Quattro ipotesi per Burgos di Sandro Viola

Quattro ipotesi per Burgos I GIUDICI MILITARI ATTENDONO DA MADRID LA SENTENZA Quattro ipotesi per Burgos Da dieci giorni la Corte è riunita in clausura nel palazzo del governo - Ma la decisione spetta a Franco - Le possibilità: 1) fucilazione di uno o due imputati? 2) due o tre condanne a morte, seguite dalla grazia; 3) nessuna pena capitale; 4) nuovo processo, per guadagnare tempo e lasciar placare l'opinione pubblica internazionale (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 18 dicembre. L'attesa per la sentenza dì Burgos si protrae ormai da dieci giorni. Tutto ciò che è avvenuto in Spagna in questo frattempo (misure eccezionali, grandi adunate patriottiche, riunioni semisegrete nei ranghi delle forze armate) è servito a preparare il terreno per il momento in cui la sentenza fosse stata resa nota. Ma neppure la mobilitazione delle masse, gli appelli all'esercito tutore dell'ordine e dell'unità nazionale, gli speciali poteri conferiti alla polizia, sembrano aver sbloccato la situazione. I cinque giudici di Burgos continuano a restare chiusi nel palazzo del governo militare in attesa che da Madrid (dal palazzo del Pardo) si dica loro che fare. Mentre scriviamo, il Consiglio dei ministri è riunito già da molte ore, secondo il rituale consueto: inizio alle undici, colazione all'una, ripresa alle due. Ma naturalmente non si sa ancora se abbia affrontato il problema della sentenza e quale decisione abbia preso. Quale soluzione? Le possibilità sono quattro. Vediamole in un ordine qualunque, che non ha relazione col grado di probabilità di ciascuna. Il Tribunale commina una o due condanne a morte, ma il capitano generale di Burgos, Garda Rebull, decide di non controfirmare la sentenza. Il fascicolo processuale passa in questo caso al Tribunale supremo militare, che istruisce un nuovo processo. La soluzione permetterebbe di guadagnare tempo e di togliere dalla ribalta internazionale il processo contro i giovani baschi, ma renderebbe molto pericolosa la situazione del console tedesco rapito dall'età,. L'Età chiede infatti, per decidere sulla restituzione dell'ostaggio, di « conoscere il destino degli imputati ». Altra possibilità. Il Tribunale non commina alcuna pena capitale. Riconosce insufficienti (come sono in realtà) le prove raccolte dalla polizia per attribuire agli imputati l'omicidio dell'ispettore Manzanas, e si limita a condannare i giovani dell'ita, a pene detentive per sovversione, possesso di armi da fuoco, ecc. Sarebbe la soluzione, se si può dire, più intelligente. Eviterebbe il disagio del compromesso condanna a morte-grazia e consentirebbe ai mediatori di chiedere all'Età, l'imme diata restituzione del conso le Beihl. Altra possibilità ancora. I\ Tribunale decide una o due condanne a morte, il Caudillo concede la grazia. Sembra che tutti gli alti gradi militari (compreso Garda Rebull) siano fortemente contrari a questa soluzione. Essa sa troppo di paso dotale, la vecchia tattica franchista, e l'esercito sospetta che sia la soluzione preferita dagli-uomini dell'«Opus Dei »: cioè dì attribuire ai militari la volontà di repressione, e al « partito civile » lo spirito di clemenza. In più, questo compromesso comporta un margine di rischio. Per un certo numero di ore, tra la convalida della condanna e la grazia, i rapitori del console potrebbero decidere anche loro di giustiziare l'ostaggio. E la loro procedura è meno lenta e complicata di quella della giustizia militare spagnola. Attesa del verdetto Ultima possibilità. Il Tribunale condanna a morte almeno il principale imputato, Javier Izco de la Iglesia, Garda Rebull controfirma la condanna, le ventiquattr'ore regolamentari passano senza che da Madrid giunga la grazia. Izco viene fucilato. E' la soluzione che .si direbbe più illogica per le gravi conseguenze che ne potrebbero derivare. Ma nessuno di quanti sono stati testimoni di questo dicembre spagnolo — in cui si sono viste e sentite molte cose illogiche — può per ora escluderla. Il processo di Burgos non è stato una gaffe: è uscito dal passato del regime, dal franchismo storico, per la sola ragione che quel passato è ancora una parte sostanziale della situazione politica spagnola. Da questo stesso fondo storico (o, come dice una personalità dell'opposizione, «dall'inconscio del regime») potrebbe uscire un altro episodio di violenza. In attesa del verdetto dì Burgos, gli osservatori tentano in queste ore un bilancio della manifestazione di ieri a Madrid, e più in generale della situazione politica. L'impressione è che la manifestazione sia nata da due impulsi concomitanti: l'appello di Franco (dopo anni di freddezza) alle organizzazioni di massa del Movimiento, e in senso più preciso alla Falange, per inabilitare la piazza in un momento così delicato; dall'altra parte, un tentativo del Movimiento e della Falange dì riconquistare le posizioni perdute in questi anni, e soprattutto col rimpasto governativo dell'anno scorso, che portò ad un governo di maggioranza « opusdeista ». Come nel '63, l'anno in cui i tecnocrati dell'« Opus Dei » cominciarono a insidiare le posizioni delle camisas viejas (gli ex falangisti, la vecchia guardia del regime), si è udito ieri uno slogan molto preciso: « Falange «ì, Opus no». I «viva Franco », « viva l'esercito », uniti agli articoli dei giornali di destra oggi, dimostrano con sufficiente chiarezza quale operazione si stia tentando: convincere Franco che il regime può superare le sue difficoltà attuali solo ritornando alle origipi (Franco-Fàlange-esercito), così da recuperare la sua vecchia fisionomia di movimento nazional-militare. La «mini-emergenza» Per ora, naturalmente, è difficile dire se la manovra ha qualche probabilità di successo. La prospettiva politica spagnola, è molto confusa, e soltanto due cose vi si profilano nette. La prima è che l'esercito avrà comunque un ruolo decisivo in qualsiasi riassetto o trapasso che il regime dovesse conoscere. La seconda è che, come sempre in questi anni, l'opposizione antifranchista sembra incapace di influenzare il corso degli avvenimenti. Essa è testimone della crisi ma non vi gioca alcun ruolo. I poteri speciali conferiti alla polizia con quello che qui si chiama il « mini-stato di emergenza » sono stati usati per arrestare qualche decina di giovani dei gruppi marxisti-leninisti. Quanto ai leaders dell'opposizione « classica ». essi ricevono regolarmente i visitatori, tentano analisi politiche, fanno previsioni. Nessuno li ha finora disturbati. Sandro Viola

Persone citate: Franco-fàlange-esercito, Izco, Javier Izco