospettavano che vivessero tutti di furti e rapine alle coppiette in pineta. O, almeno, ne fossero al corrente. I carabinieri sono arrivati a Claudio Del Grande inda- gantìo tra i possessori abusivi di armi. Li aveva mèssi su questa pista il fatto che domenica l'assassino si fosse tanto preoccupato di non lasciare sul posto le sette cartucce sparate. Nell'elenco degli « abusivi » i carabinieri iiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiaiJiiitiititiiiiiitiiiiiiiiiii avevano Nedo Dal Grande, che quattro anni fa era stato arrestato per possesso ingiustificato di armi. Durante le loro indagini, i carabinieri hanno trovato un altro Del Grande: questa volta il fratello Claudio. Qualcuno ha detto di averlo visto domenica intorno alla mezzanotte in località Riglione, non distante dal luogo del delitto, ubriaco, che stava male in piedi e farfugliava. A fatica è arrivato a spiegare che cercava la casa di un parente, ma che non riusciva a trovarla. Le indagini si sono dunque orientate verso la famiglia Del Grande. " Nella baracca sono stati trovati alcuni fucili da caccia e l'attrezzatura per preparare cartucce; le armi erano lucide, sembravano appena oliate. Erano nascoste dietro un armadio. I carabinieri hanno anche trovato vestiti insanguinati. Ma non era tutto. Frugando nella baracca, i carabinieri hanno scoperto parecchia refurtiva, la più disparata. Gomme d'auto e fucili da caccia, accendini e borsette, portafogli ed orologi, anelli e almeno trecento scarpe. Roba in gran parte rapinata nelle pinete. Qualcuno della famiglia minacciava le coppiette con il fucile e prendeva quello che capitava. Della refurtiva, dei fucili nascosti e degli abiti insanguinati i Del Grande hanno dato spiegazioni diverse e contraddittorie. Tutta la fa: miglia ' è stata portata nella caserma dei carabinieri e gli interrogatori separati hanno portato alla identificazione del responsabile. Claudio, appunto, I carabinieri si sono tro-IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII vati davanti un mezzo idiota. Hanno accertato che dopo avere ripetuto sette, otto volte la prima elementare, la maestra ha detto ai genitori: « Tenetevelo a casa perché tanto non incora e non ricorda nulla ». E' andato militare e un giorno è scappato con il fucile, lo hanno mandato al carcere di Peschiera, processato, condannato, ma non ha scontato la pena per deficienza mentale. Ha confessato poco fa di avere assassinato i due studenti livornesi. C'è il dubbio che domenica il fratello Nedo fosse con lui, in ogni caso soltanto Claudio ha sparato. Sembra, anzi, che Nedo fosse il « custode » di Claudio, incaricato di tenerlo a freno, ma che domenica il fratello folle gli fosse sfuggito. E' arrivato alla Ford dei due fidanzati su una motoretta, probabilmente rubata. Era ubriaco. Ha picchiato contro il vetro dell'auto con la canna della doppietta e quando Valerio Marchetti ha abbassato il finestrino gli ha detto: « Vieni fuori, tanto vi ammazzo lo stesso )i. Il primo colpo è stato per la ragazza. Mentre usciva dalla vettura, il giovane è stato colpito dalla seconda fucilata, che gli ha infranto gli occhiali e spappolato l'occhio. L'assassino per tre volte ha ricaricato la doppietta. Altri cinque colpi alla ragazza e al giovane, attento a togliere dalla canna le cartucce esplose e ad intascarle. Poi ha frugato negli abiti dei cadaveri. Ricorda che la radio dell'auto era accesa e trasmetteva canzoni. Erano da poco passate le 18,30. Nel portafogli di Valerio ha trovato cinquemila lire. Ha preso il borsellino della ragazza, che conteneva 1900 lire. Ha intascato il denaro e ha gettato il borsellino tra le canne di un padule, dove oggi i carabinieri lo hanno trovato. E' rincasato, sembra che il fratello fosse con lui, che siano caduti dallo scooter e Nedo si sia fatto male a una gamba. A casa, Claudio ha detto alla madre: «Dammi un giubbotto nuovo ». « Perché, quello che hai non va bene?». gli ha chiesto la madre, ed erano nel buio fuori della baracca, lei non poteva vedere che Claudio aveva il giubbotto macchiato di sangue. « No, — ha risposto lui —, non va bene perché un'ora fa ho ammazzato due e sono sporco di sangue ». E' intervenuto il fratello Nedo: « Sei un testardo. Smettila di fare questi discorsi ». Poi Claudio ha bruciato il giubbotto insanguinato. « E poi? » incalzano i carabinieri. Hanno fatto un buon lavoro, il maggiore Cocci e i capitani Esposito e Iannizzotto di Pisa, e il cap. Fusari di Firenze. Con i loro sottufficiali è da domenica che lavorano senza soste su questo « caso ». L'assassino racconta come se la cosa non lo riguardasse. Dice che quella sera è andato in città, qua e là a bere — quasi settemila lire prese ai due ragazzi, l'equivalente di due bottiglie di liquore — e cercava compagnia, senza trovarla. Poi, verso mezzanotte, ha voluto andare da una cugina, ma ebbro com'era ha sbagliato diverse volte porta. E' l'episodio che ha indirizzato i carabinieri sulle sue tracce. Ed egli ora ripete: « Cercavo dei soldi, avevo bisogno di un po' di soldi per bere ». Luciano Curino a i a o a i i Pisa. Amia Maria Gentile, la ragazza accisa con il Fidanzato (Telefoto) vtatm«tclcdpndadcdsSmfM Pisa. Amia Maria Gentile, la ragazza accisa con il Fidanzato (Telefoto) Livorno. Claudio Del Grande dopo l'arresto (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Firenze, Livorno, Pisa, Tombolo