Numerosi i negozi a Palermo ma pochi possono spendere

Numerosi i negozi a Palermo ma pochi possono spendere La ''tredicesima,, è considerata un lusso Numerosi i negozi a Palermo ma pochi possono spendere Sotto Natale, chi ha lo « stipendio in più » sopperisce a urgenti necessità familiari - Pessimisti i negozianti, ma le statistiche (oltre 60 mila persone tra disoccupati e sottoccupati) danno loro ragione - La vera, grande ricorrenza è quella di Santa Rosalia, patrona della città (Dal nostro corrispondente) Palermo, 18 dicembre. Qualche Babbo Natale con barba e baffi visibilmente posticci, pochissimi zampognari, frettolosi « auguri » scricti sulle vetrine dei negozi nelle vie del centro. Palermo s'avvicina così al Natale. La festa è considerata un po' troppo nordica, i suoi ingredienti di base sono la neve e almeno il freddo; qui siamo all'estremo Sud, tutt'al più piove e le giornate fredde, da spingere a indossare il cappotto, si contano sulle dita d'una mano. I commercianti anche quest'anno sono pessimisti. Ottomila negozi in città e in provincia si preparano a vendere appena qualcosa in più rispetto alla media standard. Negozianti con gli occhi cupi, che pensano alle tasse da pagare e alla troppa merce rimasta invenduta, aspettano che i palermitani spendano i circa 25 miliardi che intascheranno con la « tredicesima » che viene pagata in questi giorni. « La " tredicesima " dei palermitani», dice il dottor Carmelo Miceli, segretario generale della Federazione dei commercianti, « è tutta sui generis e serve a sopperire a croniche deficienze, a necessità familiari di fondo: ecco perché i commercianti palermitani vi fanno scarso affidamento. La verità è che l'ordinamento commerciale di questa città, in condizione di grave crisi strutturale di fondo, potrà saltare per aria se non saranno adottati urgenti provvedimenti di sostegno ». Per il dottor Miceli, pertanto, non vi sono mezzi termini: « Le prospettive sono nerissime », conclude sconsolato. T negozianti non sono più ottimisti. Quelli di giocattoli, di tessuti, di abbigliamento sanno che grosso modo in questi giorni potranno soltanto incrementare d'un poco le vendite. Troppi negozi e pochi acquirenti in grado di spendere come avviene altrove: è una delle spine che trafiggono la scarna economia palermitana che s'avvale della « tredicesima » come di un palliativo. Per spiegarlo meglio è sufficiente pensare a quanti palermitani non hanno « tredicesima »: le statistiche più aggiornate riferiscono di 36 mila 666 disoccupati iscritti nelle liste di collocamento a tutto il settembre scorso. Ad essi però vanno aggiunti almeno 30 mila sottoccupati impegnati solo sporadicamente in una qualsiasi attività e che s'improvvisano di volta in volta artigiani, venditori, rappresentanti, pescatori, sbrigafaccende davanti agli uffici comunali o alla prefettura, per fare avere prima un certificato. Chi ha il « posto » in questi giorni, nei rioni poveri di Palermo, ossia in circa un terzo della città, viene guardato con occhi diversi: ha la « tredicesima » e questo stipendio « in più » è considerato come la prova del nove del benessere raggiunto. Chi non l'ha, guarda le vetrine e tira avanti. Oltre 60 mila capifamiglia senza « tredicesima » significano 250-300 mila persone su una popolazione che tra città e provincia sfiora il milione e 200 mila unità: dunque un quarto, il 25 per cento. Il reddito prò capite a Palermo è di 551.258 lire annue. Le cifre sono davvero implacabili. Di contro al reddito esiguo va posto l'elevato indice del costo della vita che nel giro di un anno qui è raddoppiato. Nel solo mese di maggio sono state a Palermo 30 mila le cambiali e le tratte protestate, per un importo di oltre 2 miliardi, ed i fallimenti dichiarati dal tribunale nei primi otto mesi dell'anno sono stati 100. Ce n'è quanto basta per convincersi che l'apporto della « tredicesima » nella quasi totalità dei casi servirà a pagare i debiti. I palermitani con lo stipendio « in più », tranne poche eccezioni, non si pongono il problema della spesa quanto quello della «sanatoria», dei vestiti per i bambini e delle scarpe. La questione consumistica, mass-media a parte, perciò è ben limitata; la « tredicesima » è una boccata d'ossigeno pressoché vitale e senza la quale si rischierebbe d'essere strangolati dai debiti. E' un modo come un altro per riprendere fiato per qualche tempo. 330 mila occupati su una popolazione di un milione e 170 mila unità (in tutta la provincia; la città ne conta 660 mila, dopo che tre anni fa aveva superato le 700 mila i ìità, adesso è ridiscesa per via della emigrazione) non costituiscono un « corpus » attivo invidiabile, tutt'altro. Inoltre, per molti di essi c'è immanente lo spau¬ rppmaGdndzpnc4rrdnlcptrqspscactSidasomnpdlcncpmPslPgdeps racchio della disoccupazione perché numerose aziende e piccole industrie stanno come coloro che son sospesi, a due passi dalla chiusura. Gli ultimi esempi in ordine di tempo sono di questi giorni: la « Cimarp », 45 dipendenti; tre industrie di confezioni sull'orlo del fallimento perché là produzione diminuisce e invece aumenta il costo aziendale. Qualche mese fa anche i 4 mila lavoratori del Cantiere Navale s'erano visti in pericolo. Adesso, posta in liquidazione la società, è intervenuto Tiri. Così è stato per l'altra solida industria, l'Elsi, che ha proseguito l'attività per l'intervento dell'Eltel: altrimenti mille dipendenti sarebbero finiti sul lastrico e, quel che è più preoccupante, senza altre prospettive d'impiego. A completare una così negativa elencazione è la crisi agrumaria conseguente alla stretta operata dalla concorrenza sui mercati europei, tradizionalmente legati ,alla Sicilia. Non resta di « sicuro » che il pubblico impiego (35 mila dipendenti dalle pubbliche amministrazioni); il posto statale, regionale, provinciale o comunale, mal retribuito ma « certo » perché la Regione, il comune, la provincia, per quanto in crisi e scossi dai molti sussulti causati dalla bizantina, controversa, incredibile politica siciliana, non potranno fallire, Ormai abituata per lunga consuetudine a sopportare il peso degli scandali e dell'immobilismo amministrativo, Palermo solo apparentemente si appresta al Natale come le altre grandi città italiane. Più che il Natale in via Ruggero Settimo o in via Maqueda, in via Roma, le tre strade eleganti e commerciali della città, la coscienza spinge a pensare al Natale nei vicoli maleodoranti dei rioni Kalsa o Ballarò dove la Palermo « nera » attende la ricorrenza con il fardello di-povertà e arretratezza ch'è una denuncia sociale di cui bisognerebbe tener conto in tutta la sua portata. Antonio Ravidà e a o à sleplsGp Roma. Due vecchi coniugi tra le bancarelle di piazza Navona osservano gli addobbi natalizi (Teleloto Team)

Persone citate: Antonio Ravidà, Ballarò, Carmelo Miceli, Miceli

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia